Come potete vedere la lettera è di qualche mese fa. Eppure, potrebbe
essere stata scritta ieri o l'anno scorso, come se il tempo nei campi scorresse
immutabile, scandito dal ripetersi di
ricorrenti
tragedie, quasi fossero riti sacrificali all'esclusione sociale. Perché
riproporla adesso? A parte la mia disattenzione nel non averla pubblicata prima
(ma poco importa, come dicevo sopra):
- perché non si otterrà molto se certi temi vengono affrontati solo
sull'onda della commozione indotta dalla "pietas" giornalistica o delle
promesse ripetute nell'ennesimo convegno;
- e poi perché come scrivevo a inizio mese, soluzioni semplici e
praticabili ci sono, ma vengono costantemente e scientemente ignorate.
Con ciò, non mi convincono tutte le proposte di Antun Blazevic, ma gli
riconosco il merito di saper mantenere i piedi per terra.
Da
Nazione Rom - VENERDÌ 19 AGOSTO 2011
Roma 08/03/2011
Egregio Sindaco Alemanno,
Gli ultimi avvenimenti che sono accaduti a Roma mi hanno spinto a scriverLe
questa lettera, nella quale Le vorrei, nel mio piccolo, dare qualche
suggerimento: credo che me lo posso permettere, visto che sono quasi 25 anni che
lavoro come mediatore culturale a Roma.
Entrambi sappiamo che i Rom soffrono una discriminazione sistematica e
combattono contro un livello intollerabile di esclusione e violazioni dei
diritti umani, che non sono stati protetti da nessuna parte politica. Questa
situazione è caratterizzata da segregazione, espressioni di odio, profiling
etnico, sfratti continui ed espulsioni, ma sappiamo anche bene che non è una
cosa successa dall’oggi al domani, bensì è stata ereditata da tutte le giunte
precedenti.
Purtroppo a Lei è rimasto il compito, come primo cittadino, di affrontare la
situazione. Io non intendo criticare il Suo operato, ma credo che Lei non è in
possesso di tutti i dati "veri" sulla questione dei Rom a Roma (non per colpa
Sua, ma per le informazioni errate che sono state fornite ai suoi collaboratori
da persone che si ritengono informate sulla questione).
Non ho mai creduto che la responsabilità di questa situazione sia unilaterale e
coloro che sostengono questa posizione sbagliano. Io mi riferisco esclusivamente
alla situazione dei Rom provenienti dall’ex-Jugoslavia, in quanto non
appartenenti all’Unione Europea.
Lei è sicuramente a conoscenza di quanti sono i Rom che dai tempi del conflitto
bellico sono scappati dall’ex-Jugoslavia e sono venuti a vivere a Roma, e ai
quali non è stata data la possibilità di mettersi in regola, per una delle più
gravi conseguenze di quella guerra, cioè la ridefinizione dei confini
geografici. Durante il conflitto molti archivi istituzionali (nelle città di
Tuzla, Sarajevo, Srebrenica, ecc…) sono stati bombardati e non è rimasta nessuna
traccia dei dati personali; nel frattempo le persone si sono rifugiate in
Italia, scappando attraverso boschi e senza essere in possesso di nessun
documento. Adesso i nostri Consolati e le nostre Ambasciate non sono più in
grado di fornire loro dei documenti, perché non sanno come attribuire loro una
nazionalità, visto che i paesi un tempo situati in Croazia ora sono passati alla
Serbia e viceversa.
Ritengo che il "Piano Nomadi" nel caso dei Rom provenienti dall’ex-Jugoslavia
deve partire da questa impossibilità di attribuire loro una nazionalità di
provenienza. Al fine di favorire l’inserimento di questi Rom nella società
italiana, penso sia necessario dare loro un permesso di soggiorno e quindi
offrire loro la possibilità di lavorare.
Sull'occupazione, la strategia del Comune dovrebbe assicurare un accesso
effettivo al mercato del lavoro, per esempio attraverso lo strumento del
micro-credito per l'impresa e il libero impiego, insieme a misure per combattere
il lavoro sommerso e favorire l'assunzione dei Rom nell'amministrazione
pubblica. Poiché i Rom hanno bisogno di un alloggio e non di assistenzialismo,
anche permettere loro di usufruire delle vecchie caserme (non più di 30 famiglie
per posto), dando l’incarico agli stessi Rom di ricostruirle con l’aiuto del
Comune.
Ogni famiglia Rom dovrebbe essere messa nelle condizioni di portare
autonomamente i figli a scuola. Tutti i cittadini Rom dovrebbero anche essere
soggetti alla registrazione pubblica di nascite, matrimoni e decessi. Gli adulti
dovrebbero poter lavorare in piccole cooperative, appaltati dall’AMA, per la
pulizia delle aree pubbliche, per la raccolta differenziata e il riciclaggio dei
metalli e per la vendita nei mercatini degli oggetti riciclati. Le donne
dovrebbero poter accedere ai Consultori ed essere formate con corsi
professionali.
Quanto all’educazione, la strategia comunale dovrebbe avere come priorità,
l'abolizione della segregazione nelle classi, impiegando mediatori e insegnanti
Rom nelle scuole, proteggendo la loro cultura attraverso l'uso della loro lingua
e garantendo accesso all'educazione infantile e ai programmi d'insegnamento per
adulti.
Riguardo alla situazione dei giovani, propongo inoltre di creare un centro
culturale, dove è possibile offrire dei corsi e delle attività culturali. Tutto
questo dovrebbe essere seguito da una task force composta da persone
istituzionali e mediatori culturali.
Credo che usufruendo dei fondi dell’UE questo lavoro non peserà sul budget del
Comune. Inoltre tutti i presidenti dei municipi che si rifiutano di collaborare
con le locazioni si dovrebbero penalizzare, togliendo loro i benefici se non
permettono la creazione di micro-aree. La sistemazione in queste micro-aree fra
l’altro dovrebbe essere solo temporanea, affinché i Rom stessi non trovino una
sistemazione adeguata in case.
Buon lavoro
Cordiali saluti
Presidente Associazione culturale Theatrerom
Mediatore culturale Rom
Antun Blazevic