Swissinfo.ch Rom in cerca d'asilo invernale
Discriminati, e perfino minacciati, i Rom non hanno molte possibilità di
ottenere l'asilo in Svizzera. (Keystone) - Di Isabelle Eichenberger
La Svizzera ha registrato negli ultimi mesi un aumento del numero di
richiedenti l'asilo serbi. Un "turismo invernale" che si spiegherebbe con un
peggioramento delle condizioni di vita della minoranza Rom, in Serbia come in
Kosovo.
Un fenomeno analogo era già stato registrato nel dicembre del 2009, quando era
stato abolito l'obbligo di un visto per i cittadini serbi, macedoni e
montenegrini intenzionati ad entrare nello spazio Schengen.
Questa apertura aveva spinto molti di loro a cercare fortuna in Svizzera. Si
trattava per lo più di persone bisognose, di etnia Rom, che pur sapendo di non
aver diritto all'asilo politico venivano a cercare lavoro in Svizzera.
«Alcune agenzie locali proponevano perfino viaggi diretti in automobile, spiega
Michael Galuser, portavoce dell'Ufficio federale della migrazione (UFM). Si
sapeva che la Svizzera assegnava un aiuto al ritorno di 600 franchi. E quando il
contributo è stato ridotto a 100, la somma necessaria per pagare il viaggio di
rientro, le domande sono diminuite».
Nel 2011 questo flusso migratorio ha però ripreso: su 22'551 domande d'asilo,
1'217 provenivano infatti da cittadini serbi (+33,7% rispetto al 2010), la
maggior parte di etnia Rom. Oltre la metà di queste richieste sono state
depositate tra novembre e dicembre.
Vitto e alloggio garantito
«Possiamo supporre che queste persone, che spesso vivono in campi molto precari,
scelgano di venire in Svizzera a trascorrere l'inverno. Qui trovano vitto e
alloggio, almeno durante il periodo necessario per esaminare la loro richiesta»,
spiega Michael Galuser.
Secondo il portavoce dell'UFM, i Rom conoscono le leggi sull'asilo in vigore nei
diversi paesi e sanno esattamente che la procedura elvetica, da due a tre mesi,
è più lunga rispetto a quella di paesi comparabili come la Norvegia o i Paesi
Bassi.
L'Organizzazione svizzera d'aiuto ai rifugiati (OSAR) condivide in parte
l'ipotesi di un "turismo invernale". «Ci sono molti rifugiati Rom di origine
bosniaca o kosovara che vivono in Svizzera in condizioni precarie dal 1999. Sono
coscienti di non avere alcuna possibilità, ma conoscono le debolezze della
nostra legislazione», precisa il segretario generale Beat Meiner.
La crisi economica che sta colpendo l'Europa non contribuisce di certo a
facilitare le cose. «I Rom sono spesso contenti di trovare un tetto provvisorio
nei centri di accoglienza, anche nei rifugi della protezione civile», aggiunge
Meiner.
Discriminati in patria
Stando ad Amnesty International, la situazione è però più complessa. «Può anche
essere che i Rom partano più facilmente durante la brutta stagione, ma non credo
che lo facciano unicamente con l'idea di trascorrere l'inverno al calduccio.
Potrebbero anche andare in Germania, o in altri paesi che d'inverno sospendono i
rinvii, contrariamente alla Svizzera», indica Denise Graf.
Amnesty International si dice invece preoccupata dal degrado della situazione
dei Rom rifugiati in Serbia. La discriminazione in atto impedisce loro di avere
un lavoro, commenta Denise Graf. «Il 97% dei rom è disoccupato». E stando
all'ultimo rapporto di Nicola Duckworth, responsabile del programma Europa e
Asia centrale di Amnesty sempre più Rom vengono cacciati dai loro appartamenti
in seguito a speculazioni immobiliari. «A Belgrado le loro case vengono rase al
suolo per far posto a progetti pubblici, senza pianificare dei nuovi alloggi né
garantire un'assistenza sociale».
D'altra parte si assiste a un inasprimento delle tensioni a Mitrovica, in
Kosovo, dove la minoranza serba continua a contestare l'indipendenza proclamata
nel 2008 dell'ex provincia a maggioranza albanese. «Le violenze dell'estate
scorsa hanno un'influenza diretta sulla situazione dei Rom, numerosi a Mitrovica»,
spiega Denise Graf. «La situazione è critica anche per i rom delle altre regioni
kosovare, che spesso sono stati accusati di aver collaborato con i serbi durante
la guerra».
Intervento in Serbia
Discriminati in patria, i Rom soffrono di una cattiva immagine anche in
Svizzera. «Sono considerati vagabondi e ladri, al punto che alcuni Rom integrati
preferiscono non menzionare le loro origini», conferma Cristina Kruck, della
Rroma Foundation di Zurigo.
In città come Losanna e Ginevra la polizia è intervenuta più volte a per
disperdere degli accampamenti selvaggi costruiti sotto i ponti o nei parchi.
Allarmata dalla situazione nei Balcani, Denise Graf lancia un appello alla
Svizzera a «far pressione sui partner in Serbia e in Kosovo affinché gli aiuti
dell'Unione Europea destinati al reinserimento dei Rom arrivino a destinazione».
E la Direzione dello sviluppo e della cooperazione rassicura: «Nel campo della
cooperazione internazionale, la DSC è cosciente dell'esistenza di un rischio di
trasferimento dei mezzi messi a disposizione. Esistono tuttavia degli strumenti
per farvi fronte, come delle valutazioni indipendenti dei progetti, sulla base
delle quali vengono attribuiti i sussidi».