Da
Roma_ex_Yugoslavia
Muscatine Journal
31/03/2012 - Mercoledì 7 marzo, l'attivista rom bosniaco e fotografo
Dervo Sejdic ha posato per una foto durante l'intervista con l'Associated Press
di Sarajevo.
Dervo Sejdic non ha mai voluto essere presidente. Ma irritato perché gli era
impedito di concorrervi in quanto zingaro, ha deciso di battersi per i propri
diritti "per una questione di principio". Sejdic ha chiesto di correre per la
presidenza durante le elezioni del 2005, ma è stato seccamente respinto dalla
commissione elettorale, in quanto non è "Bosniaco, Croato o Serbo". Appellatosi
alla corte costituzionale, ricevette un rifiuto simile. (AP Photo/Amel Emric)
[...] Jakob Finci è ambasciatore bosniaco in Finlandia e ha detenuto diversi
incarichi per il governo. Ma non può partecipare perché Ebreo.
Tutti e due hanno citato la Bosnia di fronte alla Corte Europea per i Diritti
Umani, per obbligare la nazione a cambiare la sua costituzione, che permette
solo ai Bosniaci musulmani, ai Serbi ortodossi ed ai Croati cattolici di correre
per la presidenza o per la camera alta del Parlamento.
La Carta venne redatta a Dayton, Ohio, dai negoziatori di pace nella corsa
per fermare la guerra di Bosnia 1992-95 che opponeva i tre principali gruppi
etnici uno contro l'altro. Per cercare di fermare i combattimenti, i negoziatori
dovettero elaborare un complicato accordo che escludeva le minoranze.
La costituzione cristallizzò la nazione in due ministati - uno per i Serbi e
l'altro condiviso da Bosgnacchi e Croati - uniti da un governo centrale. Vennero
stabiliti tre presidenti, uno per ognuno dei maggiori gruppi etnici.
Nessuno prestò molta attenzione quando nel 2009 Sejdic e Finci vinsero il
processo. Ma quando l'anno scorso la UE ha dichiarato che applicare quella
sentenza era "una delle precondizioni per richiedere l'adesione alla UE" i
leader di Bosnia sono stati obbligati a tenerne conto e da allora la notizia è
al centro del dibattito nazionale.
Nonostante gli sforzi frenetici per trovare una soluzione e salvare l'offerta
di unire la nazione alla UE, è scaduto il mese scorso un altro termine fissato
dalla corte per i diritti umani, senza che il verdetto fosse attuato. Le
controparti, dice Sejdic, rimangono "a chilometri di distanza le une dalle
altre."
I Serbi si oppongono con veemenza ad una significativa modifica della
costituzione, perché temono che diluisca l'autonomia del loro ministato.
I Bosniaci intendono cambiare la costituzione per consentire alle minoranze
di concorrere alle alte cariche, sperando che così si producano riforme che
rimpiazzino il sistema condiviso con una democrazia unificata.
Anche i Croati chiedono cambiamenti, ma nella direzione opposta: un sistema
condiviso più forte che dia loro più poteri, anche se tra i tre i Croati sono il
gruppo più piccolo.
[... Ricorda Sejdic:] "Mi è stato letteralmente risposto che prima dovevo
cambiare la costituzione e poi riprovare. Sino allora, i Rom non saranno una
-categoria costituzionale-".
Questo è ciò che nel 2009 innestò la causa alla Corte Europea per i Diritti
Umani. Ben presto venne informato che un altro bosniaco, Finci, aveva intentato
una causa simile. Il tribunale di Strasburgo, in Francia, combinò le due cause
passandolo in giudizio l'anno stesso.
Sejdic e Finci divennero eroi per i componenti delle 17 minoranze di Bosnia,
come pure dei figli di matrimoni misti, che lamentavano di essere stati
discriminati per due decenni, nel prendere parte all'elezione per la presidenza
o la camera alta.
Per i politici, sono un mal di testa che non passa.
Non solo devono pensare agli interessi dei rispettivi gruppi etnici, ma anche
alla complessa logica che sta dietro alla sentenza del tribunale di Strasburgo.
Si dovrebbe aggiungere un ulteriore presidente di minoranza ai tre inefficaci
e costosi già esistenti? O dovrebbe esserci un solo presidente, eletto
direttamente dai votanti di entrambe i ministati, un passo verso l'unificazione
tanto temuta dai Serbi?
"Vedi, il diavolo è nei dettagli," dice Krstan Simic, il membro serbo della
commissione parlamentare incaricata di trovare una soluzione.
Se la Bosnia non troverà il modo di risolvere il problema entro le prossime
elezioni nel 2014, potrebbe essere espulsa da Consiglio d'Europa, un ulteriore
battuta d'arresto delle sue prospettive UE.
Nel frattempo, Sejdic continua a spingere. "Amo la Bosnia," dice. "Per questo
l'ho citata in giudizio."
Nel 2010 ha fatto un'altra causa, perché la sentenza del 2009 non era
stata raccolta. Ma questa volta ha chiesto un risarcimento: "Quattro anni di
mancati introiti presidenziali", circa 125.000 euro (160.000 dinari).
Se non gli fosse permesso di concorrere alle elezioni del 2014, chiederà un
ulteriore risarcimento pewr altri quattro anni di mandato presidenziale.
"Posso andare avanti per tutta la vita".