Da
Roma_und_Sinti
Distretto rurale di Rotenburg
A causa delle sue "scandalose espulsioni", il Consiglio per i Rifugiati della
Bassa Sassonia ha aspramente criticato il distretto di Rotenburg e la Bassa
Sassonia. Il caso di due famiglie, rimpatriate Mercoledì 17 Marzo in maniera
forzosa da Rotenburg in Kosovo, mostrerebbe che quando si tratta di rifugiati
provenienti dal Kosovo le autorità non hanno nessuna pietà, nemmeno per le
persone anziane o gravemente malate.
"La famiglia S. (i genitori e tre bambini) è stata rimpatriata nonostante due
dei suoi membri fossero gravemente malati", spiega Bastian Wrede del Consiglio
per i Rifugiati. "La signora S. soffre di una psicosi cronica e necessita
regolarmente di medicinali e di continui trattamenti medici specialistici. Il
figlio di sedici anni soffre di diabete di tipo 1 e necessita di dosi di
insulina più volte al giorno. A causa di un ritardo nell'apprendimento, non è in
grado di provvedere da solo al dosaggio delle sue medicine; e poiché nemmeno sua
madre si trova in condizione di farlo, il ragazzo dipende dall'aiuto del padre.
Un dosaggio sbagliato o la mancata somministrazione dell'insulina possono avere
pericolose conseguenze nel lungo periodo, persino mortali. Come verranno
assicurate, in Kosovo, l'assistenza medica ed i medicinali per la signora S. e
per suo figlio, non risulta sin'ora chiaro.
A quanto riporta il Consiglio per i Rifugiati, anche i nonni della famiglia S.
sarebbero stati prelevati da Rotenburg e portati all'aeroporto di Düsseldorf.
Nonostante entrambi siano malati di diabete e dipendano da trattamenti
farmacologici e cure specialistiche, li si voleva spedire anch'essi in Kosovo.
Il loro rimpatrio è stato solo sospeso, poiché la nonna, che a causa del diabete
è quasi cieca, è collassata in aeroporto e si è dovuto procedere col suo
trasferimento in ospedale.
"La famiglia S appartiene alla minoranza rom degli Ashkali, che in Kosovo è
sottoposta a massiccia discriminazione. Molti appartenenti a tale minoranza
vivono segregati in insediamenti dove regna la povertà, e non ricevono alcuna
assistenza sociale o medica", ha dichiarato Bastian Wrede.
Il secondo caso è quello della famiglia R. di Zeven. Il padre, psichicamente
malato e a rischio suicidio, ha dovuto essere trasportato in ambulanza a
Dusseldorf, dall'aeroporto in un ospedale. La famiglia è stata così separata,
con la signora R. ed i tre bambini che da soli sono stati espulsi verso il
Kosovo.
"I rimpatri spietati di Rom ed Ashkali, nei quali le autorità includono senza
alcun riguardo i malati e gli anziani e non si fermano neppure di fronte alla
prospettiva di separare una famiglia, portano distintamente la firma del
Ministero degli Interni della Bassa Sassonia", è la constatazione del Consiglio
per i rifugiati. L'organizzazione ha esortato il governo dello stato federato e
le autorità competenti in materia d'immigrazione a cessare i rimpatri in Kosovo
di persone gravemente malate o appartenenti ad una minoranza etnica, e di
curarsi della salvaguardia delle famiglie.
Anche Hans-Peter Daub, sovrintendente della diocesi di Rotenburg della Chiesa
Evangelico - luterana, appare colpito dalla "enorme durezza" con la quale
l'autorità civile esegue i rimpatri. Il consigliere per i rifugiati, Eckhard
Lang dell'opera diaconale, ad esempio conosce ed offre sostegno da molto tempo
alla famiglia S., la quale vive a Rotenburg da più di venti anni ed i cui figli
sono nati in Germania. Già l'anno passato la diocesi si era interessata al loro
destino ed aveva partecipato ad una raccolta firme indetta dal Consiglio per i
rifugiati. L'iniziativa aveva lo scopo di assicurare la permanenza dei rifugiati
Rom kosovari in Germania, al fine di dare loro prospettiva di vita (vedi
www.rotenburger-rundschau.de). "Il fatto che l'amministrazione non mostri
quasi alcun riguardo per le condizioni di salute delle persone coinvolte, ci
sembra un punto particolarmente problematico" lamenta Daub, secondo il quale la
situazione in Kosovo per i rifugiati rimpatriati sarebbe tanto disastrosa ora
quanto lo era prima.
Bastian Wrede ha annunciato che il Consiglio per i Rifugiati effettuerà
un'indagine sulle modalità di svolgimento dei rimpatri e sui successivi sviluppi
delle situazioni riguardanti le due famiglie coinvolte. Una verifica della
legalità dei procedimenti sarà svolta in collaborazione con gli avvocati delle
famiglie stesse.
Con un'espulsione collettiva, il 17 Marzo sono state rimpatriate in Kosovo 53
persone: tra queste, anche 30 appartenenti alle minoranze etniche Rom e Ashkali.
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