Segnalazione di M Cristina Di Canio
A cura di Marzia Coronati - 5 Giugno 2009
Torta di spinaci, involtini di verza, biscotti di nocciola e cocco. Romanò Hape,
il catering di cucina rom, offre piatti tipici della cucina romanì da gustare a
feste e mercati o da portare a casa in graziose scatoline. In nessuna parte
d’Italia esiste un ristorante di cucina rom. Oggi però le cose sembrano
cambiare. Da diversi mesi a Roma è iniziato il progetto Romanò Hape: un
laboratorio di cucina che si propone per feste, catering e mercati.
In chiusura, Ritmi, la rubrica musicale a cura di Elise Melot.
Romano Hapè, promosso da Roma onlus, non è solo un corso di cucina, ma un modo
per buttare giù le barriere e mettere a confronto due culture che convivono
ormai da decenni nella stessa città, senza però conoscersi. Non solo, il
progetto mira anche a unire le varie comunità rom, da tempo frammentate, e a
mettere fine alla mentalità maschilista tipica della cultura rom. “Vogliamo che
si capisca l’importanza del ruolo della donna, in una società prevalentemente
maschilista com’è quella rom” spiega Graziano Halilovic, di Roma onlus, “per
questo abbiamo aperto il corso solamente alle donne, nonostante ci siano molti
uomini rom che hanno eccellenti doti culinarie”.
Il catering Romanò Hape è una delle tappe di un progetto più grande: la ricerca
transdisciplinare “Campus rom, oltre i campi nomadi”. Iniziato nel 2007 dal
laboratorio di arte urbana Stalker e da Roma onlus, il progetto ha un obiettivo
principale: creare uno scambio tra la comunità italiana e quella rom, attivando
così un percorso di conoscenza.
La prima tappa del progetto intrapresa da Stalker consisteva in un viaggio nei
campi di Roma con gli studenti di architettura dell’università Roma 3. Studenti
e professori abitavano queste realtà per una settimana, per portare avanti un
percorso di “apprendimento reciproco”, in cui imparavano le tecniche
architettoniche dei romma mettevano anche a disposizione le loro conoscenze.
Nell’estate 2008 Stalker ha portato avanti il progetto “Savorengo Ker”, in
romanì la casa di tutti. Si trattava di una piccola costruzione costruita
all’interno del campo nomadi Casilino ‘900. La Savorengo Ker era stata costruita
dai rom delle quattro diverse etnie del campo, unite in un progetto volto a
dimostrare che è possibile proporre risposte concrete in alternativa ai
container e alle baracche. Una micro-villetta in legno messa in piedi con lo
stesso budget finanziario necessario per realizzare un container. Durante la
costruzione della Savorengo Ker un gruppo di fotografi professionisti e non
hanno scattato centinaia di foto e oggi quattro di loro espongono alcuni di
questi scatti in una
mostra
inaugurata venerdì 5 giugno all’ Ex-mattatoio di
Roma. La comunità rom, sempre più spesso descritta come “un’emergenza”, è
fotografata in questa mostra in momenti di condivisione e scambio di conoscenze
con la comunità italiana.
Isole dove il transitorio è perenne, i campi nomadi di Roma si sono trasformati
negli anni; nati come luogo di sosta per i rom italiani e i transitanti, sono
poi divenuti centri di accoglienza per i rifugiati dell’Ex-Jugoslavia,
per divenire oggi, nell’ultima versione, ghetti abitativi per un’etnia. Secondo i
fautori della ricerca “Campus rom”, non servono grandi stanziamenti per
migliorare le condizioni di vita della comunità rom, ma si tratta semplicemente
di interrompere quel circolo vizioso stretto intorno ai rom fatto di
criminalizzazione, pregiudizi, investimenti in sicurezza, confinamento dei
campi.Ma poco o niente è stato fatto per promuovere l’autorappresentazione e
l’autopromozione. Proprio per sostenere l’autorappresentazione e
l’autopromozione della comunità rom Stalker e Roma Onlus hanno promosso un
laboratorio/concorso di fotografia, Romané Chavé, in cui gli studenti si sono
finalmente autorappresentati a loro modo.
Il brano proposto da Ritmi è Solimulen, di Mamady Keita
Ospiti della puntata: Graziano Halilovic, Max Intrisano, Lorenzo Romito, Michele
Carpani
In redazione: Elise Melot, Khaldoun
Passpartù è un progamma a cura di Marzia Coronati
Passpartù 33: La cultura romanì servita sul piatto [30:35m]:
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