Siete avvisati: non scriverò cose simpatiche.
Stamattina s'è svolta a Milano la conferenza stampa di presentazione della
neonata
Consulta Rom, iniziativa per una volta presentata con rilievo da diversi
media.
Per quanto ho potuto osservare, accanto alle immancabili buone intenzioni,
questa Consulta nasce già con un carico notevole di problemi da affrontare.
Specifico meglio: non problemi legati alle politiche per Rom e Sinti, ma dovuti
alla sua stessa nascita e composizione.
Parto da uno dei punti chiave: la "pretesa" rappresentanza di tutte le realtà
rom e sinte della città. In realtà, ne ho testimonianze dirette, le varie
comunità restano fortemente divise tra loro su rivendicazioni ed obiettivi, e
sono restie a far fronte comune. Se da una parte ci sono i settori più deboli
(principalmente i Rom rumeni), dall'altra quelli italiani non intendono
mischiarsi. Alcune realtà storiche, come i Rom Harvati di via Chiesa Rossa (ex
Palizzi Fattori, circa 160 persone), non hanno partecipato ai lavori di
preparazione e tuttora non si sono fatti vivi.
Migliore, anche se davvero minoritaria, la partecipazione dei Rom Abruzzesi
dei due campi di via Bonfadini.
Ancora diversa la situazione dei Rom Harvati di via Idro. Sono stato
contattato (all'ultimo momento) dagli organizzatori della Consulta per
coinvolgerli e, nonostante le reticenze, comunemente si era deciso di
partecipare, almeno per capire di cosa si trattasse. Hanno anche portato un loro
contributo personale ed articolato a quella che doveva essere una
piattaforma comune. Nonostante ciò, quando martedì scorso questa Consulta ha
avuto il primo incontro col comune, nessuno degli organizzatori si è premurato
di avvisarli; viceversa in previsione della conferenza stampa di oggi, sì.
Forse che questi Rom vadano bene come pecore che applaudono, ma ancora una volta
senza il diritto di interloquire in prima persona con le autorità?
Scambiando qualche opinione con chi segue la situazione opposta dei campi
irregolari, mi hanno confermato che verso di loro è stato tenuto lo stesso
comportamento.
Resta il fatto che i due punti più sfumati affrontati nella conferenza
stampa, siano stati proprio il destino dei campi, regolari o meno, e la critica
agli sgomberi effettuati dalla nuova giunta.
Altro punto caldo: il rapporto con questa giunta. Per quanto si
continui a parlare di vento cambiato, i
primi segnali non sono incoraggianti. Si rischia di ripetere l'esperienza
del
Tavolo Rom (guarda caso, fondato a suo tempo dalle stesse persone), che ha
finito per essere un'istanza che rappresentava solo se stessa, perché nonostante
le intenzioni non aveva rapporti né con i Rom né col Comune.
Per terminare: la mia impressione, molto terra-terra, è che dietro
l'enunciazione di grandi princìpi, ci sia il tentativo di alcuni personaggi di
avere un palco di visibilità dopo i pesci in faccia presi dall'amministrazione
precedente: un'attrice mediocre, che ultimamente si è specializzata
nell'interpretare la parte del difensore dei Rom; qualcuno che sulla loro pelle
s'è costruito casa in Toscana ed i soliti residuati bellici.
Forse, mafforse, è un po' presto per emettere giudizi (d'altronde non
sono né un critico teatrale né un ingegnere). Se assisterò ad un cambiamento di
rotta ve ne darò conto (come al solito).