Segnalazione di Stefano Pasta
IncrociNews.it 14.10.2010 di Silvio MENGOTTO
Un "mosaico" di storie di accoglienza e di ospitalità nate dalla
generosità di parrocchie, famiglie, maestre, volontari e associazioni
Il laboratorio "Taive" realizzato da Caritas e Cooperativa Intrecci
In questi ultimi anni attorno ai rom di Milano è cresciuta una rete di presenze
formata da parrocchie, famiglie, maestre, volontari, associazioni e cittadini,
quale segno concreto di vicinanza e accompagnamento.
Numerose, in particolare, le esperienze di sostegno scolastico dei bambini rom
nonostante i ripetuti sgomberi. Racconta Flaviana Robbiati, maestra elementare
che ha ospitato una bambina rom con la madre: "Alcuni nostri alunni rom vivono
in casa, altri sono temporaneamente ospiti in un capannone messo a disposizione
dal sindaco di Segrate, una famiglia è ospite di una parrocchia".
Come molti altri parroci, anche don Marco Recalcati, dopo lo sgombero del campo
abusivo di via S. Dionigi, per diverse notti ha ospitato alcuni uomini rom nella
chiesa di San Giorgio alle ferriere, a Sesto San Giovanni. Oggi le Caritas di
Sesto e Cinisello propongono alle istituzioni cammini integrativi della
popolazione rom. Ogni domenica i volontari della Comunità di S. Egidio
accompagnano i bambini rom presso lo spogliatoio di una società sportiva del
quartiere per lavarsi e indossare vestiti puliti.
Un gruppo di Acquisto Solidale di via Feltre da mesi organizza una merenda fuori
dalla scuola "Due volte alla settimana per i bambini rom, ma anche per tutti
quelli che vogliono - spiega ancora Flaviana Robbiati -. È un'occasione per
avvicinarsi e scoprire che siamo un po' diversi, ma anche "molto uguali". I
genitori hanno organizzato anche un corso di teatro aperto a tutti i bambini".
L'inverno scorso è stato durissimo, sia per il gelo, sia per gli sgomberi. "Lo
sforzo di far venire i bambini a scuola da parte delle famiglie rom è stato
enorme - continua la maestra –. Spesso andavamo a prenderli al campo. Altre
volte si fermavano a dormire a casa dei compagni o delle maestre".
Dopo lo sgombero di via Rubattino, Anna Cossovich ha conosciuto i bambini e le
loro mamme: "Hanno avuto dei nomi e delle facce, hanno raccontato le loro storie
crude e io, insieme ad altre famiglie, abbiamo fatto cerchio intorno a loro".
Anna ha conosciuto una bambina "che viveva insieme a tanti altri, nel fango e al
buio di un campo abusivo, ma che non ha mai saltato un giorno di scuola
nonostante i numerosi sgomberi. Ora la bimba ha una casa, i suoi genitori stanno
imparando un lavoro che darà loro la possibilità di mantenersi, potrà continuare
ad andare a scuola, forse i suoi fratellini andranno all'asilo. Durante l'estate
questa bimba è partita con me e la mia famiglia per la montagna, perché ormai è
di casa da noi, ha fatto il suo primo pic-nic e la sua prima gita sulla barca al
lago, è la compagna di giochi, di studi e di storie della mia bambina".
Guido Maffioli, papà milanese di tre bambini in età scolare, ha conosciuto
Florin, un papà rom con tre figli anche loro provenienti dallo sgombero di via
Rubattino. "Florin e la sua famiglia - dice - sono stati ospiti prima da don
Piero Cecchi, parroco in via Padova; poi hanno trovato una vera casa in affitto,
con l'aiuto degli scout di zona. Florin ha trovato un lavoro regolare con cui
sostenere la spesa. Una borsa-lavoro sta dando una preziosa opportunità anche al
suo figlio maggiore. Ci sono bimbi rom che hanno trascorso insieme alle famiglie
dei propri compagni di classe le prime vacanze fuori dal campo".
Al campo rom di Segrate, dove sono arrivate le famiglie sgomberate da via
Rubattino, Paola Binni ha conosciuto Alina e i suoi quattro figli. "Alina è una
donna rom molto coraggiosa, determinata a integrarsi nella vita milanese per
dare ai suoi figli una vita degna di essere vissuta. L'ho assunta per fare le
pulizie, uscendo serenamente mentre lei rendeva lucidi i pavimenti. Insieme ai
genitori e insegnanti della scuola elementare del quartiere e alla Comunità di
S. Egidio, abbiamo deciso di aiutare Alina a trovare una casa per non dover
affrontare un nuovo inverno al freddo e al gelo. Noi come gruppo di volontari
siamo diventati garanti del contratto d'affitto, certi che tra un anno Alina e
suo marito Sandu possano adempiere al pagamento delle spese necessarie. Per noi
è una piccola spesa in confronto a "tutto quello che ci possiamo permettere";
per loro è la felicità di poter vivere finalmente una vita decorosa".
Da un anno Alberto Proietti ha conosciuto genitori, insegnanti, volontari di
associazioni e cooperative sociali, scoprendo "molte cose sui rom e su Milano".
"Personalmente - dice Alberto - ho seguito la vicenda di una famiglia rom con
tre figli che dopo aver vagato in vari "campi" ha avuto la possibilità di
iniziare un percorso di inserimento sociale: hanno trovato una sistemazione in
un appartamento e in pochi mesi, grazie a delle borse lavoro, i due genitori
hanno cominciato a lavorare rispondendo egregiamente alle richieste loro fatte".
A Milano, in via Bezzecca 3, è sorto "Taive" (che in lingua rom significa filo),
un laboratorio di piccola stireria e sartoria che dà lavoro e integrazione a
otto donne rom. Un nuovo progetto realizzato da Caritas in collaborazione con
Cooperativa Intrecci