Da
Roma_und_Sinti
Taz.de 28.02.2009
Povertà crescente ed esclusione, tradizioni patriarcali. Secondo la politica
Lívia Járóka, la difficile situazione dei Rom nell'Europa dell'Est riguarda
l'intera UE.
Lívia Járóka siede nel Parlamento Europeo eletta nel partito ungherese di
destra Fidesz. Con l'espansione ad est, i Rom sono la più vasta minoranza entro
la UE. Molti dei circa 10 milioni di Rom soffrono di povere condizioni di vita e
di discriminazione sociale. In molti paesi dell'Europa orientale ci sono classi
speciali per i bambini rom, ghetti con alta disoccupazione e povera assistenza
medica.
Signora Járóka, l'Unione Europea ha spesso avuto a che fare con la
situazione dei Rom in Europa. Ciò nonostante, la situazione della più grande
minoranza etnica in un'Europa unita continua a rimanere precaria: in alcune
parti come recentemente in Ungheria ci sono sempre più attacchi contro i Rom.
Questo non ha portato niente?
Prima che i nuovi stati membri si unissero alla UE, la Commissione
poteva, tramite i suoi rapporti a questi paesi, fare una certa pressione sui
loro governi per diventare attivi su questi temi. Ma come gli est europei si
sono trovati nella UE, molti hanno pensato che non dovevano più sforzarsi su
ciò. Ma ora la Commissione UE vede che non tutto può essere delegato agli Stati
Membri.
A Bruxelles c'è stato, l'anno scorso, un "Summit Rom" ed il Parlamento UE
ha adottato una risoluzione sulla situazione dei Rom in Europa. Cosa si è
ottenuto?
Il Parlamento UE vuole mostrare la focalizzazione sociale nella mappa
europea. Ma presto ci si rende conto che non riguarda problemi specifici dei
Rom, ma problemi sociali nei differenti paesi. In termini di condizioni di vita,
casa, lavoro, sanità ed istruzione, i Rom in Europa sono ad un livello simile
della gente nell'Africa subsahariana. Ma in questo non differiscono da altri
gruppi sociali sotto-privilegiati. Perciò, non voglio un Commissario speciale a
Bruxelles per gli affari rom. E' un tema che va affrontato a diversi livelli,
con i commissari delegati ai temi della sanità, istruzione, condizioni di lavoro
e assistenza sociale.
Cosa può fare la UE?
C'è bisogno che Bruxelles promuova più progetti regionali ed appoggi i Rom
locali. E gli Stati Membri dovrebbero concordare nell'intraprendere specifici
piani d'azione. Se non realizzano in un dato periodo, la Commissione deve
imporre sanzioni. Inoltre, l'integrazione sociale dev'essere vista come una
questione incrociata e considerata in ogni offerta UE.
Sinora ci sono stati solo progetti riservati specificamente ai Rom. Alcuni
vedono ciò come una ragione per cui così tanti soldi sono stati spesi in maniera
inefficace. Concorda?
Questa è una delle ragioni. Qual'è l'utilità, per esempio, di un progetto
sull'istruzione dei bambini rom, se affondano nel fango per andare a scuola,
dato che non c'è una strada per il loro villaggio? Ci sono fondi europei per
l'istruzione, l'assistenza sanitaria o gli alloggi - ma non per tutti assieme.
Invece si perde il proprio tempo in mini progetti caritativi, lo stato dovrebbe
coinvolgersi maggiormente.
Come la vede?
Perché lo stato non può operare nell'industrializzazione in regioni con alta
disoccupazione? Questa è una cosa che non posso capire! Un secondo fattore di
debolezza è che ci sono pochissimi studi sui Rom - e i dati esistenti non sono
presi in considerazione.
Durante il Summit Rom di settembre, si è avuta l'impressione che le
organizzazioni rom siano nemiche tra loro e non lottino per lo stesso scopo.
Ci sono molte ragioni per questo. Primo, molte organizzazioni versano in
difficili situazioni finanziarie. D'altra parte, i partiti giocano politicamente
con loro. Prima delle elezioni, sono corteggiate e sfruttate, dopo, tornano
nell'anonimato. E' tempo di un cambio generazionale al vertice -invece che
funzionari politici, dovrebbero essere formati giovani specialisti ben formati.
Occorre un cambio di valori tra le organizzazioni rom.
Lei insiste che anche nelle famiglie rom qualcosa deve cambiare. Cos'è?
Nel mio rapporto sulla situazione delle donne rom, elaborato due anni fa per
il Parlamento Europeo, ho scritto che le strutture paternalistiche nelle
famiglie rom sono ancora troppo forti . come in altri gruppi sociali in Europa.
Ma sotto c'è molto di più di quanto si percepisca dall'esterno. Un problema è lo
sfruttamento dei bambini, forzati a mendicare. Di questo ne parlo apertamente.
Per questo, qualcuno la accusa di sputare nel proprio piatto. Cosa dice di
queste critiche?
Vengono da funzionari rom che proteggono i propri interessi. Molta gente, al
contrario, vede il mio lavoro come una grande opportunità per loro. Ed, al
contrario, importante che le critiche arrivano da chi appartiene lui stesso al
gruppo dei Rom. Lo sa, che ce ne sono di veramente disperati? Recentemente ho
visto un documentario sulla BBC, dove una donna incinta chiedeva al reporter se
non volesse prendersi il suo bambino, sarebbe stato meglio così. Può
immaginarlo? Una madre che vuol dar via suo figlio perché non ha futuro?
Perché è così?
Le famiglie vivono alla giornata - e poi cadono nelle mani di usurai che si
prendono il 600% di interesse. Alcune diventano completamente dipendenti dal
denaro di questi piccoli re che prestano soldi. I paesi membri potrebbero
chiedere microcrediti al Fondo Sociale. Ma non ne fanno uso.
Il parlamento UE ha anche chiesto progetti separati per i Rom mobili e
sedentari. Ha senso questa distinzione?
Naturalmente. Ma il problema del nomadismo non andrebbe sovrastimato. C'è
soltanto il 5% dei Rom che sono ancora itineranti. Mi chiedo sempre perché ci
siano così ottime soluzioni per i figli dei diplomatici [che sono] nomadi - e
per i Rom non si muove niente. I diplomatici troveranno una scuola
internazionale in ogni angolo del mondo, possono studiare tanto a Shangai che a
Bruxelles.
Da cinque anni, anche lei appartiene ai diplomatici nomadi. Nella sua
homepage, la si vede mentre saluta marito e figli il lunedì mattina sulla strada
dell'aeroporto. Il lavoro di deputato vale lo sforzo?
Ho lavorato per dieci anni in una OnG. In tutto quel tempo, non ho ottenuto
quanto in un anno come parlamentare europea. Naturalmente, è doloroso quando hai
due bambini piccoli. Il più giovane ha solo due anni. Ma i nonni ci stanno
aiutando e mio marito vive coi bambini. Per lavorare efficacemente nella
politica alta e a livello regionale nel mio paese, devo essere estremamente
organizzata. Questo l'ho imparato.
Intende concorrere per un secondo turno a giugno?
Non posso fermarmi adesso. Dal primo giorno del mio lavoro, ho avuto un
appoggio eccezionale dal mio partito, il conservatore Fidesz. Mi hanno messo al
settimo posto in lista per le elezioni europee a giugno. Ora sono uno dei volti
del più grande partito ungherese ed appaio nei loro video elettorali.
INTERVISTA: Daniela Weingärtner