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Roma_Daily_News
Summit sui Rom Europei - Bruxelles, 16 settembre 2008
Stanisław Stankiewicz - Presidente dell'Unione Internazionale Rom (IRU) -
Vice-Presidente del Forum Europeo Rom e Viaggianti (ERTF)
I Rom si sono insediati in Europa oltre mille anni fa e sono una minoranza
europea trans-nazionale di questo continente. Che siano cittadini europei spesso
non è accettato ne conosciuto da molti paesi e persone.
La loro storia è spesso ridotta ad una lunga litania di discriminazione,
tentativi di sterminio, esclusione, povertà ed ora, i Rom sono soprattutto
considerati un problema sociale. Mentre questo è successo e tuttora succede, uno
sguardo più attento mostra che nei paesi e nelle regioni dove sono lasciati in
pace, i Rom sono integrati e vivono vite pacifiche.
Con l'affermarsi degli stati-nazione in Europa nel XIX secolo ed culmine dei
nazionalismi nel XX secolo, la situazione è peggiorata notevolmente. Continuano
in molti paesi l'esclusione e la discriminazione. I Rom non hanno mai voluto
avere uno stato loro e si rimettono alla mercé delle politiche nei posti dove
vivono.
Con una somma tra gli otto e i dodici milioni di Rom in Europa, questa
affronta una sfida: Come accettarli ed integrarli. Se questo non avverrà,
l'Europa affronterà problemi di proporzioni tali che saranno difficilmente
gestibili. Si parla spesso di un "Problema Rom", preferiamo dire che è l'Europa
come continente che deve affrontarlo. Oggi, i diritti umani basici non sono
ancora rispettati. Anzi, come visto ultimamente in Italia, vengono emanate da un
governo europeo politiche basate sull'etnia, senza quasi reazioni concrete.
Ufficialmente, i Rom sono cittadini dello stato dove vivono. In pratica, sono
spesso considerati cittadini di seconda classe quando va bene, e la
discriminazione amministrativa è una regola in molti paesi. Chiaramente, sono
state promulgate alcune leggi, come delle vetrine. Le politiche variano
dall'auto-governo, a seggi riservati nei parlamenti, allo status di minoranza,
ma tutto ciò non arriva al tema fondamentale del riconoscimento dei Rom come
cittadini effettivi nei loro paesi ed in Europa.
L'Europa ha approvato diverse leggi, convenzioni e direttive (ad es. 2000/43, EC
29/6/2000; 2000/78,EC 27/11/2000), sui diritti umani e le minoranze, e i membri
dell'Unione Europea le hanno firmate tutte. Ma spesso non sono rispettate. In
pratica, non tutti i paesi europei hanno aggiornato le loro leggi per
rispecchiare queste direttive, o spesso non le hanno rafforzate.
Il populismo sta crescendo, e sempre più spesso i politici cercano capri
espiatori. L'Italia si è improvvisamente svegliata scoprendo che tra il milione
di rumeni che vi vivono, ci sono circa 100.000 Rom. Certamente non un milione, e
non da qualche mese. No, alcuni di loro sono lì da diversi anni.
Dobbiamo chiederci come possano essere influenzati i processi politici per
cercare di cambiare e migliorare la situazione dei Rom in Europa. Come possano
essere cambiate le leggi locali, come indirizzare le attitudini e gli stereotipi
locali?
Occorre certamente uno sforzo verso la popolazione maggioritaria per contrastare
i soliti pregiudizi e permetterle di aprire la propria mente verso i Rom. La
stampa, ma anche molte OnG, hanno l'estrema necessità di cambiare la loro
rappresentazione e pensieri sui Rom. Spesso tutti loro rappresentano e riducono
i Rom a poveri, illetterati, disoccupati o a criminali. Se tutti i Rom si
fossero conformati a questi stereotipi, dove saremmo oggi? Ma se non si cambia
questo, come può progredire l'integrazione Rom in Europa e come si può cambiare
la società così che i Rom siano considerati cittadini come tutti gli altri?
Nel XXI secolo, ci sono ancora molti Rom nel mezzo dell'Europa che vivono come
nel terzo mondo. Non una casa vera, niente acqua, elettricità, nessuna
infrastruttura fornita dallo stato, segregazione a scuola, eccessi polizieschi,
o al massimo indifferenza della popolazione locale. Oltre alla segregazione e
alla discriminazione, questo non solo è vero ma anche la regola in molte regioni
rurali dei paesi nuovi membri dell'Unione Europea.
L'esperienza ha mostrato che in situazioni così difficili, i Rom perdono le loro
tradizioni, lingua e cultura. E questo succede qui in Europa, nell'Unione
Europea. Questo processo di acculturazione aumenta le difficoltà
nell'integrazione. La marginalizzazione impedisce ai Rom di migliorare la loro
situazione. I bambini hanno scarse possibilità di studiare in buone scuole, in
quanto sono ancora discriminati o messi nelle scuole speciali. Gli incentivi dei
governi sono spesso un pensiero malato. Noi, in quanto Rom, ancora non capiamo
perché è ancora così e pensiamo che ciò sia inadeguato. I Rom non sono ancora
realmente rispettati nell'Unione Europea, anche se questa istituzione dovrebbe
basarsi sul rispetto di tutti.
