Da
British_Roma
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- BY VALENTINA POP - L'autrice è una giornalista rumena e corrispondente da Berlino per EUobserver
Graffito a Bucarest, che critica l'avidità dei politici locali (Photo:
Valentina Pop)
BERLINO - "Questi fottuti Rumeni. E Bulgari. Invadono i nostri paesi,
abusano della nostra assistenza sociale, rubano i nostri lavori, probabilmente
anche le nostre auto e portafogli..."
Nessuno politico tedesco o britannico lo direbbe così brutalmente, ma il
senso è quello.
I ministri degli interni di Gran Bretagna, Germania, Austria e Paesi Bassi
stanno "cucinando" assieme un piano su come limitare il "turismo del welfare" di
Bulgari e Rumeni.
Eliminare le restrizioni al mercato del lavoro l'anno prossimo? Ma per
carità!
Scrive il Daily Mail, sulla base delle cifre di Scotland Yard, che a Londra
un Rumeno su tre ò è un ladro o un violentatore in carcere. Negli ultimi cinque
anni, sempre a Londra, sono stati arrestati quasi 30.000 Rumeni.
Ma con circa 300.000 arrestati ogni anno, britannici e non, gli arresti di
Rumeni ammontano a circa... il due per cento della cifra totale. E stiamo
parlando di sospettati di crimine, non ancora processati - tra di loro ci
possono essere persone accusate ingiustamente.
La domanda vera è: cosa ha a che fare la libertà di lavorare in Gran Bretagna
con la cattura dei criminali?
E perché i conservatori britannici stanno assecondando il partito anti
immigrati UKIP (United Kingdom Independence Party, ndr.) su questo
tema?
Sul serio i politici britannici sono dell'idea che i Rumeni siano per natura
più inclini al crimine rispetto ad altre nazionalità?
Già stanno giocando con l'idea di restringere l'accesso all'assistenza
sanitaria, ai benefici sociali e al lavoro per i Rumeni. Cosa dobbiamo
aspettarci: cartelli sulle vetrine dei negozi "Vietato l'accesso ai Rumeni"?
Parimenti, il dibattito in Germania sul "turismo del welfare", sta scaldando
particolarmente i conservatori bavaresi. La Baviera sarà il campo di battaglia
per le prossime elezioni regionali e federali il 22 settembre. Ed il tema
dell'immigrazione, paga. Allargamento dell'area Schengen a Romania e Bulgaria?
Lasciare che questi gangster corrotti diventino i guardiani delle frontiere
orientali della UE? Nein!
Il ministro degli interni Hans-Peter Friedrich, conservatore bavarese, ha
persino suggerito il divieto d'ingresso ai Rumeni rimpatriati per aver "abusato"
del sistema tedesco del welfare.
"Quelli che vengono per lavorare sono i benvenuti, ma non possiamo accettare
chi viene qui solo per i benefici sociali", è il mantra favorito di questi
giorni per Friedrich.
Non lo dice, ma si riferisce alle famiglie rom che hanno diritto a circa 200
euro a bambino ogni mese, e di solito hanno diversi figli.
Dato che centinaia di migliaia di Rom hanno passaporti rumeni, il termine
"Rumeno" spesso è un eufemismo al posto del razzista "zingaro".
Come Rumena, è triste che, 24 anni dopo il collasso del comunismo e col sogno
della libertà che finalmente sembrava realizzarsi, Romania e Bulgaria rimangano
i paesi più poveri della UE, con seri problemi sociali e le élite politiche
motivate da interessi meschini. Sì, la corruzione è una questione seria. La
gente npon ha fiducia nella polizia o nei giudici.
Ma ci sono anche paesi in cui la gente sta iniziando a lottare per ciò in cui
crede. In Bulgaria le proteste di pazza hanno appena rovesciato un governo. La
Romania fece lo stesso l'anno scorso.
Protestano contro i politici corrotti, contro le grandi corporation che
distruggono le campagne in cerca di oro o di gas, vogliono piste ciclabili,
parchi per far giocare i loro bambini. Una vita normale.
Allora, Germania e Gran Bretagna, non preoccupatevi, non ci sarà un'invasione
di massa. Piuttosto, una rivoluzione di velluto.
Osservatorio Balcani e Caucaso Romania: nonostante lo humor,
Schengen è lontana - di
Daniela Mogavero 6 marzo 2013
Shutterstock.com
"Qui il tempo è pessimo". "Venite da noi allora!". Botta e risposta all'insegna
dello humor tra Gran Bretagna e Romania. Ma la questione è maledettamente seria
e riguarda la libertà di circolazione in seno all'Ue. Abbiamo incontrato il
ministro degli Esteri rumeno Titus Corlatean
Lo humor inglese ha contagiato anche Bucarest. Forse per seguire il vecchio
adagio secondo cui "chi è disprezzato suole ripagare con la stessa moneta"
oppure proprio per dimostrare un grande spirito di accoglienza e prendere in
contropiede Londra, il governo romeno ha messo in campo una fine e "saggia"
strategia di comunicazione in Gran Bretagna, in risposta ai "timori" inglesi di
una possibile invasione di lavoratori romeni (e bulgari) all'indomani della
caduta delle restrizioni per i lavoratori stranieri.
