Questa mattina si è svolta la quarta udienza del processo per direttissima
contro Sonia Campos (rilasciata il 23 settembre scorso), il marito Angelo Campos
e Denis Rossetto (detenuti in attesa di giudizio). Il processo è iniziato sabato
6 settembre e si è concluso oggi, 10 ottobre, con un patteggiamento. La condanna
è per resistenza a pubblico ufficiale, la seconda accusa di tentato furto di una
pistola è caduta alla terza udienza.
Nessuno dei tre condannati tornerà in carcere e i famigliari di Sonia e
Angelo Campos e Denis Rossetto hanno preventivamente rimesso le denuncie contro
alcuni Carabinieri della caserma di Bussolengo, presentate nel pomeriggio di
sabato 6 settembre. Le denunce erano state presentate da
Giorgio Campos,
Michele Campos,
Paolo Campos,
Cristian Hudorovich e
Anna Gerogeowistch.
Nessun commento ad oggi delle famiglie Campos e Rossetto. Un commento lo
possiamo fare noi di
sucardrom innanzitutto per farvi capire il clima in Tribunale a Verona.
Nelle udienze precedenti tutti erano chiusi e rabbuiati, un clima pesante
aleggiava nell’aula. Oggi al contrario erano tutti felici contenti, a partire
dal giudice, passando per i pubblici ministero e gli avvocati, fino ad arrivare
ai Rom. Baci abbracci e il Giudice che fa la ramanzina paternalistica ad Angelo
Campos e Denis Rossetto e li libera con un buffetto sulla guancia. Insomma tutto
bene quello che finisce bene…
Purtroppo non è così. Le famiglie rom hanno la conferma che non serve a
niente denunciare i soprusi subiti, perché tanto non potranno mai far valere i
loro diritti. Immaginiamo già cosa ci diranno da domani: “avete visto… dove
vivete? sulla luna? per rivendicare i “vostri” diritti siamo finiti in
carcere…”.
Nelle comunità sinte e rom il messaggio sarà chiaro: lo Stato è un nostro
nemico! E questo non è bene perché avremo una sempre più ermetica chiusura e
conseguenti scontri sempre più duri che saranno un disastro per tutti.
L’associazione Sucar Drom
non si ferma. In questi giorni stiamo contattando diversi avvocati per capire la
possibilità di intentare una causa presso i tribunali internazionali, viste la
difficoltà incontrate in Italia.