Internazionale 8 novembre 2011 14.40 - Le celebri immagini di Josef
Koudelka sono state pubblicate in un nuovo libro aggiornato e ampliato.
Christian Caujolle ha incontrato il fotografo.
Dato che non c'è più un direttore nell'ufficio parigino della Magnum e che
l'agenzia fotografica, a causa della crisi, ormai sta tutta su un piano, Josef
Koudelka si accomoda nella poltrona del capo: "Ho sbagliato tutto nella vita,
non sono mai stato né direttore né presidente", dice ridendo. I capelli e la
barba arruffata sono diventati bianchi, ma è un eterno ragazzo, a volte serio a
volte spiritoso, costretto a dedicarsi a un esercizio che non ama: parlare di
sé. Teme sempre di essere frainteso (dà degli esempi) e cerca, nonostante le
digressioni, di essere preciso. Lo aiuta uno schemino con le cose da fare,
diviso per fasce orarie di colori diversi. A quasi 75 anni, Koudelka non si
ferma mai, ha sempre bisogno di fare, guardare e dare forma. Oggi tocca al
Mediterraneo, che attraversa e fotografa da vent'anni. Entro il 2013 porterà a
termine il progetto "Marsiglia, capitale della cultura".
Guardare al futuro, produrre, far emergere le immagini non gli impedisce di
tornare incessantemente su quello che ha fatto. Continua a inseguire quello che
potrebbe aver dimenticato, o sopravvalutato, nei lavori passati. La prossima
tappa è l'incredibile presentazione a Mosca del suo progetto sull'invasione
dell'armata rossa a Praga. Una grande rivincita, accompagnata da mille copie del
libro, in russo, pubblicato da Torst, il grande editore ceco suo complice. Anche
se è sempre riservato, Koudelka è chiaramente emozionato.
Ma è per un altro ritorno al passato che ci incontriamo: Zingari, il libro che
l'ha fatto conoscere, è stato ripubblicato in sette paesi in una nuova edizione
ampliata. La storia del volume è istruttiva, quasi esemplare. Il giovane Koudelka, che comincia la sua carriera a Praga come fotografo in un teatro, fa
dei ritratti espressionisti e compone immagini molto grafiche.
Quello che c'è tra noi
Tra il 1962 e il 1971 comincia a sviluppare un lavoro a lungo termine su quelli
che all'epoca sono chiamati zingari. Nel 1968, con il sostegno di Anna Farova,
lavora insieme al grafico Milan Kopriva al progetto di un libro. "Non sapevo
niente di libri di foto. Sapevo solo che volevo somigliasse alla vita, al mio
rapporto con gli zingari, a quello che succedeva tra noi".
Il volume dovrebbe uscire a Praga nel 1970 ma, nel frattempo, Koudelka lascia la
Cecoslovacchia occupata. Le sue foto dei carri armati e della rivolta fanno il
giro del mondo e, attraverso Henri Cartier-Bresson, incontra Robert Delpire, il
mitico editore di Robert Frank, di molti fotografi della Magnum e di tanti
altri. Delpire vuole pubblicare il libro, ma in un'altra versione: 60 foto (di
cui 50 tratte dal progetto originale) escono nel 1975 con il titolo Gitans, la
fin du voyage (Aperture si aggiudica la versione statunitense). Un'edizione
speciale è pubblicata anche dal Moma di New York per accompagnare la mostra
fotografica. Il libro diventa subito un classico, una delle opere più ricercate
della fotografia del novecento.
La nuova edizione torna oggi in gran parte al progetto originale, anche se con
109 immagini, un formato più grande e un ritmo più narrativo rispetto alla
prima, rigorosa selezione. "Non volevo solo una collezione di belle foto. E
volevo che, anche se sono tutti scatti fatti tra gli zingari, il libro andasse
oltre". Nell'edizione francese Robert Delpire spiega che la scelta editoriale
non è sua, ma che la pubblica per amicizia, stima e rispetto. Si avverte
chiaramente uno di quei conflitti che possono esserci tra un autore e un editore
molto esigenti. E Koudelka non vuole parlare di come sono andate le cose per
"ammirazione, rispetto e amicizia per Bob. E poi sono così contento che l'abbia
pubblicato come lo volevo io".
È la sua creatura: "Un progetto che ho portato con me, anche fisicamente, per
quattro anni. Ho avuto il tempo di capire cosa andava e cosa no. Ho lasciato la
Cecoslovacchia con 154 foto sugli zingari. L'essenziale del libro era già lì. È
una storia, una storia di persone, di me con queste persone la cui musica mi ha
attirato e m'incanta tutt'ora. Erano le stesse persone di cui si diceva
‘chiudete le porte, arrivano gli zingari e ruberanno le galline'".
La maggior parte degli scatti sono verticali: "Questo ha avuto un peso
importante nell'organizzazione del libro, nel ritmo che il grafico Milan Kopriva
ha saputo inventare. L'altra persona fondamentale per questo progetto è stata
Anna Farova. È lei che mi ha aiutato a strutturare le immagini, e a non
dimenticare niente". Sono le due persone a cui il libro è dedicato.
La giusta distanza
A Koudelka non piace commentare il suo lavoro. Non ha un punto di vista, dice,
sulle sue incredibili inquadrature dal respiro naturale, dalla giusta distanza.
Ammette però che "ci vuole un obiettivo da 24 millimetri perché tutto sia nitido
in spazi spesso molto ristretti e con poca luce. Poi ho cambiato, non volevo
ripetermi. L'obiettivo ti dice come fare".
Ma non dice niente sulla grana delle immagini, spesso così particolare e
sensuale, sui negativi difficili, sviluppati senza prendere troppe precauzioni.
Non ripetersi, è anche la ragione per cui non ci sono foto recenti di zingari.
"È una generazione che non esiste più. Quando sono tornato a Praga nel 1991,
sono andato a vedere. Sono sempre lì, le condizioni in cui vivono sono un po'
migliorate, ma poco, e la maggior parte di quelli che conoscevo sono morti. Ho
pensato che non avrebbe avuto senso ricominciare. Oggi è un altro mondo e prima
o poi qualcuno farà un lavoro formidabile a colori su di loro". L'importante è
"continuare a fotografare, perché ho la fortuna di averne ancora voglia e di
poterlo fare". Ma il libro rimane fondamentale. Ben più delle mostre che sono
"effimere".
Farà vedere il libro agli zingari, come faceva con le foto ("Mandavano baci e
ballavano per mostrare il loro apprezzamento")? "Certo, appena posso". Possiamo
immaginare che sfogliando le pagine, dietro l'elegante copertina bianca con il
sobrio titolo nero Cikáni, si ritroveranno, ameranno, balleranno e manderanno
baci.
Internazionale, numero
922, 4 novembre 2011
Zingari
di Josef Koudelka contiene 109 fotografie scattate nell'ex
Cecoslovacchia (Boemia, Moravia e Slovacchia), in Romania, in Ungheria, in
Francia e in Spagna tra il 1962 e il 1971. Il volume è la versione aggiornata di
Cikáni (zingari in ceco), un libro che non fu mai pubblicato perché Koudelka
lasciò la Cecoslovacchia nel 1970. Le foto sono accompagnate da un testo del
sociologo Will Guy.