I politici non hanno fatto molto per cambiare le cose. Dovrebbero muoversi verso
l'integrazione, e non ricorrere a misure populiste. Demonizzare i Rom come
l'archetipo dello "straniero" è pericoloso...
Si è perso tanto tempo, e le politiche messe in atto non sono state efficaci.
Noi, Rom, ne abbiamo abbastanza di seminari, conferenze, discorsi; vogliamo
fatti concreti, lavoro,volontà politica, decisioni e azioni che genereranno veri
cambiamenti. E fare in modo che i Rom siano riconosciuti come un vero popolo
europeo. Ne abbiamo abbastanza anche di gruppi, coalizioni, che si spingono in
prima linea dicendo di rappresentare i Rom, spesso senza aver Rom nei loro
ranghi. Spesso, il Rom è un socio, un prestanome per progetti che dovrebbero
aiutare i Rom.
A noi sembra che spesso i Rom non siano ancora considerati dei partner validi.
C'è un modello di paternalismo tanto a livello politico che di base. "Noi
sappiamo cos'è meglio per voi" è ancora la norma. L'inclusione di organizzazioni
veramente rappresentative, basate su strutture democratiche, non è ancora la
norma. Vorremmo vedere più progetti dei Rom per i Rom, sulle premesse di "i Rom
aiutano i Rom" in piena collaborazione con le organizzazioni politiche e le OnG.
Dopo tre anni di decennio dei Rom, la mancanza di progressi generali richiede un
nuovo approccio e un'azione decisiva. E' tempo di prendere una nuova strada. Di
darci la meta di risolvere veramente alcuni dei problemi che l'Europa sta
affrontando, e di spingere per l'integrazione dei Rom. Dobbiamo educare entrambe
le comunità a cambiare le mentalità e i pensieri. La popolazione ha bisogno di
capire ed accettare che i Rom sono europei, che sono parte della nostra comune
cultura, ed i Rom devono cambiare e aprirsi alle sfide del futuro. Non
focalizziamoci sul passato, sulla sindrome da "vittime", ma guardiamo con
orgoglio avanti e a cosa vogliamo ottenere.
Speriamo sinceramente che questo incontro segni un punto di svolta. La lista dei
partecipanti, con Barroso, presidente della Commissione Europea, con Soros, con
ministri di vari governi ecc. mostra l'importanza della sfida. Speriamo che
tutti i partecipanti cerchino una strada e una strategia comune per cambiare la
deteriorata situazione dei Rom in Europa. Speriamo che i Rom e le organizzazioni
Rom siano considerati validi partner in questo processo.
I Rom sono cambiati negli ultimi vent'anni. Molti giovani sono diventati validi
attivisti, si stanno organizzando oltre i confini nazionali. Le manifestazioni
contro alcune delle politiche italiane in Italia, Vienna, Madrid, hanno mostrato
che sono pronti per prendere il destino nelle loro mani. Anche le organizzazioni
Rom, come l'IRU, sono cambiate, si sono democratizzate, sono diventate più
trasparenti. Ma necessitano di appoggio. Le organizzazioni Rom spesso sono
deprivate di supporto finanziario per i progetti concreti. Noi, come IRU, ma
anche a favore di altre organizzazioni, chiediamo nuovamente di essere
considerate partner di esperienza. Assieme vorremmo sottolineare che senza
l'appoggio globale della comunità Rom, nessun programma può riuscire.
L'Unione Europea ha anche bisogno di controllare con attenzione la situazione
dei Rom e dei suoi stati membri e reagire immediatamente. Il caso italiano
mostra che ahimè non è ancora il caso. Il mancato rispetto delle politiche, dei
principi e delle leggi non deve rimanere senza conseguenze. L'Unione Europea
dovrebbe reagire decisamente contro ogni attacco alla democrazia.
Noi, come Unione Internazionale Romanì, vogliamo ringraziare la Slovenia per
l'opportunità di presentare le nostre opinioni all'Europa, e anche la Croazia,
dove a breve organizzeremo il VII Congresso Mondiale Rom. Speriamo che la
Francia, con la sua tradizione dei diritti umani, e la Repubblica Ceca, che avrà
la prossima presidenza dell'Unione Europea, continuino proseguendo il dialogo,
ma prendano anche azioni concrete per migliorare la situazione globale dei Rom
in Europa.
Se noi, tutti europei e Rom compresi, non agiremo, avremo di fronte una
potenziale catastrofe. Se la situazione in alcuni paesi peggiorerà, i Rom
dovranno andarsene. E questo accenderà il risentimento ed ulteriore esclusione.
E' venuto il tempo di reagire. Speriamo come IRU, ma anche a nome di altre
organizzazioni Rom di base, di essere soci in questa attività.
Stanislaw Stankiewicz - stahiro.irul@neostrada.pl