Da
Romanian_Roma
SETimes.com
I Rom di Romania necessitano di una miglior rappresentazione politica e di
un efficace movimento civico, dice a SETimes l'attivista Margareta Matache.
By Paul Ciocoiu for Southeast European Times in Bucharest
Margareta Matache parla con Paul Ciocoiu, corrispondente del SETimes. [Victor Barbu/SETimes]
27/09/2010 - Margareta Matache è direttrice esecutiva del Centro Rom per
l'Intervento e gli Studi Sociali (CRISS). Ha parlato con SETimes sulla polemica
in corso riguardo alle espulsioni francesi dei Rom, sul progresso
dell'integrazione in Romania e gli ostacoli che restano.
SETimes: Descrivi CRISS e le sue attività.
Margareta Matache: CRISS è un'organizzazione per i diritti umani
fondata nel 1993 per difendere e promuovere i diritti dei Rom. Le priorità di
CRISS sono [ottenere] l'accesso alla sanità ed all'istruzione, ma abbiamo anche
un dipartimento ricerca ed offriamo consulenza legale nei casi di
discriminazioni, abusi e violenza.
Alcuni casi vengono adoperati per far pressione nel cambiare le leggi. Per
esempio, nel 2003, contro la segregazione nelle scuole, dove i bambini rom erano
spostati in classi o edifici separati. Nel 2007, dopo un colloquio con noi, il
ministero dell'istruzione ordinò la desegregazione delle scuole.
CRISS lavora con organizzazioni partner locali in Romania, che abbiamo
aiutato nello sviluppo. Di solito viviamo delle donazioni delle ambasciate, ma
lavoriamo anche in partnership con l'Open Society Institute e Central East European Trust.
SETimes: Puoi commentare sulle "misure di sicurezza pubblica" delle
autorità francesi, culminate con le espulsioni dei gruppi rom?
Matache: Osserviamo due serie di misure. La prima, il programma di
rimpatri volontari che la Francia ha sviluppato per diversi anni, prima dell'1
settembre. E' una forma camuffata di espulsione tramite denaro - 300 euro per
adulto e 100 euro per bambino - una compravendita del diritto di movimento.
Esaminiamo anche i programmi economici di cui i rimpatriati potrebbero essere
parte. Avrebbero dovuto ricevere 3.500 euro per iniziare un'attività, ma in
molti casi non sono nemmeno stati informati. Abbiamo persino scritto un rapporto
nel 2008 dopo una visita in Francia e nella regione di Timisoara, dove ai Rom fu
promesso che sarebbero stati inclusi nel programma.
Secondo, esaminiamo le violazioni della Francia dopo settembre della legge
comunitaria e dei principi e valori europei - per esempio, le impronte digitali
dei Rom espulsi. Alcuni lo accettano liberamente perché [attraverso le
pressioni] non è difficile ottenere il consenso.
Funziona così: all'inizio la polizia francese ammonisce i Rom che demoliranno
il loro campo entro una settimana e li espelleranno se non se ne andranno. Pochi
giorni più tardi, i funzionari dell'immigrazione informano i Rom che li
pagheranno per partire e - possibilmente - essere messi in lista di un programma
di reinserimento. I Rom sono d'accordo per ottenere alcuni benefici, invece di
essere sgomberati brutalmente, con le loro baracche demolite.
SETimes: La Francia sostiene di aver anche intrapreso misure per
proteggersi da pratiche illegali, come il traffico di persone.
Matache: Ci sono dei Rom coinvolti nel traffico di persone così come
Rom che ne sono vittime - e non solamente in Francia. Non penso che le soluzioni
risiedano nel restringere i diritti di una comunità etnica, ma nelle leggi
francesi e degli altri paesi. Ci sono leggi che affrontano crimini come il
traffico di persone.
SETimes: Ogni caso di infrazione della legge può essere trattato
individualmente?
Matache: Infatti, è ciò che prevede la direttiva europea sulla libertà
di movimento ed è così in tutto il mondo. la criminalità viene giudicata
individualmente.
SETimes: Quale paese porta le maggiori responsabilità riguardo la
questione rom?
Matache: I Rom sono cittadini rumeni e le maggiori responsabilità
ricadono sulla Romania. Prima dell'accesso nella UE del 2007, quando era
monitorata da vicino, Bucarest si sforzava di convincere la UE che il processo
d'integrazione dei Rom stava progredendo. Dopo il 2007, la questione rom è
diventata visibile in tutta Europa.
