Da
RomSinti@Politica
La "Federazione rom e sinti insieme" promuove oggi, ad un anno dalla sua
giuridica costituzione, il suo 1° congresso nazionale con il titolo "Rom e
Sinti, protagonisti del nostro futuro. Sentire, percepire, pensare."
E’ doveroso ringraziare la presidente del Centro Servizi per il Volontariato del
Lazio, Francesca Danese, per la comunicazione tra le reti, la preziosa
collaborazione e la disponibilità per la promozione di questa iniziativa,
l’UNICEF Italia per l’ospitalità, il presidente l’associazione Romà onlus,
Graziano Halilovic e Paola Marotti per la gestione dell’accoglienza e segreteria
organizzativa di questo congresso, gli amici di Radio radicale, le associazioni
aderenti alla federazione, i graditi ospiti e tutti i partecipanti che saranno
presenti oggi e domani.
Quello appena trascorso è stato un anno terribile per la popolazione Rom e Sinta,
ma non è questa la sede per denunciare nei dettagli le diverse forme di
illegalità, di violenze e di discriminazioni contro la nostra gente.
Questa relazione vuole formulare delle proposte politiche per Rom e Sinti e per
meglio presentarle non posso evitare di mettere in evidenza scelte e
comportamenti sbagliati del passato e che ancora oggi determinano un clima di
odio e di rifiuto contro la popolazione rom e sinta.
Cosa sta accadendo alla politica ed alla società Italiana?
Motivare le reazioni della politica italiana agli atti di violenza degli ultimi
tempi è il segnale di un profondo vuoto morale di una società che sta perdendo
le coordinate culturali per convivere con "l’altro".
Il fenomeno dell’immigrazione ha trasformato l’Italia in un paese
multiculturale, in una democrazia multiculturale, rideterminando il volto
culturale dell’Italia e la politica è sollecitata a potenziare la sua
responsabilità di garantire i diritti di tutti, dei cittadini "piccoli e
grandi", "vecchi e nuovi", diritti essenziali per convivere in una società
multietnica.
Va riconosciuto alla politica Italiana grandi meriti quando ha operato in
osmosi con il contesto sociale e culturale, oggi deve seguire lo stesso metodo
ed uscire dalla condizione di autorefenzialità in cui da anni si è rifugiata.
La politica deve prendere coscienza della necessità di un rapporto vivo con la
società e non di plasmare i cittadini all’interno di contenitori, deve
produrre cultura per far emergere un orientamento verso l'auto realizzazione, la
partecipazione attiva, la consapevole applicazione dei diritti.
Penso che la crisi, di cui tanto si parla negli ultimi mesi, non sia solo una
crisi economica, ma una crisi culturale che trova le sue radici nella perdita di
valori fondamentali.
La crisi in atto troverà soluzione se la politica Italiana sarà capace di
gestire il cambiamento culturale in atto trasformando una "statica"
democrazia multiculturale in una "dinamica" democrazia interculturale,
e per realizzare questo passaggio necessario un lavoro culturale che non
deve interessare solo la ricerca di soluzioni, ma innescare percorsi di reazione
positivi, che non siano la chiusura e il conflitto.
All’interno di questo contesto politico, sociale e culturale c’è la questione
Rom e Sinta, con la sua specificità.
La realizzazione di questo evento è l’ennesima dimostrazione che la "Federazione
Rom e Sinti insieme" non è una nuova associazione che si occupa di Rom e Sinti,
ma un organismo politico che si propone con chiarezza, onestà e trasparenza di
definire per Rom e Sinti un ruolo attivo e propositivo, per un dialogo
diretto con il Governo, le Istituzioni e la società civile, collaborando alla
programmazione di politiche di interazione con Rom e Sinti, per
l’affermazione della cultura della legalità, il contrasto agli abusi di potere
ed a ogni forma di discriminazione, la promozione di una società aperta e
multiculturale.
