Da
Czech_Roma
European City Ruolo della scena artistica ad Ostrava nel perpetuare gli
stereotipi "Rom", by Kathrin Buhl(1)
Premessa: Questo articolo riguarda la mutua relazione tra gli
stereotipi persistenti e l'esperienza vissuta dei Rom ad Ostrava. L'autrice
esamina aspetti della scena artistica alla ricerca di quale particolare
dimensione sociale contribuisca o si discosti dagli stereotipi, ed in che misura
i componenti delle comunità rom siano coinvolti nel processo della creazione
artistica. Un punto chiave è che quando la popolazione non-Rom presenta i Rom
nell'arte, il prodotto si afferma come arte. Ma quando i Rom, "l'oggetto"
dell'arte, sono attivamente coinvolti nel processo di creazione artistica,
appaiono maggiormente il rifiuto e la discriminazione. Questo paradosso
esistente rivela un meccanismo attraverso il quale vengono mantenuti nei
discorsi pubblici e nelle arti il razzismo e la discriminazione.
La storia dei membri delle comunità rom in Europa(2) è
stata caratterizzata per secoli da persecuzioni, discriminazioni ed esclusione
sociale. Vivendo ai margini della società, in molte nazioni il quadro "dei Rom"
incontra uno stereotipo comune che differisce solo leggermente da regione a
regione. Conosciuti come "Gypsy", "Zigeuner", "Gitans" o "Cíngaros", per molti
questi termini evocano quadri di persone scure in abiti colorati che
continuamente danzano e suonano di fronte alle loro carovane. Ma oltre a queste
spesso distorte immagini romantiche, gli "zingari" sembrano anche avere una
vasta gamma di esperienze sociali negative, come povertà, senza fissa dimora e
criminalità.
Ostrava, come pure un gran numero di altre città nella Repubblica Ceca, ha
una numerosa popolazione rom. Con quasi 320.000 abitanti, la città
post-industriale è la terza città della Repubblica Ceca, ed ha una popolazione
rom stimata tra i 20.000 e i 30.000 abitanti(3), pochi - anche
se il numero non è certo. Questo perché molti di origine rom che vivono ad
Ostrava non intendono identificarsi pubblicamente come tali, ma invece si
considerano e si dichiarano pubblicamente come Cechi. Questo fatto sfida i tempi
"moderni", un periodo apparentemente caratterizzato da democrazia, leggi
anti-discriminazione, la retorica dei diritti umani, ed il molto lodato
arricchimento della popolazione con "diversità" culturale ed un'aperta
conversazione con la storia, si senta ancora la necessità di nascondere le
proprie origini.
Una ragione per cui molti Rom non possono identificarsi come appartenenti
alle comunità rom è che spesso incontrano il rifiuto o la discriminazione nelle
società in cui vivono. Nel passato recente ci sono stati ripetuti esempi di
brutalità contro le famiglie rom, da parte di sconosciuti e talvolta (nei casi
diventati pubblici) da parte della polizia, in tutta Europa. Ma i membri della
comunità rom non sono esclusi dalla società maggioritaria tramite la sola
violenza, o l'aperta discriminazione e le offese. Ci sono anche ragioni più
profondamente radicate per cui i gruppi etnici continuano ad essere socialmente
esclusi(4).
In quanto tale, ritengo che nelle società sia nascosto un sofisticato sistema
di discriminazione che nasconda come lavori o avvenga su base giornaliera la
discriminazione dei componenti delle comunità rom. Tra l'altro, lo scopo di
questo articolo è dimostrare questa tesi. Ciò che farò sarà presentare alcuni
esempi che possano servire a sostanziare la mia affermazione. Questi esempi
offrono modi suggestivi di avvicinarsi alle più ampie - e più difficili da
risolvere - questioni sociali, quali il perché quel popolo con origini
differenti non sia in grado o sia incapace di diventare parte integrata della
società, nonostante le politiche sociali in atto. O, per dirla differentemente,
come le diverse dimensioni della società contribuiscano a perpetrare le
diseguaglianze esistenti tra i gruppi sociali.
Mi avvicino alle questioni con una ricerca nel settore artistico di Ostrava e
come si leghi alla comunità rom. Mi chiedo se ed in quale misura le arti, che
tradizionalmente hanno ricoperto il ruolo di rappresentare le rivendicazioni dei
popoli e dar loro una voce, accendano una luce sulla situazione dei Rom da
prospettive insolite o differenti. Per fare questo, ho tenuto la traccia di
mostre che hanno affrontato ad Ostrava varie questioni dall'anno 2002(5).
