di Domenico Pizzuti
Le "politiche"- in senso anglosassone – in generale ed in particolare quelle di
integrazione ed inclusione sociale dipendono dalla definizione delle situazioni
da parte degli attori istituzionali e sociali. Non significa la stessa cosa
definire una popolazione "minoranze senza territorio", portatori di diritti e
doveri riconosciuti da norme internazionali, "nomadi" stereotipo da verificare o
"Rom", non riconosciuti in Italia come minoranza linguistica, "etnonimo" che
nella lingua "romanes" significa "uomo" e comunque portatori di diritti
universali. Il sito del Ministero dell'Interno li usa in maniera
interscambiabile, ma non l'ordinanza n. 3678 del presidente del Consiglio dei
ministri 30 maggio 2008 che conteneva "Disposizioni urgenti di protezione civile
per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di
comunità rom nel territorio" delle regioni Lombardia, Lazio e Campania, che in
seguito al censimento effettuato nelle tre regioni per lo meno numericamente non
si è rivelato tale. (Il totale "nomadi" censiti dalla Prefettura di Napoli è
pari a 2.784).
Insieme ad altre categorie sociologiche che definiscono la condizione di
queste comunità rom sul territorio (marginalizzazione, ghettizzazione,
segregazione, esclusione, stigmatizzazione), si rivela utile anche ai fini di
valutazioni di progetti e proposte di ricollocazione delle comunità rom nello
spazio sociale la categoria sociologica di "distanza sociale" ripresa in alcune
recenti ricerche sociologiche, che ha un ruolo fondamentale nella produzione e
organizzazione dello spazio sociale. La costruzione dei gruppi sociali – e di
conseguenza le relazioni che tra questi si instaurano - è il risultato di
processi di distanziamento, che aprono o chiudono possibilità di relazione tra i
soggetti, e producono o meno un certo livello di distanza tra questi. "Per
distanza sociale si intende l' indisponibilità e la chiusura relazionale – di
intensità variabili – di un soggetto nei confronti di altri percepiti e
riconosciuti come differenti sulla base della loro riconducibilità a categorie
sociali. Essa è la risultante dell'intreccio dinamico di fattori dislocati su
tre differenti dimensioni dello spazio: fisico, simbolico e geometrico" (V.
Cesareo, La distanza sociale. Una ricerca nelle aree urbane italiane,
FrancoAngeli, Milano 2007, 11). I fattori fisici sono relativi alla concreta
collocazione dei soggetti sul territorio ed ai luoghi dove si svolge la loro
vita quotidiana. Nel caso dei Rom e romeni periferie di periferia come per i
campi di Scampia e Secondigliano, o adiacenze del cimitero di Poggioreale (S.
Maria del Pianto), o fabbriche dismesse come in via Maddalena o sotto i ponti
nell'entroterra napoletano. I fattori simbolici sono costituiti dalle categorie
che il soggetto, insieme a quelle già cristallizzate all'interno della cultura in
cui è inserito, costruisce e utilizza nella conoscenza della realtà sociale e
nella identificazione riconoscimento dell'altro, nel nostro caso nomade, rom,
extracomunitario, neocomunitario e così via. I fattori geometrici (ad esempio la
distinzione tra centro e periferia), sono i punti di contatto tra spazio fisico
e spazio simbolico. La diversa collocazione nello spazio urbano dei cosiddetti
"campi nomadi", anche a breve distanza quelli di Scampia e Secondigliano, può
essere conseguenza di una persistente segregazione sociale che gioca un ruolo
non secondario nella stessa organizzazione fisica della città. .
E' chiara la valenza di questa categoria di "distanza sociale" anche per la
valutazione di progetti e proposte riguardante la ricollocazione delle comunità
rom nello spazio sociale dell' area napoletana, in riferimento al contributo o
meno al superamento della distanza sociale tra abitanti indigeni ed allogeni. E
nel contempo serve a svelare non solo interessi di istituzioni ed
organizzazioni, ma i fattori simbolico-culturali soggiacenti a tali proposte ed
alla politiche si vogliono adottare per la "protezione civile" in senso pieno
delle comunità Rom sul nostro territorio.
Perciò ben vengano proposte che mirano a diminuire la distanza sociale con
idonee progettazioni di riqualificazione urbanistica, come "Linee guida e
progettualità integrata per il superamento dei campi rom a Scampia, e la
riqualifica dell'area indicata all'art. 132 norme di attuazione Dpgr 323/04
Variante Prg e zone limitrofe", presentato dall'Associazione di promozione
sociale "Chi rom e…chi no" Onlus nel convegno di ieri "I rom tra stato di
diritto e stato di eccezione. Proposte di trasformazione urbana". Prevede che
l'area in questione, come da piano regolatore, sia destinata al vantaggio del
quartiere e dell'intera città e dotata di servizi e strutture necessarie per la
crescita ed il miglioramento delle condizioni di vita di tutte le persone, in
primo luogo di quelle che vivono nel quartiere, realizzando la convivenza di
italiani e rom.
La cultura anche politica napoletana, al di là di consuete prassi e politiche
emergenziali e per di più senza partecipazione democratica di attori coinvolti o
interessati nell'ambito delle stesse politiche sociali, ha bisogno di nuove idee
cioè di innovazioni culturali che si traducono in proposte e progetti di
fattibilità con la volontà politica di attuarli. Ne acquista la nostra civiltà
ed umanità!
del 19-03-2009 num. 053