Da
Roma_ex_Yugoslavia
BalkanInsight.com 17 settembre 2009 - Le famiglie rom espulse da Belgrado
trovano una gelida accoglienza al sud by Goran Antic and Nikola Lazic
Vranje (archive)
I Rom cacciati dalla capitale serba dopo che le autorità hanno spianato la
loro baraccopoli, sono andati ad arrangiarsi in remote città regionali.
In un prefabbricato di 15 m2, accanto ad una sudicia toilette, Fernando Kamberi,
di un anno, succhia allegro dal suo biberon.
Su fratello, Orlando, di quattro anni, è in piedi lì vicino, tutto preso
nell'ultimo morso ad una fetta di pane e paté. Il muco del suo naso condisce il
pasto, l'unico della giornata.
Gli altri tre bambini della famiglia osservano Fernando and Orlando con
invidia. Sono sicuramente delusi, perché non verrà lasciato del cibo per loro.
"Mangiamo, dormiamo e ci diamo il cambio nello stesso posto - sette di noi
condividono una sola coperta per dormire," dice Nevzadija Kamberi, madre della
scontenta nidiata.
"Non c'è bisogno di una toilette o di una tinozza, perché manca l'acqua
corrente. Aspettiamo che scoppi un'epidemia."
Questo è l'ironico destino di una famiglia rom, deportata dalla cosiddetta
"città di cartone" sotto il ponte Gazela a Belgrado, dopo che la città ha
ottenuto un prestito di 3 milioni di euro dalla Banca Europea per ricostruire il
ponte.
I Rom che vivevano sotto il ponte sono semplicemente stati impacchettati sui
bus il 31 agosto e spediti in altre città in tutto il paese.
I bulldozer hanno distrutto la baraccopoli illegale, che ospitava diverse
centinaia di famiglie rom, di fronte ai loro occhi.
Gli incaricati comunali di Vranje dicono di 13 famiglie, circa 69 persone in
totale, spedite 360 km. a sud della loro città, vicino al confine col Kosovo e
la Macedonia.
Sono soltanto alcuni del numero totale degli espulsi. Quanti erano registrati
al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, hanno ricevuto un compenso di
200.000 dinari, circa 2.200 euro.
In posizione peggiori quelli che non erano registrati, che non hanno ottenuto
alcun compenso riparatorio e nessun assistente sociale si prende cura di loro.
La disperazione contrassegna il volto di Kamberi mentre ricorda gli eventi
degli anni recenti. In cerca di una vita migliore, si era trasferita a Belgrado
10 anni fa. Lì aveva una famiglia, che da allora ha lottato per sopravvivere.
Dal 31 agosto, vivono su una collina sopra Vranje in una capanna senza acqua
o elettricità. Per gli occhi del Ministero del Lavoro sono cittadini che non
esistono.
Kamberi dice che lo staff del Centro Lavoro Sociale e la municipalità di
Vranje li hanno incontrati. "All'inizio, ci hanno dato un container assieme a
2.000 dinari per le necessità. Abbiamo passato lì una notte, ma poi ci hanno
lasciato da soli," dice.
"Cosa facciamo adesso? Viviamo sotto un tetto di metallo, nessuna strada qui
vicino, senza acqua, elettricità o cibo. Siamo qui da due settimane e non
abbiamo ancora fatto una doccia."
I bambini di Kamberi dovrebbero andare a scuola presto, ma Irinka esita nel
lasciarli andare in queste condizioni.
"Sarebbe vergognoso andare a scuola in questo stato - sporchi, con i
pidocchi, affamati, senza neanche una matita."
Nurija Zecirova è in parte più fortunata. Ha ricevuto un compenso di 200.000
dinari dallo stato, in quanto una delle 13 famiglie rom "registrate".
"Li abbiamo usati per pagarci subito un alloggio, ma i soldi sono finiti
subito e ora non abbiamo niente per vivere," dice.
"Mio marito ha problemi di cuore e mio figlio di 14 anni invece di andare a
scuola scava in cerca di patate."
Anche la sua famiglia vive in un cottage sulla collina sopra la città. Di
fronte alla casupola arde un fuoco dove viene bollita e risciacquata la
biancheria. La legna per il fuoco è presa dalla montagna.
Il suo vicino, Kenan Kamberi, spiega perché ha rifiutato di registrarsi con
le autorità di Belgrado.
"Quelli che si sono registrati a Belgrado hanno avuto 200.000 dinari per
famiglia. Ma noi non l'abbiamo fatto perché c'era gente a Belgrado che ne aveva
fatto un vero affare. Ti avrebbero registrato come residente al tuo indirizzo,
ed in cambio chiedevano dai 300 ai 500 euro."
Quasi tutti i Rom trasferiti a Vranje da Belgrado campavano della raccolta e
vendita di materiale di risulta.
"Praticamente, ripulivamo Belgrado che alla fine ci ha espulsi," dice
Kenan Kamberi. "Vorremmo fare la stessa cosa qui [a Vranje], ma non ci è
permesso."
Nessuno di loro ha trovato un lavoro. Nell'impoverita Vranje, dove il 10%
degli 80.000 abitanti sono senza lavoro, ci sono licenziamenti freschi ogni
giorno. La prospettiva per i marginali Rom del ponte Gazela a Belgrado sono
senza speranza.
La situazione è particolarmente pesante per gli anziani. Tra i Rom espulsi
c'è Zulifi Kamberi, 65 anni, la cui faccia porta le tracce di una vita
difficile. "Non ho istruzione, ma ciò non significa che sia stupido," dice in
piedi accanto alla stufa arrugginita di fronte alla sua baracca.
"Sono un vecchio, stanco, uomo malato, l'inverno si sta avvicinando e non ho
un ramo per accendere il fuoco," dice, "Ho fumato per 50 anni e non posso
permettermi un pacchetto di sigarette".
Branimir Stojancic, incaricato del governo locale di Vranje, responsabile per
le questioni sociali, dice che la municipalità sta facendo tutto il possibile
per aiutare questa gente, anche se non ha dati precisi su quanti siano realmente
arrivati da Belgrado.
"Alle 13 famiglie con i dati sociali completi, il Ministero ha dato circa
200.000 dinari a famiglia, ma non sono stai gli unici ad arrivare, perché da
Belgrado sono arrivati Rom per tutta la notte," dice.
Stojancic dice che le autorità locali aiuteranno tutte le famiglie di cui sia
provata l'origine nella città di Vranje.
"A quanti sono originari di Vranje e a chi ha i requisiti legali forniremo
sicurezza finanziaria," insiste. "Riceveranno 20.000 dinari al mese, a seconda
della loro situazione finanziaria e della loro integrazione nel sistema sociale
di assistenza."
Stojancic ha aggiunto che i governi locali sono ora responsabili del destino
dei Rom espulsi da Belgrado.
"Faremo ogni sforzo possibile, ma è un problema che durerà perché affonda nel
tempo," ha detto.
Goran Antic and Nikola Lazic are journalists with Vranjske Novine. Balkan
Insight is BIRN`s online publication.
NdR: Ne avevo già scritto
QUI e tutto sommato quello sgombero era descritto come più "umano" rispetto
a quanto accade in Italia. In realtà ogni sgombero, invece di risolvere i
problemi, ne porta di altri e questa cronaca è solo un esempio. Una curiosità:
leggendo i commenti all'articolo di BalkanInsight, si dice più o meno che un
paese che tratta così le proprie minoranze non dovrebbe far domanda di entrare
nell'Unione Europea. Secondo me, e le cronache che pubblico ne sono una prova,
purtroppo anche la Serbia si sta adeguando agli standard europei.