Ho trovato che rispetto alla relativamente ricca scena artistica e culturale
di Ostrava, l'arte connessa a "questioni rom" è sottorappresentata. Da un lato,
ciò si applica all'arte "su" o "circa" i componenti delle comunità rom, e
dall'altra all'arte nei cui processi creativi sono coinvolti gli stessi Rom in
quanti artisti, consulenti o registi. Dato che i Rom costituiscono quasi un
decimo della popolazione totale di Ostrava, diventa particolarmente urgente la
ragione di questa sottorappresentazione.
Mentre raccoglievo materiale da esaminare, ho parlato con persone collegate
in differenti contesti con membri delle comunità rom. Tra gli altri, inclusa la
preside di una scuola pubblica, dr. Soňa Tarhoviská, ed un'insegnante, Blanka
Kolářová, della stessa scuola "Církevní základní škola a mateřská škola Přemysla
Pittraand". Con 300 bambini iscritti, di cui solo due non sono rom, la scuola è
unica nel suo concetto artistico pedagogico. Dato che la scuola serve una
comunità che sotto molti aspetti è socialmente svantaggiata, la scuola, sin da
quando è stata fondata nel 1993, ha ospitato o partecipato a diversi progetti
artistici, che vanno dalla pittura alle produzioni teatrali, o spettacoli di
musica e danza.
Poiché il raggio d'influenza della scuola ed il gruppo coinvolto dall'arte
prodotta dai bambini non è il grande pubblico ma le famiglie degli alunni, non
fa parte dell'auto-concezione della scuola di contribuire a formare l'opinione
pubblica sui Rom. Secondo Blanka
Kolářová i progetti artistici, di cui una decina finanziati dalla città o
dall'Unione Europea, hanno più lo scopo di aiutare i bambini invece che dar loro
la possibilità di esprimersi. Un secondo e forse più importante obiettivo dei
progetti artistici è che i bambini, che nei progetti presentano le vite delle
loro famiglie, imparino di essere accettati come figli di famiglie rom. Secondo Blanka
Kolářová, la maggior parte dei bambini si vergogna di se stessi e di essere
parte di famiglie rom. I progetti artistici servono come approccio nel trattare
il concetto di identità e a sviluppare l'accettazione sino ad un certo grado di
autostima.
La scuola non solo si comprende come un contributo al lavoro esplicativo
rivolto ad una sfera di pubblico più vasta. Diventa invece evidente che il suo
approccio si basa sul livello base per un miglioramento dei bambini interessati
e delle loro reali situazioni familiari.
Poiché la scuola non raggiunge il pubblico, la risposta non è esattamente
valutabile. Però la preside stima che, se raggiungessero il pubblico coi loro
progetti, la risposta sarebbe positiva. Sono conclusioni tratte dalle reazioni
del pubblico alle esibizioni dei bambini nelle tradizionali danze e musiche rom
che hanno avuto luogo ad un festival annuale di Ostrava.
Ci fu una motivazione simile nell'aiutare le famiglie dei bambini a
sviluppare e rafforzare il senso di autostima e identità, secondo il direttore
del teatro "Divadlo Jiřího Myrona". Ha fatto recitare i figli delle delle
famiglie rom colpite dall'inondazione di Ostrava nel 1997 per l'esecuzione del
musical "AIDA". La risposta del pubblico fu, come riportata dai media,
abbastanza buona.
In passato, ci sono stati progetti artistici che in qualche modo hanno
coinvolto membri delle comunità rom, non solo come soggetti delle opere
artistiche, ma soprattutto come designer attivi delle mostre o degli spettacoli.
In questi progetti, la risposta del pubblico è stata differente da quella
dei progetti in cui i Rom (soprattutto bambini) hanno partecipato in quanto
persone socialmente svantaggiate o vittime.
Un esempio è un'esposizione che ha avuto luogo nel Museo di Belle Arti "Dům umění"
di Ostrava, nel 1999-2000. Un gruppo di studenti universitari ed una stazione
radio erano responsabili della mostra che presentava fumetti disegnati da
bambini rom. Originariamente era programmata alla Galleria Nazionale di Praga,
ma in seguito il direttore rifiutò di esporre "arte rom" nel suo museo. Soltanto
dopo il forte impegno di persone influenti, il progetto venne finalmente
finanziato ed esposto nel Museo di Belle Arti "Dům umění". Nonostante la
resistenza del direttore, il pubblico ha risposto positivamente alla mostra e le
persone coinvolte hanno detto di sentire un senso di rispetto da questa
esperienza.
