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In un commento al mio terzo articolo sull'intolleranza fra tzigani e gadje' in
Ungheria, mi e' stato chiesto di spiegare qualcosa di piu' riguardo
all'Autogoverno Nazionale Rom di cui, appunto, parlo. Non smentendomi mai quando
qualcosa mi prende e sento di essere in grado di dare un piccolo contributo - ed
avendo un po' di tempo libero - avevo preso la tastiera e iniziato a
scrivere, salvo accorgermi alla fine che la mia risposta era venuta talmente
lunga da avere la struttura non piu' di un semplice commento, ma di un nuovo
articolo che avrebbe potuto benissimo integrare gli altri tre gia' scritti
sull'argomento. Ecco dunque, per chi fosse interessato, di cosa si tratta quando
si parla di sistema di autogoverno nazionale per le minoranze.
Creato nel 1993, il sistema di autogoverno avrebbe dovuto permettere ad ognuna
delle centotrentadue minoranze riconosciute in Ungheria di stabilire forme
locali, regionali e nazionali di autogoverno. L'Autogoverno Nazionale Rom (Országos
Roma Önkormányzat oppure Országos Cigány Önkormányzat), dunque, non si
differenzia da ogni altro autogoverno nazionale delle minoranze, come ad esempio
quello rumeno o tedesco che formalmente e sostanzialmente hanno identiche
funzioni.
Questi organi elettivi, che sono paralleli alle principali istituzioni, ma non
ne sostituiscono le funzioni, hanno soprattutto il compito di prendere decisioni
in materia di istruzione locale, sulla protezione delle tradizioni e della
cultura, e sulla lingua da utilizzare nelle istituzioni pubbliche e nei mezzi di
comunicazione stampati ed elettronici.
"Il nostro obiettivo e' quello di rappresentare i Rom ed aiutare il governo
locale a costruire ed operare in linea con quelle che sono le necessita' della
comunita'. E' importante per noi la legalita', la professionalita' e la
moralita'. Il nostro interesse comune e' quello di preservare i nostri valori e
la nostra identita', concorrendo allo sviluppo rurale e alla creazione di nuovi
posti di lavoro. Crediamo che in molti casi lo sviluppo vada oltre gli interessi
specifici delle comunita' locali, i comuni, le province, perche' in tutto il
paese, operando insieme, possiamo rafforzarci a vicenda."
Questo e' cio' che sta scritto nei propositi e nelle intenzioni, e i
rappresentanti dell'Autogoverno Nazionale Rom tentano di farlo contribuendo a
tutte le questioni che riguardano la minoranza Rom locale attraverso l'accesso
garantito alle riunioni del consiglio comunale, oppure tramite altre funzioni
speciali che vengono stabilite dallo stato centrale a seconda delle esigenze
contingenti del momento.
Oggi ci sono oltre 1.100 Autogoverni Rom locali in Ungheria e perche' un
autogoverno sia formato trenta persone, appartenenti ad un gruppo di minoranza e
residenti nello stesso comune, devono registrarsi e partecipare alle elezioni.
Fin dall'inizio, giuristi, studiosi e politici vari hanno espresso
preoccupazione per un sistema di governo separato in grado di deliberare sulle
questioni delle minoranze. Cio' anche a causa di vari ed evidenti problemi
procedurali. Nel 1997, in una conferenza a tre (il Consiglio d'Europa, l'Ufficio
del premier ungherese, e i rappresentanti degli autogoverni nazionali) che aveva
lo scopo di valutare il funzionamento del sistema, sono stati individuati molti
problemi: competenze poco chiare, mancanza di differenziazione tra i bisogni
delle varie minoranze, carenze di finanziamento, nonche' una scarsa
emancipazione degli elettori, indipendentemente dall'appartenenza etnica.
Quest'ultimo problema, combinato al fatto dei molti candidati che cercavano di
rappresentare gruppi di minoranza a cui non appartenevano, ha portato a casi,
come quello nella comunita' di Jászladány, di non rom (eletti da elettori non
rom), che in realta' avevano come finalita' quella di limitare l'efficacia
dell'Autogoverno Nazionale Rom locale.
Per risolvere alcuni di questi problemi, nel 2005, dopo anni di negoziati, il
Parlamento ungherese ha approvato una serie di modifiche al sistema di
autogoverno. I cambiamenti riguardano una piu' chiara definizione delle
competenze, il rapporto con il governo locale, e l'istituzione di meccanismi di
maggiore trasparenza per supervisionare i fondi destinati alle varie minoranze.