Questo 1° congresso nazionale la federazione è stato promosso per coinvolgere
Rom e Sinti e tutti coloro che direttamente o indirettamente in Italia sono
impegnati nella questione Rom/Sinta per una riflessione, analisi e confronto sul
processo di riconoscimento dei diritti di cittadinanza e di minoranza
linguistica, per superare le divisioni e le frustrazioni del passato, per
stimolare processi di formazione alla partecipazione (capacity building).
Questo non significa che la Federazione rom e sinti insieme non abbia la
necessità di un ampio confronto interno per arricchire la proposta, la
condivisione e la realizzazione del programma politico e della strategia
organizzativa, discussione che realizzeremo dopo questo congresso, ma credo sia
prioritario costruire un radicale cambiamento rispetto al passato, e se vogliamo
migliorare le condizioni di vita della popolazione Rom e Sinta è necessario
avviare un confronto ampio ed aperto con la politica, le istituzioni e la
società civile.
Quello appena trascorso è stato un anno molto difficile per la popolazione rom e
sinta per scelte e comportamenti sbagliati contraddistinte dalla fierezza
dell’ignoranza e dall’arroganza.
Scelte sbagliate che hanno riversato i conflitti sulla quotidianità dei
cittadini e legittimato la sospensione dei diritti di cittadinanza a rom e sinti
e folclorizzato la cultura Rom/Sinta con pregiudizi e stereotipi.
In questo anno difficile, numerose sono state le manifestazioni di denuncia per
la violazione di diritti fondamentali a Rom e Sinti, iniziative importanti, ma
sono state più uno specchio che una finestra.
Malgrado l’impiego di energie e di risorse la condizione di Rom e Sinti diventa
sempre più grave, questo è un dato indiscutibile e attribuire la responsabilità
alla politica per il modo strutturale e recidivo con cui da troppo tempo
realizza scelte tassativamente sbagliate per Rom e Sinti, oggi è diventato
LIMITATO E NON RISOLUTIVO.
La denuncia, sacrosanta, non ha prodotto cambiamenti migliorativi alla
popolazione rom e sinta.
Non possiamo continuare a piangerci addosso e rifugiarci nel "fatalismo
persecutorio", oppure continuare ad ignorare, quasi sempre per un interesse
personale, chi da troppo tempo soffia sul fuoco della nostra divisione per
evitare a Rom e Sinti di essere protagonisti del nostro futuro, oppure ancora
accettare passivamente le disastrose politiche "differenziate", assistenziali e
segreganti, quasi che la normalità fosse estranea per Rom e Sinti, ed attribuire
responsabilità ad "altri", perché la responsabilità è anche nostra, di Rom e
Sinti.
Occorre analizzare ed elaborare i diversi livelli di responsabilità e adottare
strategie in grado di migliorare le nostre condizioni culturali, sociali ed
economiche, nella consapevolezza che oggi più ieri noi Rom e Sinti SIAMO
"OSTAGGI" di alcuni OPPORTUNISTI e MASCALZONI senza scrupoli, presenti anche
nella nostra popolazione.
Un radicale cambiamento di metodo rispetto al passato non è più rinviabile,
iniziando dalla caduta delle falsificazioni sulla realtà Rom e Sinta che hanno
avuto la finalità di far emergere SOLO l’aspetto sociale, l’emergenza e la
negatività, limitando o folclorizzando gli aspetti culturali, ignorando la
cultura Rom/Sinta ancora totalmente sconosciuta.
Infatti l’opinione pubblica, la politica, la società civile e i media leggono la
realtà rom e sinta come limitata al campo nomadi, al disagio, alla devianza,
alla illegalità, allo sfruttamento ed alla violenza, ecc. aspetti marginali e
minoritari della popolazione rom e sinti, oltretutto estranei ai codici morali e
culturali di questa minoranza, ma che attraverso un meccanismo
politico/mediatico vergognoso schiaccia la positività e l’aspetto culturale
della nostra popolazione.
