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26 ottobre 2009
Il prosindaco di Treviso non potrà fare comizi per tre anni
Aveva tuonato davanti alla sua platea più congeniale, i militanti del Carroccio
alla Festa dei Popoli Padani a Venezia, ma le frasi usate da Giancarlo Gentilini,
lo `sceriffo´ prosindaco di Treviso, gli sono costate prima un’inchiesta per
istigazione all’odio razziale e oggi una condanna. Il Gup di Venezia Luca
Marini, al termine del rito abbreviato, ha condannato Gentilini a 4.000 euro di
multa e al divieto per tre anni di partecipare a comizi politici, con la
sospensione di entrambe le pene.
A sostenere l’accusa il procuratore della Repubblica Vittorio Borraccetti che ha
chiesto il massimo della pena, 6.000 euro di multa, pari a un anno e 5 mesi di
reclusione, e non il carcere vista l’età dell’imputato. razzismo inflittagli, in
primo grado, dal Tribunale di Venezia. Alla festa della Lega a Venezia, il 14
settembre del 2008, il prosindaco trevigiano era salito sul palco infiammando il
popolo del Carroccio.
Con voce tuonante e piglio deciso, aveva toccato tutti i temi `caldi´ già
trattati in altre occasioni, con relativa apertura di polemiche e prese di
posizione, come quando aveva deciso di togliere le panchine o provocatoriamente
aveva detto di travestire gli immigrati da `leprotti´ per addestrare i
cacciatori. A Venezia erano state così lanciate frasi pesanti sull’immigrazione
clandestina, sulle presenze di nomadi, fino alle possibili realizzazioni di
moschee in territorio veneto. «Voglio eliminare - aveva detto - i campi nomadi,
voglio eliminare dalle strade quei bambini che vanno a rubare in casa degli
anziani» ed ancora «voglio una rivoluzione contro chi vuole aprire moschee e
tempi islamici», dicendosi pronto «ad aprire una fabbrica di tappeti per
regalarli agli islamici perché vadano a pregare nel deserto e non a casa
nostra».
Un discorso documentato dalla Digos ma anche da tanta gente con videocamara
tanto da far diventare il suo intervento - per breve tempo - un video `cult´ su
youtube.
Da parte sua, la procura di Venezia aveva avviato un’inchiesta che oggi è giunta
al suo primo risultato in aula con la sentenza di condanna. Il difensore di
Gentilini, l’avv. Luigi Ravagnan del Foro di Venezia, ha respinto con forza la
decisione del Gup e ha annunciato - in attesa delle motivazioni della sentenza -
il ricorso in appello.
Per il legale, nelle frasi di Gentilini, «non c’era nessuna maliziosità contro
le razze, bensì il sostegno ad idee ben note del mio assistito finalizzate
all’integrazione tra etnie diverse». Per nulla turbato lo `sceriffo´, che con la
voce robusta e risata sorniona, come quelle che accompagnano i suoi interventi
pubblici, dice che le accuse mossegli sono state fatte «ad un uomo che, per le
proprie idee, è abituato ad andare all’assalto e ad esporsi al fuoco nemico
porgendo il proprio petto mentre qualcuno è pronto a spararmi alle spalle».