Repubblica Il Comune ha trasferito i rom un anno fa, ma rimane il degrado
- di CECILIA GENTILE
Degrado e rifiuti dopo lo sgombero del campo nomadi
Sedie di plastica, materassi, scarpe, rami secchi, bottiglie, cibo per gatti. Un
water, tante carrozzine, tavolacci, schermi di vecchi computer, calcinacci,
carcasse di auto. C'è di tutto nelle montagne di rifiuti davanti all'ingresso di
quello che fino ad un anno fa era il Casilino 900, il campo rom più grande
d'Europa.
Il sindaco Gianni Alemanno celebrò lo sgombero del febbraio 2010 come l'inizio
di una nuova era. La rimozione di quella indecente baraccopoli avrebbe
consentito la realizzazione del parco di Centocelle ed inaugurato la progressiva
scomparsa degli insediamenti abusivi. "Vogliamo che entro quest'anno non
esistano più campi nomadi abusivi e tollerati e tra qualche anno neanche gli
altri", diceva Alemanno durante il lavoro delle ruspe. E ancora prima, quando
nel giugno 2009 il Comune installò gli allacci della luce nell'insediamento, il
sindaco dichiarava: "I lavori portati a termine a Casilino 900 resteranno a
disposizione dei cittadini che, una volta completata la chiusura del campo
prevista per fine anno, avranno un parco pubblico attrezzato dotato di
illuminazione".
Ma un anno dopo, il parco di Centocelle non esiste e i 700 rom sgomberati dal
Casilino 900 vivono appiccicati ai nomadi dei villaggi attrezzati esistenti,
contendendosi spazi e servizi in condizioni di estremo degrado. Nella gigantesca
area un tempo occupata dalle case di fortuna di bosniaci, montenegrini e serbi,
adesso ci sono un'altissima foresta di erba secca, siringhe vecchie e nuove
sparpagliate tra campi e sentieri, cumuli di rifiuti. Un altro monumento al
degrado e all'abbandono, che rischia di essere rioccupato da un momento
all'altro dai nomadi sgomberati e furiosi. Qualcuno che ci vive dentro c'è già.
Ad appena pochi passi dall'ingresso principale malamente chiuso con un muretto
basso di cemento e una cancellata arrugginita che è stata forzata, c'è una
costruzione in mattoni con un'entrata ad arco, dove sono accumulati materassi e
coperte. Tutt'intorno, i resti evidenti di toilette improvvisate.
"Ormai abbiamo capito che sindaco e giunta non hanno alcun interesse a
realizzare il parco di Centocelle - dichiara il presidente del VII municipio
Roberto Mastrantonio - Il 19 dicembre 2010 una delibera del consiglio comunale
ha rimodulato i fondi per Roma Capitale definanziando il secondo stralcio di 18
ettari del parco, per il quale erano stati stanziati quattro milioni e 200 mila
euro. Una gran parte di quei fondi, pari a tre milioni, sono stati utilizzati
per realizzare la Prenestina bis, che era una promessa elettorale di Alemanno".
Il parco archeologico di Centocelle venne deciso dalla prima giunta Rutelli nel
1993. Il consiglio comunale ne ha adottato il piano particolareggiato con le
controdeduzioni il 31 gennaio 2005. La regione Lazio lo ha approvato il 20
ottobre 2006. Ma fino ad ora, dei complessivi 110 ettari, ne sono stati aperti
al pubblico soltanto 33, all'epoca del sindaco Veltroni. "Il secondo stralcio
definanziato - racconta il presidente Mastrantonio - interessa la cosiddetta
area del "Canalone", dove un tempo c'era l'insediamento del Casilino 700, anche
quello sgomberato, e prevedeva anche un'area servizi con un teatro, piste di
pattinaggio e un gazebo per la guardiania. Ma adesso siamo di nuovo all'anno
zero".
(20 febbraio 2011)