Aspetti culturali e positività che non trovano spazi per emergere, per essere
visibili a causa della negazione di prerequisiti essenziali: il
riconoscimento alla popolazione rom e sinta quale entità culturale del
territorio, la definizione di un ruolo attivo, propositivo e qualificato a Rom e
Sinti.
Quanti sono cittadini Italiani appartenenti alla minoranza Rom e Sinta in
Italia?
Perché la politica italiana nega il riconoscimento di minoranza linguistica a
decina migliaia di Rom e Sinti Italiani, mentre riconosce minoranza linguistica
poche centinaia di persone appartenenti ad altra minoranza?
Quanti Rom e Sinti, Italiani ed immigrati, vivono nelle case?
Quanti Rom e Sinti, Italiani e immigrati, svolgono un regolare lavoro dipendente
o autonomo?
Tanti … tantissimi.
Perché queste persone Rom e Sinte sono ignorate?
Perché non rivendicano la loro identità Rom o Sinta?
Il problema è la discriminazione razziale generalizzata contro Rom e Sinti.
Queste persone rom e sinte per svolgere il loro lavoro generalmente sono
obbligate a rinnegare la propria storia personale e familiare, la propria
identità culturale, per evitare di essere pregiudizialmente discriminati per
l’appartenenza etnica ed espulsi dal lavoro.
Per fortuna non è sempre così, ma nella grande maggioranza dei casi è proprio
così.
Negli ultimi anni le richieste del cambio del cognome di persone Rom inoltrate
alle Prefetture sono in aumento.
Che dire! …
Questo 1° congresso della Federazione è un’opportunità per elaborare un radicale
cambiamento di metodo a tutti i livelli con il contributo di tutti per dare
risposte adeguate alla realtà ed i bisogni sociali e culturali dei Rom e Sinti.
Spero che da questo congresso emerga un contributo ampio sulla questione Rom e
Sinta e che vada oltre le seguenti proposte:
- E’ urgente il riconoscimento di minoranza linguistica a Rom Sinti
- Diffondere e valorizzare la cultura Rom e Sinta
- Intervenire sulla normativa esistente in materia di discriminazione:
ratificare integralmente la direttiva Europea 2000/43, rivedere, migliorare e
rendere applicabile e celere la normativa vigente, indipendenza dal governo e
poteri sanzionatori.
- Abbandonare la fallimentare politica dei campi nomadi SUBITO, rifiutando ogni
forma di gestione, proponendo il superamento con l’autogestione di Rom e Sinti,
utilizzare le risorse già disponibili per campi nomadi, ed altre nazionali e
comunitarie, per avviare una politica abitativa pubblica per TUTTI I CITTADINI,
Rom e Sinti compresi.
- Abbandonare ogni forma di politica differenziata per Rom e Sinti per
abbandonare le politiche dell’assistenzialismo culturale.
- Definizione di un ruolo attivo e propositivo a Rom e Sinti.
In sintesi posso dire che si tratta di passare dalla mediazione alla
partecipazione attiva per abbandonare le politiche dell’assistenzialismo
e dell’esclusione e passare all’auto rappresentatività per il riconoscimento dei
diritti di cittadinanza e di minoranza linguistica, per fare questo è necessario
Questo passaggio è possibile farlo subito perché molto dipende dalla nostra
volontà, consapevole che si tratta di un passaggio delicato per il rischio di
strumentalizzare la partecipazione attiva di Rom e Sinti e per evitare questo
pericolo è necessario definire la partecipazione attiva di Rom e Sinti.
Una partecipazione attiva di Rom e Sinti "come un fine" che investe processi di
trasformazione culturale e sociale di portata collettiva, "un processo
sociale di azioni attraverso le quali gli individui, le comunità e le
organizzazioni guadagnano padronanza sulle loro vite nel contesto di cambiare il
loro ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita."
Si tratta di definirne le strategie per realizzare la partecipazione attiva di
Rom e Sinti.
Nazzareno Guarnieri – presidente Federazione rom e sinti insieme