Terre di Mezzo
Dieci bambini di un campo nomadi a Milano diventano allievi dell'artista
Adolfo Chiesa. Un laboratorio low cost e all'insegna della sostenibilità, con
l'ambizione di diventare per i ragazzi, in futuro, una vera opportunità di
lavoro.
Piccoli artigiani crescono, alla scuola elementare di via Palmieri. È qui che
Joyce, Giada, Davide, Valentina e altri sei ragazzini rom del campo di via
Chiesa Rossa frequentano le primarie. Anche se alcuni di loro hanno già superato
gli 11 anni. Questo pomeriggio non sono a scuola per imparare italiano o
matematica, ma per frequentare un corso di mosaico (guarda il video). Insieme a
loro ci sono operatori ed educatori di Progetto A, la cooperativa che
gestisce il campo nomadi alla periferia sud di Milano. "Per affrontare le difficoltà che
i ragazzi hanno nell'apprendere a leggere e scrivere, abbiamo deciso di partire
da un'attività manuale", spiega Davide Castronovo, il responsabile del campo.
Ecco perché è nato il laboratorio, un'idea innovativa che potrebbe segnare una
nuova direzione nelle politiche del Comune di Milano nei confronti dei rom.
"Abbiamo intenzione di regalare un lavoro realizzato dai ragazzi alla nuova
amministrazione", dice Castronovo. Un segno di buon auspicio per le
collaborazioni future e un modo per abbattere quel muro che divide i ragazzi dei
campi dalla città che vive al di fuori.
È un venerdì di fine giugno, l'ultima lezione del corso. "Ragazzi venite qui",
chiama un uomo alto e magro, vestito con una camicia verde, a fiori. La barba
incolta e il codino canuto tradiscono un animo da artista: è Adolfo Chiesa, il
maestro dei bambini nel laboratorio. "In venti ore di lezione siamo riusciti già
a fare quattro mosaici", annuncia soddisfatto.
La tecnica che propone Adolfo Chiesa nei suoi laboratori è innovativa. Serve una
stampa della figura che si vuole realizzare e tanti tesserini di qualunque
materiale: ceramica, terracotta, ma anche bottoni, pagliericcio e tutto ciò che
è riciclabile. Dipende solo da ciò che si vuole realizzare. "A questo punto si
smussano le tesserine del mosaico e si lavora a secco, posizionandole a testa in
giù, come a ricomporre un puzzle", spiega Adolfo Chiesa. L'anima in cemento
armato dei mosaici li rende perfetti come innesto architettonico. Si può
guardare il lavoro in itinere, levando da sotto il mosaico la stampa. "In questo
modo - prosegue il maestro di mosaico - i bambini si rendono conto di quanto
stanno facendo e prendono entusiasmo". Sono vent'anni che Adolfo Chiesa viaggia
in tutti i continenti a diffondere i suoi insegnamenti: "È un modo per abbellire
il mondo con i rottami. E non è poco, vero?". Con il lavoro manuale, i bambini
hanno in mano un oggetto fisico, una traccia duratura del loro lavoro. "Vogliamo
proporre questa attività anche al campo rom, il prossimo anno, in modo che anche
i genitori possano partecipare alla realizzazione dei mosaici", dice Castronovo.
Chissà, un giorno per qualcuno potrebbe diventare una professione redditizia, al
posto che andare a raccogliere il ferro, com'è scritto nel destino di molti
ragazzi rom in tutta Italia.
Ed è pure un laboratorio low cost. Se si escludono le ore di stipendio pagate
agli educatori e ad Adolfo Chiesa, i costi per i materiali non superano i 300
euro. "Dato che i lavori sono gradevoli - aggiunge il responsabile del campo rom
Davide Castronovo - speriamo di poter vendere questi prodotti ad un circuito di
amici sensibili a questo tipo di attività e con il ricavato rifinanziare il
laboratorio per l'anno prossimo". Che sia l'inizio di un nuovo corso nei campi
nomadi di Milano?
Testo: Lorenzo Bagnoli per Redattore Sociale