Niente di nuovo, il fenomeno è visibile ed analizzato da
anni, adesso si sveglia anche la stampa mainstream. Rimane un mistero: se viene
citato Le Pen, perché in Italia i grandi media continuano a tacere sul ruolo
della Lega come "regista dell'odio"?
Dai razzisti ungheresi ai populisti francesi, è una rete unita
ALESSANDRO ALVIANI
Le motivazioni della strage di venerdì in Norvegia restano tutte da
verificare. Eppure, se dovesse trovare conferma l'immagine del trentaduenne Anders Behring Breivik che la Rete sta lentamente restituendo, le autorità di
sicurezza norvegesi potrebbero aver avuto drammaticamente ragione. A febbraio,
nel loro ultimo rapporto, avevano lanciato l'allarme su un'«accresciuta
insicurezza» nel Paese e avevano pronosticato per quest'anno un aumento delle
attività interne dell'estrema destra. Dal 2009 Anders Behring Breivik era membro
di un forum neonazista svedese, chiamato Nordisk, che si autodefinisce un
portale su «identità, cultura e tradizioni nordiche» e conta circa 22.000
iscritti.
La scena neonazista norvegese è piuttosto debole, quella svedese «è molto più
forte», spiega il professor Hajo Funke, esperto di estremismo di destra presso
la Freie Universität di Berlino. Eppure, ricorda, in Norvegia si assiste alla
diffusione del populismo di destra incarnato dal Partito del Progresso, che ha
superato il 20% dei consensi. Non che tale partito sia corresponsabile
dell'attentato, precisa, eppure la sua propaganda fornisce un «terreno fertile»
per la diffusione di idee e risentimenti anti-islam e anti-immigrati. Sembra che
lo stesso Breivik avesse preso la tessera, salvo poi abbandonare la formazione
perché la considerava troppo moderata. Sebbene deboli dal punto di vista
organizzativo e numerico, «gli estremisti di destra norvegesi sono in contatto
tanto con quelli svedesi, tanto con altri gruppi di estrema destra in Europa»,
si legge nel rapporto diffuso a febbraio dalle autorità norvegesi.
La scena dell'estrema destra europea è molto frastagliata e i passaggi sono a
volte fluidi. Ci sono i populisti alla Le Pen, i neonazisti ungheresi, la Npd
tedesca, «il più radicale partito di estrema destra» nell'Europa occidentale,
come la definisce il professor Funke. Non esiste un coordinamento centralizzato,
una sorta di «regia» a livello europeo, spiega Funke, eppure i contatti
personali a livello sovranazionale sono all'ordine del giorno. E si sviluppano
attraverso canali multipli, non da ultimo la musica. I concerti di «white power
music» rappresentano una piattaforma di incontro e scambio per gli estremisti e
«attirano centinaia di militanti da tutta Europa», scrive l'Europol nel suo
ultimo rapporto. Le performance si svolgono in località segrete e vengono
annunciate soltanto su Internet.
Non a caso: il Web - soprattutto il Web 2.0 - si sta trasformando nel megafono
privilegiato dei neonazisti. «Gli estremisti di destra sono sempre più attivi
nei social network, per raggiungere le generazioni più giovani», nota l'Europol.
Ciò rappresenta «una nuova dimensione» della minaccia che l'estremismo di destra
può costituire in futuro per l'Europa. Secondo uno studio presentato giovedì, ad
esempio, in Germania nel 2010 sono stati caricati su Facebook, Youtube e altri
social network 6000 post dal contenuto di estrema destra, il triplo rispetto
all'anno prima. Il potenziamento delle attività sul Web è però soltanto un
aspetto che contraddistingue tali ambienti. I neonazisti puntano a metter sempre
più piede nella società, provando a sfruttare un insidioso mix fatto di paure
xenofobe, reazioni anti-islam e preoccupazioni economiche. E sono pronti a
cambiar volto, pur di diventare più «presentabili».
È quanto avviene in Germania, un Paese che conta 219 organizzazioni di estrema
destra con un totale di 25.000 membri e in cui si osservano due fenomeni
concentrici. Il primo: negli ambienti neonazisti cresce la presenza delle donne,
usate come esche per far passare richieste che, se fossero strillate da una
testa rasata, verrebbero subito respinte. Il secondo: una trasformazione nel
modo di presentarsi. In passato lo skinhead era immediatamente riconoscibile
dalla testa rasata e dagli stivali. Oggi, invece, lo stile classico degli
skinhead «è ormai obsoleto», scrivono i servizi segreti tedeschi nel loro ultimo
rapporto annuale. In pubblico i neonazisti preferiscono «capi di abbigliamento o
marche orientate ai trend comuni della moda giovanile e che segnalano in modo
meno evidente l'appartenenza alla scena» dell'estrema destra. A prendere sempre
più piede, specie tra i più giovani, sono i cosiddetti «Autonomi nazionalisti»,
che riprendono abbigliamento e forme di azione dai gruppi di estrema sinistra.