Baxtalo's Blog
Con una cinepresa in spalla, il cineasta franco-algerino Tony Gatlif si è messo
in mezzo alla folla degli "indignados" della primavera europea del 2011 i quali,
a partire degli atenei di Madrid, protestarono contro i banchieri e i ricchi in
generale.
"Anche quando la temperatura scende a meno dieci o meno
quindici gradi, nessuno si meraviglia di vedere la gente dormire per strada" ha
dichiarato all'AFP, prima di presentare "Indignados", il suo film sdegnato,
nella sezione Panorama della 62a Berlinale, dedicata quest'anno ai recenti
sconvolgimenti della storia, soprattutto nel mondo arabo.
Il gitano del cinema globalizzato ("Latcho Drom", "Gadjo Dilo") si mette in posa
per i fotografi con i pugni chiusi all'altezza degli occhi, con uno sguardo di
sfida.
Dice che è "disgustato", e anche che il libro "Indignados" gli è penetrato fin
dentro l'anima. Questo testo di Stephane Hessel, di 94 anni, eroe della
resistenza francese contro i nazisti nonché ex diplomatico, il quale chiama al
sollevamento pacifico contro l'ingiustizia, è stato tradotto in trenta paesi.
Tony Gatlif, dice di essersi sentito male e umiliato per il modo nel quale
furono trattati i gitani in Francia durante l'estate 2010, e dichiara che il
libro di Hessel lo ha curato dai problemi psicologici dei quali ha sofferto a
causa di questa situazione.
Dopo avere acquistato i diritti cinematografici di "Indignados", ha deciso di
fare delle riprese. "Ma non ho voluto farlo secondo il punto di vista degli
europei", dice.
Tony Gatlif esamina la rivoluzione contrapporsi alle disavventure di
un'immigrata clandestina, nella militanza crescente che traboccherà poi per le
strade di molti paesi in tutto il mondo
La sua cinepresa segue quindi il vagabondaggio di Betty, una ragazza africana
senza documenti, buttata sulla riva nord del Mediterraneo, attanagliata
dall'urgenza di fuggire dalla miseria e dalla speranza di godere di una vita
migliore in Europa.
Lo spettatore la segue nelle sue peripezie mute, ritmate dalla musica e dagli
slogan, da Patrasso, il grande porto greco, passando per Atene e Parigi, e
terminando a Madrid.
Betty, detenuta dalla polizia e rimandata in Grecia, l'unico paese che ha
conservato le sue impronte digitali, scopre la miseria dei paesi ricchi, i
materassi per strada, i pasti serviti dalle associazioni caritatevoli.
"A noi, non c'importa, mentre lei è sconvolta. Ed è per questo che ho voluto che
guardassimo dall'alto delle sue spalle, con i suoi occhi" sottolinea Tony Gatlif.
"In ogni luogo, la vecchia Europa che fa tanto sognare, sta in pericolo. E' la
prima volta nella storia, che le banche provocano la bancarotta di un paese",
continua.
"Betty stessa si trova intrappolata in Europa, senza potere rientrare nel suo
paese. La sua famiglia si era indebitata per pagarle il viaggio, e ora si trova
a sommarsi ai clandestini, a quelli senza documenti, ai paria senza identità",
dice Gatlif.
Costretta a mentire, Betty ripete al telefono ai suoi familiari: "Le cose vanno
bene, tutto andrà per il meglio".
Ma cosa ci guadagna Betty, nel rimanere in mezzo a questa folla in collera, ma
impotente davanti alle crisi economiche e finanziarie, che riprende con i suoi
telefonini durante le manifestazioni?
"E' il nuovo mezzo di comunicazione che rende possibile la rivoluzione pacifica,
poiché in questo modo l'informazione corre veloce, e sorpassa governi e
banchieri" stima il realizzatore.
Il documentario-dramma del regista Tony Gatlif si ispira al noto saggio di
Stephane Hessel, 94enne, "Indignatevi!".
Tony Gatlif crede "nei raggruppamenti della gente, nella forza della folla.
Anche i rivoluzionari siriani raggiungeranno il successo".
L'essere stato selezionato per la Berlinale lo ha confortato, e accanto a
Stephane Hessel, desidera utilizzare il festival come un palco.
"Sarebbe ora che anche il cinema smetta di guardare al proprio ombelico, e si
impegni; ma è come in altri contesti: ognuno difende i propri piccoli
interessi", dice Gatlif.