COMUNICATO STAMPA
DENUNCIA NEI CONFRONTI DEL SINDACO E DEL VICESINDACO PROTAGONISTI DEI RIPETUTI
SGOMBERI DEI CAMPI ROM A MILANO
[...]
CONFERENZA STAMPA
MARTEDI' 9 NOVEMBRE 2010 ALLE ORE 11,00
SALA STAMPA DEL TRIBUNALE DI MILANO (atrio centrale piano 3°)
Del testo della denuncia daremo copia in quell'occasione
Interverranno alcuni sottoscrittori della denuncia ed i legali che li hanno
assistiti, oltre ad alcuni Rom che abitavano i campi ripetutamente sgomberati .
In allegato:
§ Breve presentazione del campo Rom Forlanini/Cavriana e del Gruppo di
Sostegno Forlanini;
Milano, 3 novembre 2010
IL CAMPO ROM FORLANINI-CAVRIANA E IL GRUPPO DI SOSTEGNO
Chi percorre il viale Forlanini in direzione aeroporto, alla periferia est di
Milano, a un certo punto, sulla sinistra, vede un muro; è l'ultimo rimasuglio di
una caserma in disarmo. Alcuni anni fa, ospitava circa 150 profughi del Corno
d'Africa (erano i reduci da via Lecco, e poi si sono dispersi, tra Bruzzano,
piazza Oberdan e altri luoghi più o meno nascosti di questa metropoli
inospitale).
Il nostro Gruppo di sostegno Forlanini nacque allora, andando lì a conoscere
le storie tremende di uomini e donne in fuga dalla guerra, dalla repressione e
dalla fame, prodigandosi per le elementari necessità di quegli "ospiti", per la
maggioranza in possesso del permesso temporaneo perché rifugiati, ma come sempre
disperati, discriminati, obbligati a star nascosti e a non rivendicare alcunché.
Con un grande e diffuso sforzo di solidarietà, garantito da alcune
associazioni e soprattutto da "cittadini e cittadine attive", riuscimmo a
garantire un'esistenza un po' meno penosa a quegli uomini e donne, ma sempre
nella latitanza delle istituzioni. E arrivò lo sgombero, preavviso della svolta
sempre più militare impressa dalle autorità alla questione immigrazione, tanto
che la caserma fu abbattuta. Adesso, appunto, restano solo il muro frontale e
due corpi di guardia in muratura, nel frattempo resi inagibili dall'accanimento
dei successivi sgomberi.
E' in quest'ambiente, tra le radure e la campagna retrostante, tra il fango e
le sterpaglie, che si sono poi venuti a insediare alcuni piccoli nuclei di rom,
composti da coppie di anziani, famigliole più o meno allargate con bimbi
piccoli, ragazzi soli, reduci da altri sgomberi, oppure in fuga da una Romania
che ci viene raccontata come tremenda, ma forse a suo modo non tanto diversa
dalla Milano ringhiosa di questi anni.
Ed è ricominciata, da circa due anni una catena di solidarietà ancora più
larga. Ora il Gruppo svolge la sua attività umanitaria all'interno del campo Rom
in collaborazione con altre Associazioni di volontariato sociale milanesi; ha
una quarantina di componenti, che acquistano generi di prima necessità, fanno
accompagnamento sociale verso il pronto soccorso o gli ambulatori medici (per
una salute di grandi e piccini che è sempre più minata dalle pessime condizioni
ambientali), aiutano nelle minute pratiche burocratiche, tentano l'approccio
alla scuola, garantiscono la fornitura di tende, coperte, vestiti, nella
quotidianità come nelle punte più acute degli sgomberi, quando viene distrutto
tutto, dalle baracche agli affetti personali o ai beni di proprietà - come per
esempio un prezioso generatore -, ma soprattutto si insulta la dignità. Con il
nostro operato siamo riusciti ad avviare un contatto fiduciario, con soggetti
che da tempo hanno perso ogni riferimento con la cittadinanza, le istituzioni,
il potere.
Durante la seduta del Consiglio di Zona 4 del 11 febbraio 2010 abbiamo letto
un comunicato con il quale chiedevamo di fermare gli sgomberi e denunciavamo le
continue violazioni degli elementari diritti umani, contemporaneamente abbiamo
dichiarato pubblicamente "dopo ogni sgombero continueremo a garantirei beni
essenziali, quelle poche cose a cui ogni volta questi dannati della terra devono
rinunciare; torneremo a portare tende, coperte, farmaci e cibo e quant'altro
possa servire".
