REPUBBLICA Milano
di ZITA DAZZI - Sgomberati dall'ex Enel a novembre, a poco a poco si sono
costruiti un nuovo villaggio tra rifiuti e topi
Fra le lamiere di via Rubattino il più contento di tutti è Mario, 9 anni.
Fino allo sgombero andava a scuola in via Feltre. A settembre tornerà in classe.
"Hai visto la mia nuova baracca? Ci entra l'acqua quando piove - dice Mario
sgranando gli occhi a mandorla sorridenti - ma fra qualche settimana rivedrò la
maestra e i miei compagni". Si riaprono le porte della scuola per Mario e per
altri 30 bambini del nuovo campo rom di via Rubattino. Non ci sono ancora
gli zaini e i quaderni nelle baracche e nelle tende della nuova favela. Solo
materassi buttati a terra, in mezzo a topi, rifiuti, sporcizia. Ma i bambini
sono contenti lo stesso, anche se questo posto fa schifo, peggio dell'ex Enel
dove stavano fino al novembre scorso.
Adesso i rom sono nella fabbrica abbandonata che si trova esattamente dall'altra
parte del viale, l'ex Innocenti. Attraversano la strada e si infilano nel varco
sbrecciato di un muro di cemento. Nello scheletro arrugginito dello stabilimento
abitano almeno in 200, tutti romeni, originari della zona di Craiova, Carpazi
meridionali. Condizioni igieniche e sanitarie, come al solito, devastanti.
Migliaia di metri quadrati di capannoni svuotati e decadenti, una fragile volta
di tubi di ferro annerito dal tempo, muri pericolanti, detriti, lastre
d'amianto. Il terreno dell'Aedes, l'immobiliare che possiede tutta l'area,
compresa la vicina Innse, ceduta al gruppo Camozzi dopo una lunga battaglia
degli operai.
Accampati nella ex Innocenti
Alla Innse, lì a pochi metri di distanza, il lavoro è ripartito. Nessuno si
preoccupa dei rom, arrivati a piccoli gruppi, negli ultimi mesi. Le prime
famiglie si sono costruite le baracche sotto l'ultimo brandello di fabbrica
rimasto in piedi, a ridosso della strada. Quelle arrivate dopo si sono piazzate
nella zona più interna del vecchio stabilimento, sotto alle altissime volte dove
un tempo nascevano le auto del miracolo economico. Sanja, tre anni, gioca con un
pezzo di ferro trovato per terra. Sua madre è fuori, "mengele, chiedere
elemosina", spiega il suocero, cui è affidata la bambina.
Due giovani volontari dell'associazione Segnavia, dei padri Somaschi, visitano
le tende e le baracche. C'è chi sta male e non si alza da terra, c'è chi chiede
"quando ci portate a fare la doccia", o "quando viene il medico". Queste sono le
prime necessità. "La maggior parte delle famiglie era stata anche al vecchio
accampamento all'ex Enel, sgomberato nel novembre 2009, e poi in mille altri
rifugi di fortuna fra Segrate, Sesto e Chiaravalle - spiega Stefano Pasta della
Comunità di Sant'Egidio - . Siamo riusciti a trovare casa e lavoro per circa 80
persone. Ma solo grazie all'aiuto dei cittadini del quartiere, che si sono
mobilitati dopo l'ultimo sgombero".
Ortensia, che ha quattro figli e il marito in galera, racconta che in tre mesi
ha subito altri otto sgomberi: "E adesso sono di nuovo qui. Da dove ero partita
l'anno scorso". Gente nuova continua ad arrivare dalla Romania. Il vicesindaco
Riccardo De Corato ha chiesto al prefetto di sgomberarli. Ma l'intervento per
ora è slittato: "L'area è privata e noi abbiamo già inviato due diffide alla
proprietà che deve mettere in sicurezza l'edificio con telecamere e
illuminazione per evitare nuove intrusioni. Altrimenti fare uno sgombero sarebbe
inutile".
Verusja gestisce un piccolo bar col frigo alimentato da un generatore, vende
birra e Coca Cola. "Lei è ricca", la guardano con invidia gli altri. Pochi hanno
i soldi per servirsi al bancone. La maggior parte si accontenta della
fontanella. Bracieri di fortuna ardono davanti a ogni tenda. Pesce fritto per i
più fortunati, patate e cipolle per gli altri. Dentro alle baracche materassi
umidi di pioggia e di sporcizia. Ma davanti a una tenda c'è un generatore e una
tivù che trasmette l'Era Glaciale 3 con i sottotitoli in romeno. Un
pubblico di tutte le età assiste allo spettacolo e non ride.
I bambini sono tantissimi, come negli altri accampamenti dove hanno vissuto
questi zingari. I più grandi danno la caccia ai topi. Maresa, 17 anni e due
figli, allarga le braccia e insegue la bambina che gattona in mezzo ai rifiuti:
"L'altro giorno abbiamo trovato un serpente. Per caso avete pannolini?". Valerio
Pedroni, coordinatore dei volontari dei padri Somaschi, è sconsolato:
"Conosciamo alcune di queste famiglie da quattro anni almeno. All'ultimo
sgombero, qui, in via Rubattino, otto mesi fa, il Comune ha mandato solo le
ruspe e le maestre hanno finito per portarsi gli alunni rom a casa. Abbiamo
lavorato per mesi, siamo riusciti ad inserire otto famiglie in appartamenti in
affitto, con borse-lavoro per gli adulti. Ma sono progetti a lunga scadenza. Non
si può pensare di risolvere tutto solo con lo sgombero".
(14 agosto 2010)