Avevo promesso di tenervi informati se ci fossero stati
sviluppi sulla vicenda di
Capua: un comunicato pubblicato su
Tarantolati Sud Magazine
L'Opera Nomadi di Caserta denuncia le numerose menzogne contenute nelle
dichiarazioni che la stampa riporta sull'ex campo profughi di Capua,
colpevolizzando alcune etnie presenti che non sono responsabili del degrado in
cui versa. In seguito alle dichiarazioni del sindaco di Capua Antropoli e
dell'assessore all'ambiente Marco Ricci in merito all'ex campo profughi di
Capua, appare evidente che bisogna fare chiarezza onde evitare che le colpe di
altrui responsabilità ricadano impunemente su capri espiatori, alimentando
xenofobia e intolleranza nella pubblica opinione. In un articolo si riporta che
i bambini giocano con le lamiere di amianto. Ci domandiamo se è colpa dei
bambini che un domani avranno il cancro, oppure degli adulti che non bonificano
l'area in cui da anni l'amianto svolazza diventando polvere per l'incuria.
(continua sotto le foto)
Da circa venti anni il campo, nel quale esisteva un presidio di gestione, è
stato abbandonato senza alcuna manutenzione, né forma di controllo e pulizia
degli stabili e dei terreni in cui sono situati. Circa venti anni fa una ventina
di famiglia polacche hanno occupato un paio di palazzine. Negli anni 90, in
seguito all'incendio del Ghetto di Villa Literno, alcuni migranti (Burkinabe,
Ivoriani) furono ospitati in megatende, per circa un anno, per volontà della
prefettura di Caserta. Il degrado degli edifici (con gli usci murati) e dei
megacontainer incendiati, era già evidente e ampiamente documentato con foto. I
rifiuti però erano almeno prelevati. In seguito, nel corso degli anni, si sono
insediati migranti di varie etnie, rumeni, camminanti siciliani (stagionali,
solo d'estate), qualche famiglia di albanesi, di rom slavi, di sinti. In una
parte dell'ex campo mediante un progetto realizzato dal Comune con la
collaborazione della cooperativa sociale Città Irene sono state ristrutturate
due palazzine per l'ospitalità delle famiglie polacche "storiche" spostate da
quelle occupate anni fa. Accanto a queste da un paio di anni circa si sono
insediate due comunità di rumeni (muratori, braccianti agricoli) che hanno
pulito i terreni adiacenti rendendoli vivibili. I figli dei polacchi e dei
rumeni giocano insieme. I rumeni hanno chiesto al Comune il permesso di
ristrutturare a spese loro.
Nelle altre parti dell'ex campo invece esiste una situazione di degrado per
la presenza di cumuli di rifiuti e di macerie mai rimossi. Palazzine sventrate
ricoperte di rifiuti, abiti smessi che sventolano alle finestre, vetri rotti,
carcasse di auto e container, ricoperte di cespugli di piante selvatiche, in un
paesaggio spettrale. Il parco è immenso, decine di ettari, abbandonati
all'incuria, anzi un tentativo realizzato dal Comune per la potatura degli
alberi secolari, mediante l'incarico a ditta specializzata, ha portato alla
distruzione totale degli stessi. Un testimone ha spiegato che "qualcuno" avrebbe
lucrato sul legno ricavato.
Il sindaco di Capua, interpellato dalla presidente Nadia Marino (in ottobre
2008 durante il censimento voluto dalla prefettura) sulla destinazione dei
terreni (nei quali in un primo tempo si parlava dovesse sorgere un polo
ospedaliero) ha risposto che quasi tutti gli ettari saranno venduti a privati
per "fare cassa" e coprire il deficit dell'Amministrazione Comunale. Solo una
parte, quella in cui sono situate le palazzine dei polacchi, sarà recintata e
rimarrà con una destinazione d'accoglienza migranti. A tal proposito l'Opera
Nomadi ha chiesto che eguale trattamento sia riservato agli altri abitanti
dell'ex campo profughi sottolineando che una decisione di sgombero solo per
alcuni sarebbe ingiusta e lesiva dei diritti di ciascuno maturati nel corso
degli anni. Si è fatto notare che circa 40 bambini frequentano le scuole
limitrofe. La risposta è stata che a quei tempi il nostro Papa era polacco ed è
per questo che si è riservato un trattamento diverso ai polacchi (testuali
parole).La nostra replica: "Bisognerà aspettare un Papa rumeno o cos'altro?"
Inoltre nelle varie riunioni tenutesi in prefettura si è presentato un
progetto di scolarizzazione e di segretariato sociale, rimasto lettera morta.
Nell'ultima riunione un mese fa in cui si è firmato un protocollo d'intesa con i
Comuni della provincia, il sindaco di Capua, non solo era assente, ma ha mandato
un messaggio in cui spiegava che l' Amministrazione Comunale non era interessata
a tale protocollo. Nella precedente aveva ribadito la necessità di spostare le 4
famiglie rom (per liberarsi definitivamente del "problema") a S. Maria C.V. nel
campo di via Parisi (a confine dei due Comuni in aperta campagna). Si ricorda
che proprio in questa microarea il Comune di Capua ha negato l'allaccio dell'
acqua per anni (concessa dal sindaco Pasca, negata dal commissario Provolo,
nonostante un container bagni di 20mila euro, ora distrutto dalle fiamme
appiccate da anonimi dopo la partenza dei rom a dicembre) costringendo i rom ad
andare in parte in Francia e in parte a Capua. Nella zona infatti ci sono
villette lussuose ed è per questo che anche lì la loro presenza era di danno
all'immagine e alla speculazione immobiliare. Si fa presente che il Comune di
Capua dovrebbe occuparsi anche della comunità di Rom presenti a S. Angelo in
Formis, che fa parte dello stesso Comune, quindi farebbe bene a firmare il
protocollo d'intesa, ad adoperarsi per il decollo dei progetti per la "gestione
della sorte" dei migranti dell'area ex campo profughi e soprattutto per evitare
che siano perpetrate azioni chiaramente palesi di ingiustizia sociale, di chiaro
stampo xenofobo, lesive dei diritti delle comunità ospitate in quell'area.
L'Opera Nomadi sollecita la prefettura e la questura di Caserta ad istituire,
nell'ambito del Consiglio territoriale per l'immigrazione, una conferenza di
servizi specifica su Capua, per trovare una soluzione per il miglioramento delle
condizioni di vita delle comunità presenti spostandole in un'unica zona da
bonificare, recintare, dotare di utenze e servizi. Lancia un appello a tutte le
associazioni, le Onlus, le cooperative sociali, i sindacati per costituire una
rete che gestisca i progetti per dare all'ex campo profughi la sua vecchia
destinazione di luogo in cui i migranti erano ospitati nella pienezza dei loro
diritti all'insegna della pace e dell' armonia (come ci ha raccontato il figlio
del responsabile del campo profughi d'un tempo, nato e vissuto, felicemente
nell'aria salubre dell'intercultura, in quegli edifici).
La sezione dell'Opera Nomadi di Caserta