Un breve resoconto che ho scritto con rapidità, indignato dalle dichiarazioni
della Moioli:
Tommaso Vitale, Dipartimento di Sociologia e della Ricerca Sociale -
Università di Milano Bicocca
19/nov/09: Non è certo il primo sgombero a cui assisto. Questa mattina alle
5.45 in
via Rubattino c’erano già alcuni uomini che uscivano per andare a
lavorare nei cantieri. Non credevano sarebbe arrivato lo sgombero, proprio oggi.
C’era già Stefano, della Comunità di S. Egidio, presente, ben più sveglio di me.
Capace di parlare con tutte le persone della baraccopoli, conoscendole una a
una. C’era già anche un cittadino del quartiere, in pensione, che abitualmente
accompagna i bambini a scuola, organizzando una sorta di piedibus in cui bambini
rom e gagi si tengono per mano. Alle 6.00 sono iniziate a uscire le prime
famiglie che hanno preso sul serio la notizia dello sgombero. Solo coppie senza
figli, più rapide e capaci di “prendere su” le proprie cose e cercarsi un’altra
sistemazione. Per chi ha figli, spostarsi è ben più difficile. Pian piano tutti
hanno iniziato a svegliarsi e uscire. Forse 250 persone, probabilmente di più.
Almeno 80 bambini. Pian piano sono arrivati anche altri gagi: Elisabetta e tante
persone della Comunità di S. Egidio, Greta, Valerio e tanti da Segnavia -
l’associazione animata dai padri Somaschi -, Fabio, Lavinia e tanti altri del
Naga, e poi le maestre delle scuole elementari del quartiere, alcuni genitori,
Vincenzo e le persone del circolo Acli di Lambrate, Patrizia Quadrelli -
consigliera comunale di Rifondazione - e David Gentili - consigliere comunale
del PD. E poi i giornalisti, Repubblica, Corriere, Radio Popolare. Un sacco di
persone, e non solo delle associazioni coinvolte abitualmente nel Tavolo Rom.
Tanti cittadini ordinari, a testimonianza dei legami forti creati nel quartiere.
Le persone sono arrivate così presto alla mattina, forse anche senza credere
veramente allo sgombero. Quasi per rassicurare e rassicurarsi. In una delle
prime mattine un po’ fredde, con una pioggerellina intermittente.
Alle sette di mattina eravamo già tutti lì. Convocati da sms rapidi, e-mail
veloci poche ore prima, fra le 18.00 e le 21.00 del giorno precedente - “pare
che sia veramente domani lo sgombero... appuntamento in via Rubattino”. Poi è
sorto il sole, alle 7.20. E alle 7.30 sono arrivate le ruspe. Alle 7.40
l’esercito (polizia di stato e carabinieri) e la polizia locale. La normativa
internazionale prevede che non possa essere fatto uno sgombero in assenza di
alternative abitative. Prevede anche che debba essere data una notifica
individuale ai maggiorenni. Né l’uno, né l’altro vincolo è stato rispettato .
Prevede anche molte altre cose, come si può leggere nel dettaglio nei tanti
documenti del Tavolo Rom di Milano (vedi:
Documento Tavolo Rom - Politiche e
interventi possibili per i rom e i sinti a Milano2.rtf ).
Più di trecento persone si sono viste distruggere ogni effetto personale che non
sono riusciti a portare subito via con sé. Materassi, letti... tutto è stato
distrutto.
Il Comune non ha predisposto alcuna alternativa abitativa per le persone. De
Corato ha fatto girare dei comunicati stampa con una frase non rispondente alla
realtà: “i servizi sociali hanno offerto a donne e bambini l'accoglienza nelle
strutture comunali”. Solo a cinque donne con figli è stato data l’opportunità di
andare in Comunità mamma con bambino, 3 a Monza, 2 a Milano. Ma altre 40 donne
hanno fatto richiesta, per iscritto, al Comune. Gli è stato detto, noi presenti,
che potevano essere accolti solo bimbi fino ai 7 anni, dagli 8 in sù sarebbero
stati allontanati e messi in Comunità senza i genitori. 67 adulti maschi hanno
fatto richiesta per usufruire delle strutture dell’accoglienza freddo, ma è
stato detto loro di andare in stazione centrale, fare richiesta e mettersi in
lista di attesa (che consta già di 160 persone). Moltissime coppie di genitori,
poi, non hanno accettato di separarsi e hanno chiesto aiuto per trovare una
dimora, hanno chiesto di preservare la loro unità familiare. Nessuna mamma,
anche di quelle che avrebbe accettato di separarsi dal marito ha accettato però
di separarsi dai bimbi con più di sette anni.
