Corriere della Sera BRESCIA - I VIGILI DEL FUOCO HANNO TOLTO LA
CORRENTE PER SLOGGIARE GLI ABUSIVI
Tommaso, 15 mesi, ha una malattia genetica. Staccata l'energia, si ferma la
macchina salvavita
Tommaso nella roulotte con i genitori (Cavicchi)
BRESCIA - Avete già sentito un bambino di un anno e tre mesi, quasi immobile,
emanare dei pigolii, come fosse un uccellino triste o ferito? Bisognerebbe
andare al campo sinti di via Orzinuovi per avvicinarsi all'angoscia di due
genitori che non possono far altro che asciugare la saliva emessa di continuo
dalle labbra del piccolo Tommaso quando gli manca il respiro. Cioè ogni due-tre
minuti. Ma ci vuole calma, per raccontare questa storia. Piove sulle roulotte
del campo nomadi, dopo il fuoco di lunedì sera. Il conflitto tra i nomadi e il
Comune non è una novità. Dopo una tormentata vicenda, l'amministrazione ha
investito 180 mila euro per bonificare un campo che costeggia il parco del fiume
Mella e ora, da una ventina di giorni, la situazione dei circa centoventi sinti
di Brescia (italiani da secoli) sembrava avviarsi verso un epilogo pacifico, con
la ghiaia pulita sul terreno, gli impianti idraulici ed elettrici a norma, le
fognature.
Restava una questione ancora in sospeso: quel terreno prevedeva sin dall'inizio
l'«abitabilità» per 15 famiglie. Rimanevano fuori cinque nuclei, corrispondenti
all'ampia famiglia Terenghi, ai quali il Comune ha offerto il trasferimento in
via Borgosatollo, dove è stanziata da anni la comunità rom. Proposta
inaccettabile, per gli interessati, per motivi ambientali (le famiglie rom
vivono ammassate). Non è escluso che gli stessi sinti temano anche una
convivenza non proprio pacifica con i rom e chiedono di lasciare che i Terenghi
rimangano con la propria comunità, anche se i patti non lo prevedevano. Insomma,
di fronte al persistente rifiuto del trasferimento, lunedì sera arriva
l'ultimatum, i vigili entrano nel campo e disattivano la corrente per punire i
morosi e quelli che non vogliono saperne di spostarsi. È lì che i sinti non ci
pensano due volte e bruciano baracche, cassonetti e roulotte ai margini del
campo e creano uno sbarramento di fuoco. Il vicesindaco Fabio Rolfi parla di
problemi di sicurezza e ci tiene a precisare che si tratta di tutelare anche le
altre famiglie.
Ma nessuno avrebbe immaginato che il muro contro muro (e in particolare la
mancata corrente) avrebbe creato gravi problemi a due bambini malati che vivono
nella comunità sinti. Gabriel ha cinque mesi e soffre di una malattia cardiaca:
ieri, in seguito a complicazioni dovute al freddo, è finito in ospedale per
accertamenti e il padre si dice deciso a far causa al Comune. L'altro caso è
ancora più grave. Eccolo lì, il piccolo Tommaso, tra le braccia di mamma Fenni,
vent'anni, seduta sul salotto a fiori grigi, ancora avvolto dalla plastica. Al
suo fianco c'è papà Samuel, chiuso in un giubbotto scuro, trent'anni. Tommaso
soffre di una malattia genetica rarissima (solo 14 casi al mondo) che si chiama
H-ABC: quel che gli permette di sopravvivere è un sondino fissato a una narice e
a una macchina per l'ossigeno pronta all'occorrenza (cioè ogni mezz'ora).
Quando, lunedì sera, è mancata l'elettricità, il signor Marin ha dovuto
procurarsi con le buone o con le cattive un generatore portatile, e l'ha trovato
a San Zeno. Tra le braccia di sua mamma, continua a tossire sputando catarro:
pulirlo con un fazzoletto è ormai un gesto automatico che papà e mamma fanno
centinaia di volte al giorno. «Buono Tommaso, buono...».
