15-02-2011
Negli ultimi cinque anni sulle principali reti televisive italiane si è
assistito al dilagare delle notizie relative alla cronaca nera, cronaca
giudiziaria e criminalità organizzata, nei telegiornali come nelle trasmissioni.
Mentre nel periodo 2003-2005 la rappresentazione di eventi criminosi si era
mantenuta costante, a partire dal 2006 si è rilevato un sensibile incremento del
tempo dedicato a questa tipologia di notizie, con un ulteriore aumento nel corso
del 2007.
Infatti, se nel 2003 le edizioni principali dei telegiornali di tutte le
emittenti nazionali trattavano questi temi per il 10% del loro tempo, nel 2007
la percentuale di tali argomenti saliva al 24% con punte, su alcune testate
televisive, del 30%. Tale sovraesposizione mediatica si rivelava poi del tutto
ingiustificata se confrontata con i dati ufficiali del Ministero dell'Interno
che evidenziavano un calo di oltre il 10 per cento dei reati nel 2007 con un
ulteriore conferma nei primi sei mesi del 2008.
E' in particolare l'"emergenza rom" a spiccare tra le notizie di cronaca dei
telegiornali quando, nell'aprile del 2007 ad Appignano, in provincia di Ascoli
Piceno, un giovane rom alla guida di un furgone travolge e uccide quattro
ragazzi. Qualche giorno dopo il campo nomadi del paese viene dato alle fiamme e
le cronache dell'incidente proseguono per i successivi cinque mesi fino al
processo, nel settembre dello stesso anno.
Ma il culmine della sovraesposizione delle notizie di cronaca nera, con
particolare riferimento alla popolazione rom e rumena si raggiunge a partire
dall'ottobre del 2007 quando Giovanna Reggiani, aggredita e rapinata alla
stazione ferroviaria di Tor di Quinto, muore due giorni dopo.
L'aggressione viene segnalata da una donna rom, che indica l'autore del delitto
in un giovane, anche lui rom rumeno.
Nei primi giorni i media non danno molto risalto alla notizia credendo la
Signora Reggiani appartenente alla comunità rom, quindi di rilevanza marginale.
Non appena si apprende che la vittima aveva nazionalità italiana scoppia il
"caso Reggiani": il processo viene trattato frammentariamente dalla stampa e
strumentalizzato politicamente.
Di lì a pochi mesi (aprile 2008) si terranno le elezioni politiche e le
amministrative per l'elezione del Sindaco di Roma e il tema emergenza sicurezza,
con particolare riferimento alla comunità rom e ai cittadini di origine rumena,
è l'argomento principale dei media e della campagna elettorale del centrodestra.
In questo periodo, con cadenza quotidiana, hanno particolare rilevanza
nell'agenda dei telegiornali le notizie relative agli sgomberi dei campi nomadi
in tutta Italia.
Si giunge addirittura ad un decreto legge (181/2007) sollecitato dall'allora
sindaco di Roma Walter Veltroni che prevede l'attribuzione ai prefetti del
potere di espulsione dei cittadini comunitari per ragioni di pubblica sicurezza.
Il decreto non verrà mai convertito in legge poiché in netto contrasto con la
direttiva 2004/38/CE.
Come dimostrano diversi studi, media, opinione pubblica e realtà hanno
alimentato l'insicurezza percepita, facendo raggiungere livelli elevatissimi
alla preoccupazione sociale e all'allarme per i crimini contro la persona e la
proprietà privata nei confronti degli immigrati, percepiti come vera e propria
minaccia, mai come risorsa.
Sono rari i casi in cui il tema dell'immigrazione è trattato al di fuori di un
contesto di cronaca o comunque svincolato dalla criminalità.
In un campione di notizie delle edizioni principali dei telegiornali di tutte le
emittenti dei primi sei mesi del 2008, su 5.684 notizie analizzate, solo lo
0,45% di queste affrontano l'immigrazione senza legarla, al contempo,a un fatto
di cronaca o al tema della sicurezza.
Non solo il singolo fatto di cronaca viene ricondotto all'immigrazione in quanto
tale, ma tutto il recente interesse al tema sicurezza sembra ruotare intorno
alla presenza – vista sempre in termini emergenziali e straordinari – di persone
provenienti da luoghi diversi.
Su 163 servizi televisivi che trattano fatti di cronaca con protagonisti
migranti, 65 contengono
informazioni/immagini che possono portare all'identificazione di persone
(adulte) colpevoli di atti di violenza (39,9%). Un dato di dieci punti superiore
rispetto ai servizi di cronaca che non riguardano solo migranti e che si
attestano, infatti, al 29,7%.
Su tutto domina l'etichetta di clandestinità che, prima di ogni altro termine,
definisce l'immigrazione in quanto tale. Rom e rumeni sono il gruppo etnico e la
nazionalità più frequentemente citati nei titoli di tg.