Un'esperienza ben riuscita ma che non bisogna applicare ovunque in Europa, per
esempio in Italia "non servirebbe", parola di Titus Corlatean, ministro degli
Esteri romeno, secondo cui Roma ha avuto un atteggiamento realmente europeo e ha
dato l'esempio ad altri Paesi Ue. Una frase ancora più "pesante" se paragonata
alla nuova chiusura della Germania all'ingresso della Romania in Schengen,
ultimo capitolo di una lunga storia.
"In Gran Bretagna la comunità romena è ben radicata e dà un grande contributo,
di certo non ha dimensioni simili a quella presente in Italia, ma per ragioni e
obiettivi politici nei mesi scorsi alcuni media hanno lanciato una campagna che
parlava della possibile 'invasione' di romeni e bulgari dal primo gennaio 2014
quando le restrizioni al mercato del lavoro britannico verranno eliminate - ha
spiegato a OBC il titolare della diplomazia romena in visita a Roma - per questo
abbiamo lanciato una campagna a nostra volta: una strategia su due binari, una
per i media e una per la società civile. Punto focale il sense of humor. Abbiamo
invitato i britannici a venire in Romania e quindi a "invadere" il Paese".
Una contro-strategia con slogan come: "Metà delle nostre donne somiglia a Kate.
L'altra a sua sorella". Oppure con cartelloni pubblicitari che facevano
riferimento allo scandalo di cui è stato protagonista il principe Harry,
fotografato nudo in un hotel di Las Vegas: "Il principe Carlo ha comprato una
casa in Romania nel 2005. E qui Harry non è mai stato fotografato nudo".
Per Corlatean la campagna è stata "apprezzata ed è stata saggia: avrà
conseguenze positive". Nei cartelloni che riportavano i simpatici spot anche
l'invito a trasferirsi in Romania in tempi di crisi: "Avete un clima cattivo,
non avete lavoro, non avete casa? Brutta storia. Perché non venite a vivere
qui?".
Secondo i media britannici tra il 2014 e il 2019 potrebbero arrivare in Gran
Bretagna 250mila tra romeni e bulgari, con relative conseguenze sul mercato del
lavoro. E a Downing Street, dove la mossa di Bucarest ha preso in contropiede le
autorità, si valutano altri progetti per dissuadere gli ultimi arrivati tra i
nuovi europei dal trasferirsi perché bisogna sfatare il mito che "le strade
siano lastricate d'oro" nel Regno Unito, ha sottolineato una fonte ministeriale
inglese.
Si pensa a rendere più difficile l'accesso ai servizi pubblici, il rimpatrio
forzato per chi non trova un impiego entro tre mesi, una campagna negativa sulla
mancanza di posti di lavoro e sulle terribili condizioni meteo. Deterrenti
sufficienti?
Un piano "pubblicitario" e di pulizia di immagine del genere non serve invece in
Italia, il ministro degli Esteri Corlatean ne è sicuro al 100%. "In Italia c'è
un ottimo livello di integrazione. Quando vengo qui non riesco a distinguere tra
italiani e romeni. Penso che condividere i comuni valori della latinità faccia
la differenza - ha continuato il ministro - la maggior parte dei romeni in
Italia è ben integrata, paga le tasse, lavora. Si sono verificati casi gravi e
difficili in passato - ha ammesso Corlatean - ma siamo sempre stati a favore di
una dura applicazione della legge, per il resto abbiamo accolto con favore lo
spirito di collaborazione delle autorità e l'eliminazione delle restrizioni per
i lavoratori romeni già dal gennaio del 2012".
Per il ministro questo è ed è stato "un ottimo esempio di quello che dovrebbe
essere veramente l'Europa. L'Italia ha dato un buon esempio ad altri paesi in Ue
in questi tempi ancora così complicati".
Parole forse premonitrici di un peggioramento dei rapporti in Europa. Il fronte
dei contrari a Bucarest e Sofia in Schengen, infatti, ha ripreso corpo e sembra
più agguerrito che mai. La Germania ha dichiarato di essere pronta a porre il
veto sull'ingresso dei due Paesi nell'area di libera circolazione. Il ministro
federale dell'Interno, Hans-Peter Friedrich, si è detto allarmato dal forte
afflusso di rom provenienti dai Balcani e che sono giunti in Germania nei mesi
scorsi per usufruire di benefici sociali.
E proprio il 7 marzo i ministri della Giustizia e dell'Interno dell'Ue sono
chiamati a decidere nuovamente sull'allargamento di Schengen. Berlino, però, ha
già dichiarato battaglia. Se questo ordine del giorno rimarrà sul tavolo la
Germania voterà contro: "Se Bulgaria e Romania insisteranno su una votazione,
l'iniziativa fallirà per il veto tedesco". Nella precedente riunione sul tema
dell'ingresso di Romania e Bulgaria in Schengen era stata l'Olanda a mettere i
bastoni tra le ruote all'allargamento sostenendo che i due Paesi avrebbero
dovuto incrementare la propria lotta e migliorare i propri strumenti contro la
corruzione e il crimine organizzato.