Da
Romanian_Roma
Divers.ro 02/03/2009
153 anni dopo l'abolizione della schiavitù Rom, questo evento non ha eco
nella mente della gente comune. Il soggetto è importante specialmente per i
leader rom che considerano che l'inclusione sociale di questa minoranza non si
attuerà se i Rom verranno per sempre lasciati nell'ignoranza del loro passato e
futuro.
Sabato 20 febbraio, per curiosità sono passata da un negozio di fiori in
Iuliu Maniu Boulevards, a Bucarest. Volevo sapere se i Rom, quelli a cui vivo
accanto, sanno dell'abolizione. Un'anziana signora, vestita con abiti spessi
ed un foulard, stava vendendo fiori. Le ho chiesto: "Lei è Rom?" e mi ha
risposto positivamente. Allora ho continuato: "Lei sai cosa significa il 20
febbraio per i Rom di Romania?"
"Non sappiamo, ragazza, non lo sappiamo! Ma se lo sapessimo, ci darebbero
qualcosa?" mi ha risposto la donna mentre fumava una sigaretta. Ho provato
un'altra volta con due bambini rom. Una andava alla scuola primaria ed il
secondo a quella secondaria. Lo stesso risultato "Non sappiamo!"
"Il 20 febbraio ha un significato speciale per la comunità rom" ha detto sua
Eminenza Varsanufie Prahoveanu, Vescovo Vicario dell'Episcopato di Bucarest,
presente all'ordinamento del primo Rom diacono, nominato per occuparsi dei Rom
di Bucarest e Ilfov. "In questo giorno, 153 anni fa, a schiavitù Rom venne
abolita dal governo, terre borghesi o monasteri," ha ricordato sua Eminenza.
Quanto può essere importante un documento diplomatico firmato nel 1856 per
cui una popolazione condannata alla schiavitù diventa libera, se i suoi
discendenti non ne sono a conoscenza? E nel caso lo fossero, quanto sarebbe
rilevante oggi per il resto della società, se i loro diritti e bisogni non
vengono rispettati?
Mihaela Dumitrascu – DIVERS