Da
Mundo_Gitano
Bambina rom nell'accampamento di Itaquaquecetuba. Photograph: Paulo Pepe -
The Guardian weekly
Natalia Viana dice che finalmente i Rom sono ascoltati dopo secoli
di discriminazione in Brasile - uno dei pochi paesi che hanno avuto un
presidente di discendenza rom
31/03/2010 - Elizete de Cardoso dice, "I nostri giorni sono duri. La gente ci
sfugge. Hanno paura." E' la moglie del capo dell'accampamento rom di Itaquaquecetuba,
alla periferia di san Paolo.
Dentro le tende arancioni, donne con vestiti lunghi e colorati, accovacciate
sul pavimento sporco bevono caffè. Mescolati tra loro, stoffe rattoppate,
vasellame, stereo e TV. Sono appena tornate dal loro giro giornaliero nel centro
città, dove leggono la mano, guadagnando l'equivalente tra i 10e i 12 $ al
giorno.
Il campo non ha elettricità ed acqua potabile, anche se le famiglie vivono lì
da oltre 20 anni. Non ci sono servizi igienici per i 100 residenti.
Soltanto poche amministrazioni locali in Brasile forniscono terreno per i
Rom. In molti posti, come ad Itaquaquecetuba, vivono su di un terreno privato a
perenne rischio di sgombero.
Ma stanno per arrivare dei cambiamenti. Nel 2006 il Brasile ha dichiarato il
Giorno Nazionale dei Rom. L'anno scorso il ministero della cultura ha stabilito
dei premi per iniziative che preservino e disseminino la cultura rom. E' stata
pubblicata una guida ai diritti dei Rom. La sua autrice, Mirian Stanescon,
avvocata rom da Rio de Janeiro, dice: "E' la prima volta che un governo ascolta
i Rom."
Tornate al campo, le ragazze scorazzano. In poche hanno mai frequentato una
scuola. Il governo stima che il 90% dei Rom nei campi sia illetterato. Il
conciatore
Claudinei Pereira ricorda la sua lotta per mandare il figlio più grande a
scuola: "Quando dissi che ero uno zingaro, mi risposero che non c'era posto."
Molti Rom parlano la loro lingua nei campi. In pochi hanno un certificato di
nascita. I matrimoni combinati a 13-15 anni sono comuni.
Però è cambiato il lavoro. Al posto dei tradizionali carri a cavallo, il
mezzo principale sono macchine usate, spesso senza documenti. "Vendiamo e
scambiamo automobili, beni riciclati, ed apparecchiature dal Paraguay," dice
Euclides Ferreira, il capo del campo.
Il vice segretario per la promozione dei diritti umani, Perly Cipriano, dice
che il suo dipartimento sta cercando di persuadere le amministrazioni locali ad
aiutare i Rom. Il principale problema, dice, è la mancanza di documentazione
autorevole sulla cultura ed i bisogni dei Rom.
Problemi non nuovi per i Rom. I primi ad arrivare in Brasile furono deportati
dal Portogallo tra il XVI e il XVIII secolo. Una volta qui, la loro lingua venne
proibita, furono perseguitati dai governi locali, e mandati di città in città.
Nel 1700 alcune città nello stato di Minas Gerais richiesero di detenere i Rom e
sequestrare i loro beni. Altri Rom arrivarono con gli immigrati dall'Europa
dell'est nel XX secolo. Ufficialmente vennero banditi, ma molti mentirono sulle
loro identità.
Questa storia di discriminazione continua ad avere conseguenze oggi, secondo Yáskara Guelpa,
rappresentante rom alla Commissione Nazionale delle Comunità Tradizionali. "C'è
un enorme pregiudizio nella sanità e nell'istruzione. Per esempio, se una
ragazza zingara va a scuola con la gonna lunga, l'insegnante non capisce e le
chiede di portare i pantaloni - e questo è contro la nostra cultura."
Non c'è mai stata una ricerca nazionale sui Rom, anche se il governo dice che
il prossimo censimento includerà una categoria rom. Stime indipendenti danno il
loro numero tra i 250.000 ed un milione.
In molti casi, l'unica presenza dello stato nei campi è la polizia. Padre
Rocha, prete cattolico, ha testimoniato scene di abusi polizieschi. "La polizia
non riconosce che per i Rom la tenda è la loro casa e quindi è inviolabile
secondo la costituzione. Entrano nel campo con aggressività, colpendo le pentole
sul fuoco e gridando alle persone," dice.
"Avrei voluto studiar legge per fermare le estorsioni della polizia. Quando
trovano un'auto senza documenti, chiedono [10 $] e gli uomini devono trovare il
modo di ottenerli. Una volta, in un campo a Espírito Santo, protestai e venni
ammanettato."
Non tutti i Rom brasiliani sono nomadi o poveri. Yáskara Guelpa è una
giornalista che vive in un elegante quartiere di San Paolo. Ma, dice, "Non vado
in giro a parlarne. Il pregiudizio è ancora troppo forte."
Anche Adriana Sbano si sente obbligata a nascondere la sua ascendenza.
"Lavoro in una scuola-bene e me ne sto tranquilla, perché non si sa quale
potrebbe essere la reazione. Non posso rischiare di perdere il lavoro," dice.
Jucelho Dantas da Cruz, professore biologo all'Università Statale di Feira de
Santana, è uno dei pochi che non ha mai nascosto la sua identità. "Anche se
alcuni studenti lo trovano strano, sono un Rom, cuore ed anima. Sarebbe un
crimine negare le mie origini."
Il Brasile è uno dei pochi paesi ad aver avuto un presidente di discendenza
rom,
Juscelino Kubitchek, che fondò la capitale Brasilia nel 1963. Ma non ammise mai
le sue origini. Fu lo storico rom Rodrigo Correa Teixeira che trovò i documenti
che mostravano come il nonno di Kubitchek fu uno dei primi Rom dall'Europa
orientale ad installarsi in Brasile.
Cipriano ritiene che la politica stia lentamente aiutando a cambiare
l'attitudine verso i Rom.
Concorda Yáskara Guelpa: "Con tutti i problemi ed errori, dobbiamo ammettere
che questo governo ha aperto le porte ai Rom per dire: Esistiamo."