Da
Baltic_Roma (in Mahalla, di
Russia si è scritto soprattutto a proposito di sgomberi forzati e violenze
poliziesche. Ecco un'altra versione dei fatti)
RIA
NOVOSTI
16/09/2010 - La cultura romanì, con tutte le sue pratiche controverse come le
predizioni e il furto dei cavalli, è stata parte del panorama multiculturale
della Russia per diversi secoli, e l'atteggiamento verso i Rom in questo paese è
rimasto tollerante, se non amichevole, sin dall'inizio.
L'attuale deportazione francese degli immigrati rom può essere salutato come
una misura sensata da Italia, Danimarca, Belgio, Svezia, Paesi Bassi e altre
nazioni europee che stanno per seguire, ma per i Russi questa idea sfida ogni
logica.
La comunità rom russa ora è di circa 200.000 secondo le stime ufficiali,
mentre i suoi membri si contano in mezzo milione. Eppure la comunità non si è
mai sentita aliena o paria in questo paese, dove i Rom iniziarono ad insediarsi
circa 300 anni fa. I primi gruppi romanì arrivarono in Russia dalla Polonia, ed
a loro venne quasi immediatamente concessa la cittadinanza russa, Molti di loro
si sono convertiti al cristianesimo ortodosso, la religione predominante nel
paese. Un decreto del Senato nel 1733 permetteva agli immigrati rom di risiedere
qui ed impegnarsi nelle occupazioni tradizionali come il commercio di cavalli.
Secondo questo decreto, potevano unire le loro proprietà e nel XIX secolo si
potevano trovare Rom tra gli intrattenitori, i mercanti, i borghesi e i
contadini.
Nel XX secolo, un'era di cambiamenti radicali in Russia, vennero fatti
ripetuti tentativi di acculturare i Rom russi, molti dei quali continuarono a
mantenere il loro tradizionale stile di vita nomade. Per esempio, durante la
campagna bolscevica di collettivizzare l'agricoltura in Russia, vennero messi
fuorilegge i tradizionali mercati di cavalli, deprivando i Rom che li vendevano
rubati o meno, della loro principale fonte di sostentamento. Le autorità
sovietiche tentarono anche di stabilire le comunità rom in residenze permanenti.
Ma molti dei suoi membri scelsero di stabilirsi volontariamente dopo la II
guerra mondiale. Tra di loro di gran lunga le attività più popolari erano legate
all'agricoltura e all'artigianato.
Durante la II guerra mondiale, i Romanì sovietici combatterono contro i
sovietici sia con l'esercito regolare che con le unità partigiane. Nei territori
occupate, furono braccati come bersaglio della campagna di genocidio nazista.
Molti Rom in Russia sopravvissero grazie alla solidarietà dei Russi che li
avvertivano dei pericoli e offrivano a loro un posto dove nascondersi.
Il 5 ottobre 1956, il parlamento sovietico emanò un decreto volto ad
obbligare tutti i Rom "vagabondi" ad abbandonare il loro stile di vita nomade ed
accettare i lavori comuni. Questa legge piuttosto rigida venne mitigata da
alcuni incentivi economici, come casa e terreni gratuiti.
Per quanto riguarda l'identità culturale dei Rom, non è mai stata violata in
questo paese. Il moscovita Teatro Romen, che presenta danze e canzoni rom
tradizionali, ha ottenuto popolarità e consensi generali tra persone di tutte le
etnie. Anche registi russi hanno aiutato a promuovere la cultura romanì. La
serie televisiva "Tsygan" diretta nel 1979 da Alexander Blank con popolari
attori sovietici, e una precedente produzione di Emil Lotjanu, "Anche gli
zingari vanno in cielo" ("Tabor ukhodit v nebo") hanno entrambe riscosso un
successo immediato presso il pubblico sovietico.
L'interesse russo nell'arte romanì ha una lunga storia, precedente all'era
sovietica. Molti aristocratici locali e membri della borghesia avevano una forte
passione per le danze e le canzoni zingare. Paradossalmente, le canzoni liriche
degli zingari di Russia erano comunemente viste nell'Europa del XX secolo come
una forma originale dell'arte russa, e l'intensità emozionale di queste canzoni
era intesa come una manifestazione dell'anima russa profonda.
Durante il boom commerciale russo degli anni '90, molti Rom iniziarono a
viaggiare all'estero procurandosi beni da rivendere con profitto in patria.
Altre tradizionali occupazioni romanì rivissero in quel periodo. Famiglie
allargate ricorsero al furto e alla truffa. Qualcuno finì coinvolto nel crimine
organizzato, incluso il traffico di droga, omicidi su ordinazione e schemi
immobiliari fraudolenti. Nel sottobosco criminale, ogni gruppo tribale romanì ha
la sua specializzazione.
La predizione della fortuna, occupazione romanì tradizionale, divenne la più
comune forma di sostentamento dei Rom di Russia nel periodo post sovietico.
Hanno anche cercato di immettersi in nuovi business, in particolare il traffico
di droga, con discreto successo. Secondo l'osservatorio anti-narcotici di san
Pietroburgo, sono stati i Tagichi ad occuparsi del commercio all'ingrosso di
eroina nella seconda città più grande di Russia, mentre i Rom sono stati
coinvolti nella distribuzione, assieme alla comunità azera. La mafia rom, con la
sua tradizione di mutua responsabilità, è riuscita a costruire un'estesa rete di
traffico di droga, la cui estrema segretezza rende difficile da individuare.
Atti sfacciati, fuorilegge o legali, sono abbastanza tipici dei Rom russi. La
sfida, dopo tutto, è un loro importante tratto culturale. Naturalmente, molti in
Russia sono sorpresi di vedere i Rom in Francia acquiescenti ad essere
deportati. Il compenso monetario offerto dalle autorità francesi (300 euro per
ogni adulto e 100 euro per bambino) può essere parte della ragione dietro al
loro esodo ordinato, ma non spiega tutto.
RIA Novosti commentator Olga Sobolevskaya - Le opinioni espresse in questo articolo sono dell'autore e non
necessariamente rappresentano quelle di RIA Novosti.
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