Quattro miliardi di lire del 1997. Questa, secondo il
Corriere della Sera, la
cifra che la giunta di Milano di centrodestra voleva investire per "un
villaggio
organizzato di tutto punto, dalle piazzole per le roulotte con allacciamenti per
la luce e per il gas, ai campi di calcio". In favore di chi e di che cosa? Ma
dei nomadi, no? Chi altri?
"E' la prima volta che Milano cerca di risolvere con grande dignità e
finanziamenti cospicui il problema dei nomadi, tuttora sparsi in campi obsoleti
ai margini dei quartieri periferici", dichiarava il vicesindaco Riccardo De
Corato (e il Corriere specificava: "con orgoglio").
Altro che il programma del Pisapia candidato sindaco della sinistra: un
"autentico stupidario" che, secondo le parole dello stesso De Corato, in
versione aggiornata 2011, "dietro l'ambigua parola 'autocostruzione' intende
dare case cascine ristrutturate a tutti i rom abusivi".
"Milano il Paese di Bengodi. Ha ragione Bossi, la città sarà zingaropoli", tuona
oggi De Corato. Vuoi mettere con
Nomadopoli, quel villaggio organizzato di tutto
punto, auspicato dalla sua collega Ombretta Colli nel 1997?
Il vice sindaco e assessore alla Sicurezza, candidato al Consiglio Comunale di
Milano come secondo capolista per il Popolo della Libertà, continua prevedendo
catastrofi: "A Milano 6.500 se ne sono andati grazie a oltre 500 sgomberi. Ora
ne rimangono 1500. Ma con quella lauta prospettiva faranno immediata marcia
indietro. La voce correrà fino in Romania dove i rom sono 2 milioni. Che dunque
busseranno alla porta per avere anche loro una casa o un rustico tutto per
loro". "A questo punto - aggiunge De Corato – è interessante sapere in
quale
quartiere sorgerà questa immensa zingaropoli. Dove verranno costruite queste
palazzine per i nomadi, quali sono le cascine dove troveranno posto rom romeni,
sinti siciliani e spagnoli con camper e roulotte".
Eh sì, qui è la voce dell'esperienza che parla. Forse De Corato ricorda ancora i
cittadini di Rozzano che si erano messi di traverso perché quel villaggio
perfetto, vicino a casa loro, non lo volevano proprio.
"Il sindaco Pds di Rozzano boccia il campo Rom al Gratosoglio" titolava il
Corriere. Sì, il
sindaco Pds, la signora Maria Rosa Malinverno, una pericolosa
estremista, che fece addirittura un ricorso al Tar contro quella Nomadopoli
detta anche "Villaggio Lambro meridionale", fiore all'occhiello delle politiche
sociali della giunta Albertini.
"Rozzano sta esagerando, dimentica che il terreno è di Milano. Noi chiudiamo due
villaggi dove i nomadi erano in condizioni disperate e ne apriamo un altro dove
vivranno dignitosamente" aveva risposto l'assessore Ombretta Colli. "Poi, certo,
capisco i disagi e le proteste dei cittadini: hanno perfettamente ragione. Ma le
leggi sui nomadi e i clandestini non le facciamo noi".
Poi le fecero loro.