Sulla porta della roulotte c'è un cartello scritto a mano: «Per piacere, non
salite con scarpe, tosse, febbre, bambini vi prego non ho più voglia di stare in
ospedale». Firmato Tommaso, che prega i bambini del campo di non entrare per non
procurargli infezioni. «Ogni venti giorni al massimo - dice Samuel - bisogna
ricoverarlo perché si prende l'influenza. È nato così, non c'è guarigione, non
hanno ancora capito che cosa succederà». Purtroppo non è difficile sapere che
cosa succederà, leggendo i due soli studi specialistici che esistono sulla
H-ABC. È una malattia degenerativa, che colpisce i gangli basali. «Non sappiamo
come crescerà, sappiamo che porta cecità, sordità e immobilità», dice mamma Fenni. Oggi in ospedale hanno cambiato il sondino. La storia della famiglia
Marin è presto detta: originari di Piacenza, hanno lasciato il campo della loro
città il mese scorso e si sono trasferiti qui perché l'ospedale di Brescia
dispone di mezzi più aggiornati: «Ora però vogliono mandarci via, perché siamo
residenti a Piacenza: è già partita l'ordinanza».
Scarpette blu da ginnastica, su cui non camminerà, felpa verde, Tommaso si
agita, pigola pigola, gira gli occhi al soffitto: «Me lo dice come possiamo fare
con un bambino così delicato? Ci sono notti che ci fa tribolare, bisogna sempre
tenerlo attaccato all'ossigeno, dieci giorni fa alle tre di notte aveva pochi
battiti, appena appena, era nero in faccia e all'ospedale ce l'hanno salvato».
Nove chili, i pugnetti sempre chiusi. Come gli altri sinti, anche Samuel si
arrangia andando a raccogliere ferraglia nei dintorni per rivenderla nei centri
di rottamazione. Oppure viene chiamato per svuotare qualche cantina in città.
Questo è tutto. I suoi antenati erano giostrai e circensi. «Con Tommaso ci
vogliono tanti soldi, ogni tanto dobbiamo andare a fare controlli a Milano e a
Padova». Il ministro spirituale del campo si chiama Renato Heric. È un pastore
evangelico ed è fiero della sua comunità: «Il sindaco dice che usiamo i nostri
bambini per ricatto, venga qui a trovarci, per favore, venga a vederli». Tommaso
ha sonno. Mamma Fenni lo adagia nel lettone pieno di cuscini. Ci sono due
tubicini per l'ossigeno da infilargli nel naso e il saturimetro da fissare al
pollice con un cerotto. Ora può dormire.
Paolo Di Stefano - 17 febbraio 2011
Al
Corriere il giorno dopo non sarà sembrato vero, di aver trovato una storia
strappalacrime in cui buttarsi
BRESCIA - RIMANE ALTA LA TENSIONE DOPO LA RIVOLTA DELLA NOTTE DI SAN
VALENTINO
Il piccolo sinti che ha rischiato di morire: partita la gara di solidarietà
Un lettore del Corriere ha deciso di raccogliere i fondi necessari per
pagare le visite specialistiche al bambino
BRESCIA - Una raccolta di fondi per aiutare Tommaso, il bambino di 15
mesi che vive nel campo sinti di via Orzinuovi a Brescia e soffre di H-abc,
una malattia genetica rarissima. Il piccolo, che vive grazie a un sondino
fissato a una narice e a una macchina per l'ossigeno, sarà aiutato da un lettore
del Corriere della Sera che, commosso dalla storia di Tommy, ha deciso di
raccogliere i fondi necessari per pagare le visite specialistiche al bambino.
Intanto rimane alta la tensione dopo la rivolta della notte di San Valentino,
quando il Comune ha staccato la corrente elettrica mettendo a rischio la vita di
Tommaso, che vive proprio grazie al funzionamento di particolari macchinari. Non
solo. La famiglia Terrenghi (la più numerosa del campo) ha annunciato una
denuncia contro Fabio Rolfi, vice sindaco di Brescia: i sinti lo ritengono
responsabile del malore di un altro piccolo di 5 mesi cardiopatico ricoverato
dopo il black out ordinato dalla Loggia.
Ieri, grazie alla mediazione della Cgil è stato possibile riaprire il
tavolo delle trattative tra i sinti e l'amministrazione comunale. «La questione
- ha spiegato Damiano Galletti, segretario Cgil - riguarda 3 delle 5 famiglie
che il patto di cittadinanza vorrebbe spostare. Due hanno trovato sistemazione
in una casa popolare dell'hinterland e a Reggio Emilia. Le altre sono disposte
ad uscire liberando le piazzole a condizione che non ci sia alcun intervento
della forza pubblica e che la Loggia apra un tavolo di discussione sul loro
destino». Il patto firmato nei mesi scorsi prevedeva espressamente lo
spostamento dei 5 nuclei familiari. Ma ora i Sinti sostengono che il
trasferimento al campo di via Borgosatollo, fianco a fianco ai Rom, creerebbe
problemi di convivenza tra le due etnie.
G. Spa.
18 febbraio 2011