Dal blog del
Circolo Pasolini di Pavia
[Giorgio Trigila ci ha inviato questo prezioso articolo da "Il Giornale di
Voghera"]. Il Tar rinfresca tristi ricordi. Dieci anni fa, a Voghera il
voto dell'intolleranza di Giorgio Silvani
Nei giorni scorsi, a dieci anni di distanza, il TAR della Lombardia ha inviato
una comunicazione abbastanza grottesca ai promotori del ricorso presentato nel
marzo 1999 (il giornalista Antonio Airò e l'Associazione Insieme di Voghera)
con il quale si chiedeva di sospendere l'effettuazione dei due tristemente noti
referendum cittadini su campo nomadi e centro di accoglienza. Nella
comunicazione il Tribunale Amministrativo chiede ai "ricorrenti" se esista
ancora la volontà di proseguire in quel tentativo, allora vanificato da una
prima sentenza negativa, o se si possa procedere all'archiviazione. Anche
se si tratta di un atto dovuto, la verifica di certi tempi assurdi della
giustizia lascia un po' "senza parole", come nella settimana enigmistica. La
notizia però è una buona occasione per non "archiviare" quel che accadde nella
nostra città proprio in questi giorni, dieci anni fa. E' infatti utile
ricordare che allora Voghera conquistò clamorosi spazi nelle cronache
nazionali, grazie (sic!) proprio a quei due referendum locali promossi dai
consiglieri comunali allora all'opposizione: Daniele Salerno, esponente dell'UDR
e oggi assessore al bilancio in quota Forza Italia, e Giuseppe Aneomanti di
Alleanza Nazionale. La consultazione venne resa possibile da una rilevante
raccolta di firme e sostenuti da una campagna di allarmismo al limite della
xenofobia dalle forze del centro destra (e forse non solo ). Nonostante le
forti resistenze di molti cittadini, le proteste, i clamori riportati da
articoli sui principali quotidiani italiani e addirittura alcune vibrate
interrogazioni parlamentari, le due consultazioni vennero ammesse dall'
amministrazione cittadina di allora e accorpate al referendum nazionale sull'
abolizione della quota proporzionale. Così accadde che il 18 aprile 1999, il 59%
dei vogheresi ammessi alle urne (circa 20 mila su 36 mila iscritti alle liste
elettorali) andò a votare e al primo quesito, che chiedeva 2se si era
favorevoli alla realizzazione di un campo di sosta per le popolazioni di etnia
tradizionalmente nomade o seminomade", l'81,36% (16.200 voti) rispose no contro
il 18,64% di "sì" (3.700 voti). Al secondo quesito, che domandava "se si era
favorevoli alla realizzazione di un centro di prima accoglienza destinato ad
ospitare cittadini extracomunitari" rispose negativamente il 72,55% (circa
14.500 voti) contro il 27,45% di "sì" (5.500 voti). Poco importa che alla fine
più della metà dei cittadini non si pronunciò o non sostenne l'iniziativa.
L'esito del referendum colpì nel segno. I due progetti, a lungo trascinati in
estenuanti dibattiti, furono affossati e a nulla valsero le reazioni indignate
di alcune forze politiche e sociali, di semplici cittadini, del volontariato,
della comunità religiosa (quest'ultima peraltro piuttosto "tiepidina") che,
fino all'ultimo, avevano denunciato il carattere discriminatorio e la
gravissima dimostrazione di intolleranza. "Considerando che i due referendum
erano comunque solo consultivi e che è tutta da provare la validità di una
consultazione direttamente mirata su persone e gruppi etnici, e quindi in
contrasto con i principi costituzionali, chiediamo all'Amministrazione Comunale
e al Sindaco Scotti (Ulivo) di procedere comunque per fronteggiare le emergenze
e le necessità più volte sottolineate e non più rinviabili così come chiediamo
alla città di recuperare i valori della solidarietà e dell'attenzione verso i
deboli che sono prerogativa irrinunciabile del vivere civile di una comunità".
Così si leggeva nel commento post-voto sottoscritto da chi aveva sempre
sostenuto la necessità di dare una sistemazione ai cittadini sinti, da anni
miseramente segregati nel cortile della ex caserma e di dotare la città di un
riferimento per le numerose emergenze sociali, sottolineate anche da
inquietanti dati dell'Osservatorio Voghera " Cantiere di Solidarietà 1999".
Per un attimo la Giunta di centrosinistra sembrò davvero non voler sottostare
e, dopo l'esito del voto, ribadì che la consultazione era da considerarsi
"equivoca e comunque non vincolante", aggiungendo che "si sentiva comunque in
dovere di intervenire con misure idonee volte a rimuovere le gravi condizioni
di emarginazione sociale esistenti". Un inutile colpo di coda che finì nel
nulla, visto che appena un anno dopo iniziò "l'era Torriani" e,
paradossalmente, due anni fa il governo di centro destra decise di realizzare
il campo per i Sinti cittadini, facendosene pubblico vanto tanto da rinnegare
la "minaccia" di allora e sbandierarlo come "fiore all'occhiello"
pubblicizzato in tutto il Paese. Per tornare alla richiesta a dir poco
"tardiva" del TAR, con cui abbiamo aperto questo articolo, gli interessati
hanno naturalmente risposto di non aver alcuna intenzione di proseguire. Non
potevano fare diversamente visto che la frittata è stata fatta da tempo e che
Voghera ha già versato allora una bella quota di intolleranza e di scarso
civismo. Per carità, le occasioni per rinnovare atteggiamenti di intolleranza e
disattenzione non sono mancate in questi dieci anni. In più di un frangente il
governo cittadino ha dimostrato scarsissima disponibilità verso i problemi
delle emergenze sociali cittadine, verso i più deboli, gli emarginati del
nostro territorio, con provvedimenti talvolta sconcertanti (come le multe a chi
chiede l'elemosina davanti alle chiese, certi sgomberi messi in atto alla
periferia della città… fino a sfiorare il ridicolo con quel divieto di sedersi
sulle panchine nelle ore serali che ha fatto il giro d'Italia…). Magari al
peggio non c'è limite, ma è anche vero che dieci anni fa Voghera raggiunse
comunque un livello difficilmente superabile.
"Il Giornale di Voghera", 3 Aprile 2009