Semplice notizia di cronaca. Ho messo in corsivo il secondo
e il terzo paragrafo, che descrivono l'assurdità della situazione che si sta
creando
Lamezia Terme - Tutto legittimo. L'assegnazione delle case popolari ai rom
sfollati da Scordovillo non fa una grinza per il Tribunale amministrativo
regionale di Catanzaro. A cui si sono rivolti dieci residenti di San Pietro
Lametino per arginare la calata degli zingari nel loro quartiere.
Era il 10 maggio scorso quando i residenti di San Pietro Lametino, la
frazione più a Sud della città, hanno protestato davanti ai cancelli delle case
popolari dove stavano per arrivare due famiglie rom, sei persone in tutto,
bambini inclusi. Erano gli assegnatari degli alloggi popolari colpiti dalla
sindrome "nimby": mandateli dove volete, ma non vicino casa nostra.
A mandarli era stato il Comune con decreti ad hoc firmati dalla dirigente
del settore politiche sociali Teresa Bambara. «Se li porti vicino casa sua la
dirigente», dicevano molte delle persone che hanno messo in scena un sit-in
durato qualche ora. Quando già i furgoni degli zingari, pochi mobili poveri
ammassati l'uno sull'altro, erano arrivati davanti al cancello trovandolo
chiuso. Anzi occupato dagli abitanti del posto.
L'iniziativa municipale è stata forzata. C'è un decreto di sgombero di
Scordovillo firmato dal procuratore della Repubblica Salvatore Vitello e dal
sostituto Domenico Galletta. Per i magistrati il campo rom è malsano, inquinato,
e ad alta densità criminale. Si trova nel cuore della città ed è una bomba
sociale innescata quotidianamente. Una situazione che conosce bene ogni
lametino, ma sulla quale finora era stato fatto ben poco. Tanto che da
quarant'anni Scordovillo è lì e cresce a dismisura. Fino a diventare una "città
proibita" di oltre 500 abitanti, tutti cittadini lametini registrati
all'anagrafe. Che votano.
Il Tar presieduto da Giuseppe Romeo, con relatore Daniele Burzichelli, è
stato chiarissimo. «I provvedimenti impugnati, a differenza di quanto sembra
riteere il ricorrente, non dispongono l'approvazione di un progetto per
villaggio nomadi, ma semplicemente l'assegnazione di quattro alloggi Aterp a
distinti nuclei familiari». Solo due di questi sono stati trasferiti. Sempre il
giudice amministrativo sottolinea che gli immobili sono stati resi abitabili dai
lavori eseguiti dall'Aterp. Da qui il rigetto del ricorso presentato da dieci
cittadini patrocinati dagli avvocati Bernardo e Lelio Marasco. A rappresentare
il Comune è stato l'avvocato Alessandra Belvedere, capo dell'ufficio legale
municipale.