L'idea dietro quel progetto era di aprire un sito importante di cultura
pubblica, come un museo, perché i Rom mostrassero i loro lavori come artisti e
come visitatori del museo interessati nel vedere l'arte dei Rom. Le difficoltà
di accesso che gli iniziatori hanno dovuto affrontare per entrare in un campo
come quello del Museo di Belle Arti, rappresenta solo un'idea dell'assenza di
qualsiasi accettazione del livello intellettuale per chi appartiene alla
comunità rom.
Se questi esempi possono essere considerati rappresentativi, confrontando i
differenti approcci all'arte rom ed ai differenti livelli in cui l'arte rom è
rappresentata, diventa ovvio quanto segue:
Quando il progetto artistico viene inquadrato sia per aiutare un
relativamente passivo protagonista (una vittima o un bambino) o inteso come un
progetto più o meno pedagogico, come parte di un festival che ha luogo soltanto
in un determinato periodo, la rappresentazione di una cultura (nel caso dei Rom,
danze e musiche) stereotipata (che arriva assieme agli aspetti "noti") volta
all'intrattenimento, sembra essere accettata. Ma appena il coinvolgimento dei
Rom è trasformato da oggetto di assistenza in soggetto attivo, o quando sono
percepiti come partecipanti alla creazione artistica in quanto artisti o come
parte della popolazione generale - come un potenziale visitatore - che era
antecedentemente riservato ai non rom, i Rom sembrano avere più difficoltà
nell'essere accettati o legittimati. Accettare persone in questa seconda
dimensione sociale, dove ci si incontra in posti come gallerie d'arte,
significherebbe accettarsi come uguali. Fintanto che la società interagisce con
"i Rom" soltanto nel perpetuare gli stereotipi, attraverso questi si mantiene il
controllo. Per esempio, possiamo parlare di loro, ma non con loro. Così, è
facile mantenere una certa immagine, uno stereotipo che ci permette di trattarli
in un certo modo. Fintanto che la società non permette ai Rom di parlare in
prima persona e quindi di poter generare un'(auto)concezione di se stessi, noi
non avremo da temere che possano variare la loro immagine, costruita e
manifestata attraverso discorsi che controllino e giustifichino il modo in cui
la società agisce con i Rom.
Lascerò alla discrezione del lettore considerare se il suggestivo argomento
fatto sull'arte recipiente nel museo, possa essere applicabile alle differenti
sfere della società, quali i luoghi di lavoro, il vicinato, o le istituzioni
educative. Inoltre, rimane la questione di come questa assegnazione di ruolo
manifestata da Rom e non Rom possa risolversi attraverso i discorsi pubblici e
le regole istituzionali.
1) Kathrin Buhl studia scienze culturali e scienze
politiche all'Università di Brema
2) Seguendo l'esempio di Rainer Mattern userò in tutto
questo articolo i termini "comunità rom" o "popolo rom" riguardo a Sinti e Rom,
Askali ed Egizi, citato in Mattern, R. (2009). Swiss-Aid-to-Refugees-Country
analysis, Kosovo: About the Repatriation of Roma. Bern,
Swiss-Aid-to-Refugees-Country Analysis.
3) Agarin, T., Brosig, M. (2009). "Minority integration
in Central Eastern Europe: between ethnic diversity and equality." Editions
Rodopi B.V. Last accessed October 4, 2010 at
http://books.google.de/books?id=182K1gZFAuoC&pg=PA307&dq=ostrava+population+statistics&ei=BuHmS_iUAoyqywSLhNDKCQ&cd=9#v=onepage&q=ostrava%20population%20statistics&f=false
4) Come esempio, è stato pubblicato un documento
sulla discriminazione dei Rom, sulla base di un lavoro sul campo nel 2008 in un
rapporto della Commissione Europea: Discriminazione nell'Unione Europea,
Percezioni, Esperienze ed Atteggiamenti.
5) Informazioni ricevute da Kumar Vishwanathan - Vivere Insieme, OnG di Ostrava sui diritti dei rom.