Queste modifiche hanno anche corretto parzialmente il problema che
nell'autogoverno fossero eletti cittadini non appartenenti a quel gruppo di
minoranza, esigendo che i candidati fossero nominati solo dagli appartenenti
alla minoranza stessa e che gli elettori registrati per eleggerli dovessero
ufficialmente dichiarare la loro etnia.
Ma anche se le modifiche hanno prodotto dei miglioramenti, non hanno affrontato
i problemi inerenti al modo in cui il sistema e' stato progettato, cioe' la
tendenza a marginalizzare le questioni delle minoranze, depositandole su una
struttura semi-governativa parallela molto limitata nelle sue funzioni,
piuttosto che affrontarle con veri e propri strumenti istituzionali.
Percio', seppur il sistema sia chiamato "autogoverno", tale termine e' improprio
in quanto la gamma delle sue competenze e' ben lungi da quelle che dovrebbe
avere un vero autogoverno. L'Autogoverno Nazionale Rom non ha, infatti, l'autorita'
di agire al di fuori di un ambito molto limitato di funzioni ed assomiglia piu'
ad una ONG che ad un organo elettivo. L'uso del termine "autogoverno", dunque,
non e' solo impreciso, ma in realta' danneggia la credibilita' e la legittimita'
dell'intero sistema tra i rom, in quanto suscita aspettative irrealistiche che
non vengono quasi mai realizzate nei fatti.
Tutto il difetto sta nel modo stesso in cui il sistema e' stato progettato che
gli impedisce di avere un impatto significativo sui temi di maggiore interesse
per la maggioranza dei rom e ne ostacola subdolamente l'integrazione politica.
Cio' e' dovuto al fatto che non era una vera integrazione politica l'intento
iniziale del governo quando lo ha creato. Piuttosto, il vero obiettivo era
quello di dare alle minoranze una salvaguardia per preservare le diverse
tradizioni culturali e linguistiche, ma soprattutto - secondo l'opinione di
molti – era un modo per incoraggiare i paesi vicini a fare la stessa cosa, cosi'
da permettere alle comunita' di minoranza ungherese lo stesso privilegio.
Gli Autogoverni Nazionali Rom, in ogni caso, non sono adeguatamente finanziati.
Soprattutto a livello locale mancano finanziamenti sufficienti per svolgere
entrambe le funzioni che erano l'intento originario del sistema: quella
socio-culturale, e quella di promuovere ulteriori progetti per migliorare le
condizioni di vita dei membri della comunita'. Con un budget bassissimo, di
appena tremila dollari l'anno, destinato ad ogni "cellula", senza che vengano
considerate le dimensioni della citta' o della popolazione, un Autogoverno
Nazionale Rom da solo non puo' coprire che un modesto stipendio per un
dipendente a tempo parziale incaricato di coordinare il lavoro dei suoi
rappresentanti eletti. Per tale motivo, i fondi stanziati dallo stato vengono
spesso integrati anche con aiuti che giungono a sostegno, come finanziamenti da
parte di privati e enti religiosi.
Gli Autogoverni Nazionali Rom sono autorizzati a distribuire tali fondi
sottoforma di aiuti a imprese, sostegno a famiglie oppure come borse di studio,
e cio' puo', in molti casi, essere fonte di manipolazione e uso improprio di
questi soldi. Ovviamente, come si puo' ben capire, tutto cio' crea contrasti e
conflitti all'interno della stessa comunita' rom.
Il mio parere - e non solo il mio - espresso piu' volte in varie occasioni, e'
che pur riconoscendo le carenze inerenti alla progettazione iniziale del
sistema, gli Autogoverni Nazionali Rom debbano innanzi tutto favorire una
maggiore partecipazione (ed inclusione) politica degli appartenenti alla
comunita'. Cosa che non puo' avvenire se non si allarga la base di persone
istruite. Il rischio, infatti, e'che a gestire gli autogoverni e ad essere
eletti siano in fondo sempre le stesse persone, per questo necessitano maggiori
fondi a sostegno dell'educazione e dell'istruzione. Oltre a cio', Autogoverni
Nazionali Rom e ONG, insieme, dovrebbero svolgere non solo un ruolo piu'
importante nel monitoraggio delle politiche dei governi locali e nazionali,
soprattutto per cio' che riguarda la trasparenza nei criteri con i quali vengono
assegnati e ripartiti i fondi, ma anche una funzione istituzionale di
monitoraggio ed eventuale denuncia laddove venga ravvisata una violazione dei
diritti umani.