Mentre la Francia è molto concentrata nell'espellere i Rom e la Commissione
Europea ha autorizzato la discussione del documento sui Rom, le autorità rumene
sinora non hanno familiarità con i problemi della comunità e non hanno ancora
fissato la loro mente a risolverli.
L'argomento che i Rom non siano un problema nazionale ma europeo è andato
avanti per anni in Romania. Questo perché non abbiamo rappresentanti né a
livello politico o nelle organizzazioni rom internazionali che sono capaci di
negoziare col governo.
Comunque, trovo strano che la Francia decida sugli affari interni della
Romania - la nomina di un segretario di stato rumeno sui Rom è avvenuta su
richiesta della Francia. Entrambe sono membri UE ed hanno pari diritti, ma qui
la Francia impone la propria volontà.
SETimes: Non sono i leader rom che dovrebbero mediare e razionalizzare
il processo di integrazione?
Matache: Ci sono grosse discrepanze sul modo in cui i leader rom
affrontano l'integrazione nelle numerose comunità rom sparse nel paese. Incontro
leader locali ce esercitano il controllo sulla comunità. ma preferiscono
nascondere i problemi o non porvi interesse, a causa della loro posizione nei
municipi o nelle prefetture, dove agiscono in qualità di esperti.
Dato che sono una singola persona in un grande sistema, è più facile cercare
di mantenere il proprio incarico ed ignorare i problemi dei Rom. Durante un
conflitto tra Rom e Rumeni in Transilvania, nessuno della comunità rom riconobbe
la propria rappresentante presso la prefettura quando si presentò, perché non
era mai stata là.
Ci sono leader rom che hanno ottenuto rispetto tanto dalle autorità locali
che dalla comunità. Ma soprattutto, manchiamo di leader forti, specialmente
nella politica. Per esempio, non ci sono state reazioni nel parlamento rumeno
riguardo ai recenti sviluppi in Francia, o in Italia un anno fa. Includo qui
anche le istituzioni collegate come l'Agenzia Governativa Nazionale per i Rom.
Su 200 organizzazioni rom, solo 20 sono attive. Alcune sono state create da
leader che le chiamano "la mia organizzazione" e la usano per auto-legittimarsi
nelle loro relazioni con le autorità locali, ma non investono nelle persone o
generano programmi.
C'è sempre chi accetta cosa dice e cosa fa il governo. Le autorità presto
hanno capito che era facile dividerci. Possiamo generare unità attorno alla
lingua romanì, per esempio, nonostante il fatto che in seguito al comunismo
quasi il 40% non lo parla più. La storia rom potrebbe anche generare unità, ma
dev'essere inclusa nel libri di storia rumeni.
Non abbiamo un'agenda politica, i Rom non sono motivati a votare per un
politico rom, è per questo che c'è un solo rappresentante rom in parlamento.
A livello locale, c'è un desiderio generale di tenere dipendenti i Rom
perché, da un punto di vista elettorale, sono comprabili molto facilmente ed a
buon mercato. In breve, il problema riguarda la rappresentanza e la creazione di
un vero movimento civico rom. Finché non avremo dei buoni negoziatori, il
governo non si preoccuperà di integrarci.
SETimes: Come rispondete ai pregiudizi della maggioranza verso i Rom
nella loro integrazione?
Matache: Oltre alle campagne TV dirette alla maggioranza per mostrare
i Rom in maniera differente, abbiamo organizzato attività di strada come il "razzistometro"
quando abbiamo usato apparecchio per la misurazione della pressione sanguigna,
mentre ponevamo domande sui Rom. Ovviamente, l'apparecchio è stato usato
simbolicamente, ma le domande erano ben calibrate.
Dopo anni di campagne, abbiamo concluso che la gente ama gli spot TV o
visuali, ma è molto difficile influenzare la mente del Rumeno medio. Alcuni
pregiudizi derivano dalla mancanza di informazione. Alcuni Rumeni non hanno mai
incontrato un Rom, o li hanno solo visti mendicare, offendendoli per strada.
Questo si ferma nelle loro menti e diventa un punto di riferimento per i Rom in
generale. Ma se noi riduciamo il milione e mezzo di Rom in Romania solo a quelli
[svantaggiati] che sono visibili, non sapremo creare e sviluppare politiche di
integrazione.
Il cambio di mentalità inizia con l'istruzione. Fintanto ci sarà una forte
diversità culturale nelle scuole rumene, la maggioranza non potrà pensare ai Rom
diversamente.