Ricevo da Agostino Rota Martir
Ciao Demo, come stai?
Sono Ago il tuo amico, ti scrivo dal campo Rom dove abbiamo vissuto per tanti
anni insieme, fino a quella triste alba di qualche mese fa', quando la Polizia
fece irruzione nel campo e nella lista c'era anche il tuo nome e quello di tua
moglie, classificati come irregolari, così insieme ad altri sei stato anche tu
"rastrellato" e consegnato a quel grigio e disumano Centro Accoglienza per le
espulsioni, da lì in poi le nostre tracce si sono separate, perché dopo qualche
giorno vissuto nella paura e trepidazione sei stato espulso dall'Italia insieme
a tua moglie.
Ricordo ancora la tua ultima telefonata mentre vi stavano conducendo
all'aeroporto di Roma, era notte mi supplicavi piangendo di fare ancora qualcosa
per evitare l'espulsione, ma ormai la decisione era stata presa, anche con
l'inganno calpestando quelle poche briciole di umanità sopravvissute in Italia:
chi in Italia è ancora capace di commuoversi davanti le lacrime "zingare"? Fu
così che qui al campo lasciavi i tuoi figli, i tuoi nipotini, l'ultimo è nato
solo qualche giorno fa', ancora non lo hai visto neanche in una foto, poi il
piccolo Semsedin e la Melissa che tanto amavi e coccolavi.
Lei sta bene, è cresciuta e diventa sempre più bella e anche furbetta, certo
all'inizio ha sentito molto la vostra mancanza, quando la si portava vicino alla
vostra baracca allungava le sue manine e puntando il dito sussurrava il tuo
nome: "Demo, Demo..."
Non ti nascondo che in quei momenti ho faticato a trattenere le lacrime,
erano un misto di commozione ma anche di rabbia e impotenza!
Quanti momenti trascorsi insieme, momenti di gioia e di fatica, di festa e anche
altri meno belli, momenti quotidiani che possono sembrare insignificanti ma che
aiutano a tessere relazioni e danno il senso della vita.
Il 2008 è stato un anno da paura per gli stranieri, ma l'accanimento più
crudele è stato riservato ai Rom, descritti come una minaccia sociale, un peso
insopportabile per il paese, la causa di una crisi che coinvolge non solo
l'economia ma anche il tessuto sociale del nostro paese che si sta disgregando a
passi rapidi, come prigionieri di noi stessi e delle nostre stesse paure e che
si illude di uscirne accanendosi senza pietà verso i più deboli: una guerra
dichiarata ai Rom in nome della sicurezza: campi Rom dati alle fiamme,
demolizioni arbitrarie, Rom che si davano alla fuga con le loro poche cose
caricate su dei poveri sgangherati furgoncini, nei loro occhi stampata paura e
incredulità, aggressioni, leggi speciali, controlli, schedature etniche...
Caro Demo ci eravamo un po' tutti illusi che forse a Pisa non sarebbe potuto
accadere tutto questo, e invece puntualmente è successo, anche con la complicità
dell'Amministrazione e il silenzio di tanti, forse di troppi!
Pur vivendo da almeno quindici anni in Italia ti hanno espulso perché secondo
la legge eri un clandestino, un irregolare. Il tuo unico reato è stato quello di
essere un Rom senza Permesso di Soggiorno, anche se l'avevi qualche anno fa', ma
poi ti era scaduto, perché per un Rom trovare un lavoro regolare è una missione
quasi impossibile. Lavoravi dignitosamente raccogliendo materiali ferrosi
insieme ai tuoi figli con il tuo vecchio furgone colore arancione, sai è ancora
al campo, inutilizzato, là dove l'avevi asciato tu, come a volerci dire che
forse un giorno finalmente riuscirai a ritornare per riallacciare quei legami
spezzati, che sanno essere più forti di qualsiasi legge. Sappi che anch'io ti
aspetto e fin da ora ti chiedo perdono per la cattiveria della mia gente e cerca
di tornare anche per loro, perché è solo guardando nei tuoi occhi che rivivremo
il nostro passato, incroceremo gli occhi dei nostri nonni emigranti, le loro
speranze rinchiuse dentro a valige strapiene di ricordi e sogni, costretti anche
loro a lasciare le proprie terre in cerca di un lavoro, molti visti pure loro
come clandestini indesiderati, spessi offesi e calpestati.
Caro Demo, amico Rom espulso a causa della nostra cecità, aiutaci a
purificare il nostro sguardo, solo così impareremo a gustare e riconoscere la
bellezza delle diversità e la varietà dei suoi colori.
campo Rom di Coltano (PI)