Le associazioni del Tavolo Rom, per voce del segretario generale della Camera
del Lavoro metropolitana di Milano, Rosati, hanno sentito il Prefetto. Hanno
parlato con voce unica, hanno chiesto spiegazioni per questo comportamento
sconsiderato. Il Prefetto ha risposto di aver ricevuto dal Comune di Milano
un’assicurazione preventiva allo sgombero che tutti i bambini avrebbero trovato
accoglienza con i loro genitori. Non è avvenuto. Il dirigente del Comune di
Milano presente non aveva alcun piano di accoglienza se non per 5 mamme. Le
pressioni sul Sindaco e sul Prefetto hanno portato lo stesso dirigente, che si
era già allontanato, a tornare e prendere ulteriori richieste, senza però nulla
garantire. Non vi è la disponibilità politica di mettere a disposizione le
strutture di emergenza della protezione civile ubicate in via Barzaghi. Non vi è
disponibilità ad ampliare i posti dell’emergenza freddo. Nel dormitorio di viale
Ortles non possono entrare mamme con bambini, forse potrebbe trovarvi posto una
(!) donna senza figli.
Il Cardinale, pastore della chiesa ambrosiana, è stato avvisato, e più persone
gli hanno dato un racconto dettagliato: non ha caso le sue parole sono state
forti e precise nel pomeriggio: “Chi ha alte responsabilità deve ascoltare
l’invocazione che viene da tante forme di miseria, ingiustizia e solitudine. A
vincere deve essere sempre la dignità dell’essere umano. La miseria non sia
zittita, ma piuttosto ascoltata per essere superata”.
Le principali organizzazioni per i diritti umani sono state informate, e stanno
scrivendo e facendo pressione sull’amministrazione. Tutti si chiedono che
urgenza ci fosse nell’effettuare uno sgombero così radicale proprio ora, alle
porte dell’inverno. Tutti si chiedono perché lo sgombero è stato effettuato
proprio oggi. Perché oggi non è un giorno ordinario per la Giunta milanese.
Questa mattina nell’aula consiliare di Palazzo Marina veniva celebrata una
giornata ben precisa.
Mentre si distruggeva una baraccopoli senza proporre alcuna alternativa a 300
persone, l’assessore alla Famiglia (!) Mariolina Moioli festeggiava nell’Aula
Consiliare di Palazzo Marino la XX Giornata internazionale dei Diritti
dell’Infanzia.
Visto che queste grandi operazioni con centinaia di poliziotti non sono
organizzate da un giorno per l’altro, questa mattina eravamo come attoniti nel
pensare che l’Assessore alla Famiglia abbia potuto pianificare per la stessa
giornata, negli stessi orari, di festeggiare i diritti dell’infanzia e di
lasciare 80 bambini su un marciapiedi. Attoniti, non perché ingenui, attoniti
non perché di primo pelo. Stupefatti dalla arroganza dell’amministrazione
nell’esercizio del potere, che forse non teme nemmeno la critica.
Questa mattina, nelle tre scuole elementari del quartiere era previsto per i
bambini di festeggiare la XX Giornata internazionale dei Diritti dell’Infanzia.
I bambini si sono preparati, hanno studiato la Carta dei diritti dell’infanzia.
E oggi hanno scritto delle lettere al sindaco di Milano. Hanno chiesto
spiegazioni per l’assenza dei loro compagni di scuola. Hanno chiesto spiegazioni
del mancato rispetto dei fondamentali della Carta. Hanno chiesto come mai questo
possa avvenire proprio oggi.
Ancora una volta, mi sembra che non sia tempo sprecato ribadire con grande forza
che i rom appartengono alla comune umanità. Che l’infanzia rom è l’infanzia
umana. Che un trattamento differenziale lede la nostra Costituzione.
Ancora una volta, mi sembra che ribadire l’appartenenza dei rom alla comune
umanità sia troppo poco, un orizzonte imprescindibile ma solo morale. Occorre
abbinare a questo anche una progettualità politica, che riconosca parola e
dignità a queste persone, che con loro pensi percorsi incrementali di
inserimento e autonomia possibile. Nonostante il dolore, non resteremo senza
parole e capacità di proposta politica.
PS:
Senza ritegno, l’assessore Moioli ha dichiarato “Gli operatori dei Servizi
Sociali - prosegue l’assessore Moioli - , d’intesa con la Prefettura e le realtà
del privato sociale, si stanno già occupando di mamme e bambini attraverso un
progetto condiviso, elaborato negli scorsi giorni: a tutti è stata offerta la
possibilità di essere ospitati presso strutture d’accoglienza, ma solo sei
famiglie hanno accettato il ricovero il comunità”. E ha precisato: “Tengo a
ribadire che a tutti i 61 nuclei familiari che vivevano in quel campo è stata
offerta un'opportunità di accoglienza e che l'attenzione dei nostri operatori è
stata massima, in particolar modo per i bambini e per le loro mamme”. Con che
coraggio si può dichiarare una cosa del genere dopo aver messo a disposizione
solo cinque posti in Comunità?
Arrivata la notte, e il freddo. 6 uomini adulti hanno trovato accoglienza alla
Casa della Carità, una dozzina di famiglie in tre parrocchie del quartiere e in
un’altra struttura di accoglienza. Ovviamente per pochi giorni. Più di duecento
persone sono restate senza un tetto sopra la testa. Somaschi e comunità di S.
Egidio questa sera hanno distribuito almeno 170 coperte. Prima a bambini, donne
incinte e persone anziane. Nemmeno le coperte sono state messe a disposizione
dalla protezione civile.