Le parole, dunque, contribuiscono a tematizzare la presenza degli immigrati in
Italia con un riferimento forte alla minaccia costituita dagli stranieri alla
sicurezza degli italiani.
Si assiste inoltre alla tendenza di diffondere informazioni e immagini lesive
della dignità delle persone coinvolte, direttamente o meno, in fatti di cronaca
soprattutto quando i protagonisti sono migranti.
Nel febbraio del 2009, per più di un mese, telegiornali e trasmissioni
"processano" Karol Racz, un cittadino rumeno arrestato all'indomani dello stupro
di una ragazza in un parco di Roma, indicandolo come "faccia da pugile", il
mostro della Caffarella.
Il suo volto è mostrato per settimane, nonostante le indagini stessero
proseguendo e non si avessero prove della sua colpevolezza.
Durante le indagini sono ripetute le accuse alla comunità rumena, mentre la
situazione sociale esplode in una serie di vere e proprie spedizioni punitive ai
loro danni, quasi legittimato dai ripetuti sgomberi effettuati in quei mesi in
tutta Italia.
Nessuno dei due fermati ricalca le descrizioni fornite dalle vittime, le prove a
loro carico decadono dopo pochissimi giorni, ma per loro le porte del carcere
non si aprono comunque.
Così un cittadino comunitario incensurato proveniente dalla Romania è
trasformato in "faccia da pugile" dai media e usato come prova dell'idoneità
delle misure di sicurezza adottate dal Governo.
Un mese e mezzo dopo l'arresto Racz è ospite di Porta a porta, una delle
principali trasmissioni televisive, nel giorno della sua scarcerazione. E' il
conduttore a porre le scuse.
La stampa e la televisione italiana sembrano le uniche in Europa a descrivere un
crimine mettendo in evidenza la nazionalità del criminale, quasi a sollecitare
la creazione di un capro espiatorio nel quale far confluire tutti i malcontenti
possibili.
I media, attraverso la scelta del linguaggio e della trattazione "criminale" del
tema immigrazione predispongono un terreno fertile su cui poi lavorare durante i
casi di cronaca più eclatanti.
L'enfatizzazione di alcuni aspetti di questi episodi (ad esempio la nazionalità
dell'aggressore) in un clima così ansioso finisce per agevolare l'insorgere del
panico morale.
Queste ondate emotive, rivolte contro un capro espiatorio che viene identificato
come minaccia per la conservazione della società, sono teoricamente destinate a
risolversi in poche settimane.
Se è la cronaca l'unico argomento utilizzato dai media per descrivere la
presenza straniera e i fenomeni migratori è possibile chiedersi quale sia il
ritratto delle persone di origine straniera nei mass media.
In generale, più del 70% delle notizie di cronaca presentate da tg e quotidiani
descrive un atto criminoso, l'attività delle forze dell'ordine o un procedimento
giudiziario o penale. Per oltre i tre quarti delle volte (76,2%), persone
straniere sono presenti nei telegiornali come autrici o vittime di reati. Le
persone straniere compaiono nei telegiornali, quando protagonisti di fatti
criminali, più facilmente degli italiani (59,7% contro il 46,3%).
Al contrario, le notizie di cronaca giudiziaria che riguardano stranieri sono il
16,5% del totale.
Questo risultato, oltre a essere un primo segnale di un diverso trattamento
informativo sulla base della nazionalità dei protagonisti, può avere qualche
conseguenza più profonda sulla rappresentazione dei migranti.
Gli stranieri sono ritratti nel momento dell'atto criminale, sovraesposti nella
dimensione inquietante e drammatica della cronaca nera, tendono invece a sparire
nel momento processuale, cioè nel momento in cui non solo possono essere
evidenziate le effettive responsabilità penali, ma anche in cui ne possono
emergere le caratteristiche umane, la personalità, le difficoltà, la voce.
I delitti compiuti da stranieri presenti sul suolo italiano diventano allora
delitti senza movente né conseguenze, rimangono ritratti spesso da senza storia,
umanità o ripercussioni penali.
Episodi di cui l'unica conoscenza certa può essere la loro brutalità e la loro
residua matrice comune: l'immigrazione.
Non è mai presentata l'immagine reale dell'immigrato che vive e lavora in
Italia.
Negli ultimi trent'anni l'immagine dell'immigrazione fornita dai mezzi di
informazione appare come congelata, immobile.
Ancorata alle stesse modalità, alle stesse notizie, agli stessi stili narrativi
e in qualche caso agli stessi tic e stereotipi. I risultati delle ricerche
avviate sullo stesso tema a partire dalla fine del 1980, con molti elementi
comuni con il passato di altri paesi europei, appaiono straordinariamente
simili.
Da una parte, c'è una rappresentazione dominata da una visione "naturalmente"
problematica del fenomeno: l'immigrazione è, in sostanza, un problema da
risolvere. Dall'altra parte, il tipo di notizie evidenziate: la cronaca appare
l'elemento ancora dominante della trattazione riducendo la complessità della
realtà alla sua eventualità criminale.