Le famiglie che risiedono in questo campo hanno trovato nel nostro gruppo
sostegno concreto: generi alimentari, abbigliamento, medicine, coperte, tende,
oltre all'accompagnamento verso le strutture pubbliche (ospedali e pronto
soccorso, per la cura delle malattie, e consultori familiari e pediatrici, per
quanto concerne le vaccinazioni dei bimbi e la maternità delle donne). Infatti,
molti abitanti del campo soffrono di varie patologie (respiratorie, reumatiche,
traumatologiche) proprio per le cattive condizioni di vita in questa situazione,
nel totale disinteresse degli organi preposti alla tutela della salute anche di
questi cittadini/e.
Grazie al lavoro di due anni in questo campo, siamo riusciti ad avere un
rapporto di totale fiducia ma, soprattutto, ad essere un riferimento certo,
nell'assenza totale di ogni contatto positivo con le istituzioni di questa
città. Ci stiamo adoperando per il loro inserimento lavorativo, ostacolato da
molte rigidità, e per l'inserimento scolastico, da settembre scorso infatti un
bambino ha iniziato a frequentare una scuola elementare in zona dove sta
sperimentando nelle maestre e nei compagni finalmente dei soggetti che lo
riconoscono e collaborano positivamente con lui.
In data 20 ottobre 2010 si è svolto l'ultimo sgombero: dalle 7,00 di mattina
gli abitanti del campo hanno atteso l'arrivo della Polizia locale insieme a una
decina di componenti del Gruppo di sostegno Forlanini. Nonostante la presenza di
minori (due bambine di 15 e 19 mesi e un maschio di 7 anni, tutti peraltro nati
in Italia) e di anziani con seri problemi sanitari – presenze già verificate da
precedenti accertamenti e in ultimo dal sopralluogo svolto dalla Polizia la sera
precedente - la procedura di sgombero è stata avviata comunque e con la totale
assenza dei servizi sociali. Il Gruppo di sostegno ha preteso, ma inutilmente,
l'esibizione di un titolo scritto per lo sgombero, oltretutto in assenza di una
chiara individuazione del proprietario del fondo.
Gli abitanti del campo sono stati allontanati e denunciati per occupazione
abusiva; successivamente sono entrate in funzione le ruspe per distruggere le
baracche, le tende e tutti quei beni che gli abitanti del campo non sono
riusciti a portarsi dietro nel loro ennesimo esodo.
Ora gli abitanti del campo vagano di nuovo nel quartiere e nella città, in
una città in cui non vengono riconosciuti a questa categoria "speciale" i
diritti di base: la casa, la salute, l'assistenza sociale e sanitaria,
l'istruzione, un lavoro.
Siamo ormai al quattordicesimo sgombero di questa realtà, che non ha mai
impensierito realmente gli abitanti del quartiere, cui basta il traffico
frenetico del viale e quel muro per non vedere quel luogo di perdizione. Eppure
gli "ospiti" di quel campo non si vogliono nascondere: ad aprile 2009, poco
prima del primo sgombero, a un'assemblea in piazza Ovidio con De Corato, indetta
sulla sicurezza, convincemmo due di quelle donne a intervenire pubblicamente;
davanti a una platea prima tumultuante e poi raggelata nell'ascolto, parlarono
della loro vita grama, della loro insicurezza, del degrado in cui non
volontariamente vivevano, dimostrando quanto erano "normali" gli "alieni" da cui
ci sentiamo "minacciati".
Ora il nostro gruppo intende intensificare la lotta a questa politica degli
sgomberi continui senza alcuna reale alternativa abitativa, contro questa
politica disumana ed illegittima; saremo presenti agli interventi che lì si
preannunciano, abbiamo già raccolto materiale per altri sgomberi, in modo da non
lasciare sguarnite le dotazioni; e intendiamo denunciare questi comportamenti
inumani nelle sedi ufficiali, alla stampa e agli organi nazionali e
internazionali a ciò preposti. Perché i "loro" diritti sono i "nostri" diritti.
Gruppo di Sostegno Forlanini -
scendiamoincampo@gmail.com
Milano, 3 novembre 2010