NEWS (Osservatorio razzismo) - 19-11-2009
Razzismo, divieto di comizi per il sindaco Tosi
Verona, la pena accessoria della Cassazione alla condanna per l’offesa ai
sinti: niente interventi pubblici per tre anni
la Repubblica (edizione cartacea), giovedì 19 novembre 2009
PAOLO BERIZZI
VERONA - Tosi come Gentilini. Dopo la condanna (istigazione al razzismo)
inflitta al fumantino vicesindaco di Treviso, tocca ora al primo cittadino
leghista di Verona subire l’onta e le conseguenze di un provvedimento definitivo
(propaganda razzista) per i suoi eccessi contro gli immigrati. In questo caso i
cittadini sinti che nel 2001, con una campagna muscolare fatta di slogan
martellanti, Tosi voleva cacciare dalla città che oggi amministra. Anche per
lui, oltre a due mesi di reclusione (pena sospesa), i giudici hanno stabilito,
in via definitiva, il divieto di partecipare a comizi politici per tre anni. Una
pena accessoria di fatto congelata, ma che - sul piano politico - fissa dei
paletti.
È tutto contenuto nelle motivazioni, depositate il 30 ottobre, della sentenza
della Corte di Cassazione. Dieci pagine nelle quali si fa riferimento al reato
per il quale Flavio Tosi è stato punito: «Propaganda di idee fondate sulla
discriminazione e l’odio razziale». L’inciampo del sindaco veronese, pupillo del
ministro degli Interni Maroni, risale al 2001. Assieme alla sorella Barbara e ad
altri quattro dirigenti della Lega (tutti condannati, tra loro il deputato
Matteo Bragantini e l’assessore comunale Enrico Corsi) Tosi diffuse dei
volantini con scritte tipo «Firma anche tu per cacciare i sinti», «Sgombero
immediato! Via gli zingari da casa nostra», e dichiarazioni stampa come «dove
arrivano loro ci sono i furti». Che quei sinti accampati nel quartiere di Borgo
Venezia fossero iscritti all’anagrafe e veronesi da generazioni, al gruppo
capeggiato da Tosi importava niente. Sollevate barricate contro i campi nomadi,
lanciate petizioni per farli sloggiare, promesso che la Lega ne avrebbe impedito
l’insediamento «in qualsiasi altra area del territorio», Tosi, dopo gli esposti
di un gruppo di associazioni antirazziste, si trovò a dover rispondere di tutto
questo in tribunale: non smentì nulla. Si giustificò dicendo che la sua era una
battaglia per il ripristino della legalità. Il processo istruito dal procuratore
di Verona, Guido Papalia, culminò con una condanna in secondo grado a due mesi
di reclusione. La Cassazione, inizialmente, annullò con rinvio la condanna,
sentenziando, in sostanza, che se sono ladri è legittimo discriminare i nomadi
(«La discriminazione per l’altrui diversità è cosa diversa da quella per
l’altrui criminosità»). Poi però è arrivato il giudizio definitivo. Che inchioda
Tosi ad un comportamento «non rivolto al ripristino della legalità quanto alla
discriminazione». Federica Panizzo e Lorenzo Picotti sono i legali dei sinti
costituitisi parte civile. «Dopo otto anni - dicono - si mette la parola fine su
un processo nel quale è emersa tristemente l’attualità e la pericolosità di un
"razzismo contemporaneo" che, anche per il solo fatto di essere propagandato
pubblicamente, è in grado di scalfire la pacifica convivenza dei cittadini.
Tutti, senza distinzioni».
La risposta su
Libero-News
Verona, 19 nov. (Adnkronos) - ''Ho dato incarico ai miei legali di querelare
il giornalista Paolo Berizzi del quotidiano la Repubblica per l'articolo
pubblicato oggi con il titolo ''Razzismo, divieto di comizi per il sindaco Tosi,
corredato da un occhiello che dice ''niente interventi pubblici per tre anni''.
Tutti sanno, tranne Berizzi che volutamente ignora la realta' dei fatti, che non
esiste nei miei confronti alcun divieto di comizi o alcuna limitazione di
interventi pubblici, tant'e' che ne faro' uno anche domattina in un'emittente
televisiva nazionale (Mattino 5, La Telefonata con Maurizio Belpietro)''. Lo
annuncia, in una nota, il sindaco di Verona, Flavio Tosi'.
''D'altra parte, a Verona, si e' gia' avuto modo di notare quanto poco accurato
e scrupoloso sia il signor Berizzi nelle sue cronache, specie riguardanti la
nostra citta': in un suo libro ha persino sbagliato, tra le tante cose, la data
dell'uccisione del giovane veronese Nicola Tommasoli'', conclude Tosi.
Su
http://www.cestim.it/ potete leggere il testo integrale della Motivazione
della Sentenza, e il commento degli Avvocati di parte civile.