Segnalazione di Stojanovic Vojislav
23-01-2012 di Antonio Guarnieri - Recluso alla C.R. di Fossombrone
(PU)
Scrivo su queste pagine per raccontarvi una storia che a dir poco ha
dell'incredibile. Questa storia vede la mia famiglia, più precisamente la mia
consorte, protagonista.
Il giorno 10 novembre dell'anno passato, alle ore 6.00, presso la mia abitazione
a Montemarciano (AN) si presentano 7 carabinieri con mandato di arresto nei
confronti di mia moglie, accusata ingiustamente di aver commesso il primo di
ottobre del 2009, alle ore 13.50 circa, un furto di 200.000 Euro presso
l'abitazione di un'anziana signora di Terni, più precisamente di Ferentillo.
Premetto che la mia consorte ha 35 anni e l'unico reato da lei commesso risale
all'età di 16 anni mentre oggi è madre di quattro figli, nonché nonna di un
nipotino.
Quella mattina, di fronte ai figli - tre dei quali minorenni -, i carabinieri
l'hanno ammanettata e portata via dopo aver provveduto alla perquisizione, anche
nella biancheria intima senza che l'operazione fosse fatta da una donna.
Venne portata in caserma dove mia moglie disperatamente cercò di respingere le
accuse. In lacrime cercò di spiegare che avevano sbagliato persona, ma un
carabiniere di Terni con parole ed atteggiamento intimidatorio disse "Smettila
di fare la sceneggiata di Mario Merola. Visto che hai rubato 200.000 Euro
pensavi di farla franca?! Io sono in piedi dalle 2.00 di mattina per venirti ad
arrestare".
Dopo essere stata condotta alla CC di Pesaro è stata sottoposta al regime di
isolamento in attesa d'interrogatorio.
In sede d'interrogatorio lei ha respinto ogni accusa gridando la sua innocenza.
Il PM per tutta risposta le disse: "Dicono tutti così!". Dato che la mia
compagna era incensurata l'avvocato chiese quantomeno gli arresti domiciliari in
attesa del chiarimento. La richiesta fu rigettata nel mese di novembre dal GIP e
dal PM di Terni motivandola con queste parole: "Non credo alla tua innocenza e
affinché tu neghi, non si rilascia la scarcerazione", facendo un gioco
psicologico che consiste nel distruggere ed annientare mentalmente una persona
cercando conferme dove non ci sono.
Preciso ora che io sono detenuto dal 2005 e nell'anno 2009 ero ristretto presso
la CC di Ferrara. Mantenendo lucidità mentale sono riuscito a ricordare che in
tale periodo di carcerazione effettuavo due colloqui mensili: uno al primo del
mese ed uno a metà mese. Ho cercato conferme per far risultare se in tale data
la mia compagna mi aveva fatto visita. Ho constatato che il primo ottobre 2009,
giorno del reato per cui mia moglie era accusata, era un giovedì, giorno in cui
si effettuano le visite familiari; ho allora, con l'aiuto del nostro legale,
richiesto alla CC di Ferrara se in tale data avevo usufruito del colloquio con
la mia consorte.
La CC di Ferrara ci ha risposto che effettivamente quel giorno mia moglie si
trovava lì con me dalle ore 11.30 alle ore 13.30 quindi il tempo materiale per
recarsi in 20 minuti a Terni non ci poteva essere.
Martedì 13 hanno scarcerato mia moglie per cause di forza maggiore. Ora mi
domando: se anziché trovare conferma che la mia compagna si trovasse al
colloquio quel giorno non avessimo trovato nulla e non fossimo riusciti a
dimostrare la sua innocenza, lei sarebbe ancora reclusa e sarebbe stata
condannata dando per scontato che lei era la colpevole? Sono propenso a pensare
che per il GIP ed il PM la sua unica colpa sia quella di essere di etnia Rom.
Questo è quanto accade in Italia. Vengono giudicate persone senza averne le
prove, vengono trovati capri espiatori sui casi che non si riescono a risolvere.
La giustizia ed i pregiudizi si mescolano e diventano criminogeni.