del Sen. Roberto Della Seta (PD)
Premesso che:
Amnesty International ha espresso preoccupazione e contrarietà per lo sgombero
forzato del campo "Casilino 700" di Roma (leggi
QUI ndr), nel quale vivevano circa 400 persone di etnia rom, avvenuto lo
scorso 11 novembre 2009. Nell'appello, l'organizzazione per i diritti umani
sollecita il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e il sindaco Gianni Alemanno ad
assicurare che a tutte le famiglie sgomberate sia fornita una sistemazione
alternativa come soluzione di emergenza e sia accordato un risarcimento per
tutti i beni che sono stati distrutti durante lo sgombero forzato; Inoltre,
Amnesty International ricorda che "gli sgomberi forzati, eseguiti senza
protezioni legali o di altro tipo, sono proibiti dal diritto internazionale in
quanto grave violazione dei diritti umani, in particolare del diritto a un
alloggio adeguato". Secondo quanto riferito dalle Organizzazioni non governative
(Ong) e dai mezzi d'informazione, all'alba dell'11 novembre 2009 circa 150
agenti di polizia hanno sgomberato le famiglie dal campo di via di Centocelle,
nella parte est della Capitale. Tutti gli accampamenti della comunità sono stati
distrutti e circa 20 rom sono stati arrestati, nonostante non si sappia di cosa
siano accusati; le Ong locali, tra cui Legambiente Lazio, affermano che la
comunità nomade non ha ricevuto alcuna notifica dello sgombero forzato né è
stata consultata, e che il Comune di Roma ha offerto rifugi per brevi periodi
solo ad alcune donne e ai bambini piccoli, nei dormitori dei senza tetto di
Roma. In base alla legge italiana, le autorità dovrebbero notificare lo sgombero
a tutte le persone oppure pubblicare un'ordinanza o un preavviso. In ogni caso,
non essendo stata l'ordinanza formalizzata in questo modo, la comunità non ha
potuto rivolgersi alla magistratura per tentare di fermare o posticipare lo
sgombero; è importante evidenziare che nella comunità nomade ci sono circa 140
bambini, di cui 40 frequentano una scuola nelle vicinanze. Lo sgombero minaccia
di interrompere la loro scolarizzazione e sconvolgere seriamente la loro
educazione. La maggior parte di coloro che vivono nel campo di Centocelle -
secondo Amnesty International - ha già subito in precedenza sgomberi forzati,
con distruzione di accampamenti, vestiti, materassi, e qualche volta, di
medicine e documenti; a giudizio degli interroganti, dopo questo ennesimo
sgombero forzato, effettuato in assenza di un qualsiasi piano nomadi, il Comune
di Roma ancora una volta ha confermato la sua visione proprietaria della cosa
pubblica e di essere cieco e sordo rispetto ai più basilari diritti delle
persone. È gravissimo che si impedisca, come è avvenuto il 17 novembre 2009, a
dei pubblici ufficiali, quali sono gli eletti dal popolo, l'accesso a strutture
nello stabile di via Salaria n. 971, dove da qualche giorno risiedono i nomadi
sgomberati dal Casilino 700. La struttura risulta essere presidiata da guardie
giurate e vigili urbani che impediscono a chiunque di accedere alla struttura e
controllare le condizioni in cui vivono il centinaia di persone, appena accolte.
A questo punto, è sempre più evidente che il "piano nomadi" del Comune di Roma
non e' altro che un triste e inquietante progetto di "lagerizzazione"; ad
opinione degli interroganti, se da una parte è doveroso evidenziare che nello
sgombero le Forze dell'ordine hanno tenuto un comportamento responsabile,
dall'altra è innegabile che tutta l'operazione è stata un perfetto fallimento
politico e sociale. Con il suo "piano nomadi", di fatto il Comune di Roma sta
estendendo il problema su tutto il territorio del VI, del VII e del X municipio.
Ci vorranno giorni per ricostruire la mappatura di dove ora queste persone si
sono spostate. Le 85 persone sgomberate al Casilino 700 che si erano rifugiate
nell'ex stabilimento della Heineken, e che ieri erano state nuovamente
sgomberate, sono andate adesso a Tor Sapienza dove ci sono già due campi nomadi,
al confine tra il V e il VII municipio. La Polizia municipale ha segnalato un
esodo sulla Collatina e sulla Prenestina, di persone che presumibilmente sono
andate a rifugiarsi in due piccoli campi abusivi già esistenti in via Longoni e
via Collatina. In pratica l'intervento del Comune non ha fatto altro che
disperdere il problema sul territorio,
si chiede di conoscere:
se il Ministro in indirizzo non intenda riferire sui gravissimi motivi che hanno
impedito a dei pubblici ufficiali, quali sono i consiglieri comunali e
circoscrizionali, l'accesso a strutture dove da qualche giorno risiedono i
nomadi sgomberati dal Casilino 700; se non intenda appurare se tale sgombero sia
riconducibile di fatto ad uno "sgombero forzato", cioè eseguito senza protezioni
legali o di altro tipo stabilite dal diritto internazionale, e dunque
configurabile come grave violazione dei diritti umani, in particolare del
diritto a un alloggio adeguato, e di accertarsi inoltre se sia stato assicurato
a tutte le famiglie sgomberate una sistemazione alternativa come soluzione di
emergenza; se non intenda intervenire con atti di propria competenza presso il
Comune di Roma, la cui gestione, a giudizio degli interroganti, sconsiderata del
problema dei campi nomadi sta recando grave disagio a centinaia di persone e ed
esponendo tutta la popolazione ad una presenza ancora più incontrollata di campi
abusivi e spontanei.