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Aggregator - Sistemazione ed alloggio delle famiglie Rom nella Repubblica
Ceca
Molte famiglie nella Repubblica Ceca continuano a vivere in condizioni sotto
gli standard caratterizzate da infrastrutture e servizi non adeguati,
segregazione, disagi e minacce di espulsioni, che spesso portano a forme di
ghettizzazione. Di solito, le comunità Rom vivono in case che mancano di
fognature, in quartieri ristretti, senza accesso all'acqua potabile, elettricità
o servizi di emergenza. Vivere in condizioni che non sono sanzionate legalmente
lascia la comunità Rom più esposta a sgomberi forzati dallo stato, un problema
riflesso nel numero di reinsediamenti negli ultimi anni. Uno studio recente
commissionato dal Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali, portato avanti
dalla compagnia privata GAC, riporta che c'erano 310 località Rom socialmente
escluse e che il 35% di queste erano emerse negli ultimi 10 anni.
La pratica degli sgomberi forzati e dei reinsediamenti delle comunità Rom,
vede le famiglie spostate dalle loro case originarie in altre parti del paese,
risultando così la popolazione più segregata ed isolata, inoltre vengono
esacerbate le loro basse prospettive di impiego. Un esempio di questi
reinsediamenti fu la rilocazione della comunità Rom a Mladá Boleslav, che ha
visto una popolazione di circa 3.000 Rom diminuire a circa 300. Similarmente, il
reinsediamento delle famiglie Romanì dalla città di Vsetín ha visto 50 famiglie
obbligate a lasciare la città perché la loro sistemazione era sotto gli
standard, e la maggior parte delle famiglie aveva affitti troppo alti. La
sistemazione in località periferiche non è riuscita a incontrare nemmeno le
necessità basiche come l'acqua corrente e l'elettricità, portando alla creazione
di nuovi ghetti invece di risolvere i problemi abitativi.
Esistono pratiche discriminatorie anche all'interno della ripartizione delle
condizioni di alloggio, con le famiglie Rom spesso piazzate in sistemazioni
riferite come "appartamenti di infima qualità", o appartamenti "vuoti coi muri",
generalmente riservati a chi ha pagato in ritardo l'affitto. Oltre il 50% degli
appartamenti "vuoti coi muri" sono abitati da Rom, con la percentuale che in
alcune aree sale al 90%. Non c'è trasparenza nel fornire case possedute dai
comuni, ed il criterio è spesso indirettamente discriminatorio, il che significa
che le famiglie Romanì sono spesso incapaci di ottenere un alloggio adeguato.
Uno studio del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali dimostra che il
numero dei Rom in condizioni sotto gli standard sono cresciuti negli ultimi 10
anni, e trovato che non esiste nessun programma globale per combattere la
deprivazione sociale.
Il rapporto 2008 di Amnesty International ha mostrato che i dipartimenti
alloggiativi nella Repubblica Ceca sono prima di tutto interessati agli aspetti
finanziari della vicenda, trascurando grossolanamente il loro dovere e funzione
civica, come una corporazione privata senza responsabilità nel bisogno sociale
nel campo dell'alloggio. Inoltre Amnesty critica l'incapacità dei lavoratori
sociali nell'evitare gli sgomberi forzati di famiglie con bambini, che è
riportata come una pratica estesa nell'odierna Repubblica Ceca. Il Comitato ONU
per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD) ha espresso la propria
preoccupazione che le leggi ceche non proibiscano chiaramente la discriminazione
razziale nel diritto alla casa, ed il Comitato per i Diritti Umani ha criticato
la pratica degli sgomberi assieme all'esistenza dei ghetti Rom nella Repubblica
Ceca.
In una dichiarazione congiunta nell'ottobre 2007, riguardo il diritto alla
casa per i Rom nell'Europa, il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio
d'Europa e il Relatore ONU per il diritto alla casa, hanno dichiarato che la
Repubblica Ceca violava il diritto alla casa riguardo le comunità Rom,
criticando i locali uffici pubblici per sostenere l'intolleranza verso i Rom e
sviluppare politiche pubbliche per spostare le famiglie Rom dalle città verso
aree isolate. La dichiarazione indica che negli anni recenti il tasso di
sgomberi forzati di Rom è cresciuto drammaticamente e che la segregazione e la
ghettizzazione nel campo dell'alloggio appare essersi intensificato.
Il tema della ricerca di una sistemazione adeguata non ha significato solo
per il diritto, ma ha anche un sostanziale impatto per sostenere altri diritti e
libertà fondamentali, come il diritto alla privacy, libertà dai trattamenti
degradanti, istruzione, impiego, sanità, libertà di movimento ecc. Il diritto ad
un alloggio adeguato, come pure gli altri diritti, si trovano nei maggiori
strumenti internazionali dei diritti umani, inclusa la Convenzione
Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e la Revisione della
Carta Sociale Europea. Sono pure rilevanti altri trattati ONU, come pure la
Convenzione Europea sui Diritti Umani ed altre legislazioni UE riguardo la
discriminazione.
Ci sono perciò basi chiare per il rafforzamento del diritto alla casa, ed un
bisogno apparente nella comunità Rom ceca di avere protetti e rafforzati questi
diritti. La meta generale del progetto sarà di lavorare verso il riconoscimento
di questi diritti per la popolazione Rom e di vedere miglioramenti nelle
condizioni di vita dei Rom nella Repubblica Ceca. Più specificatamente, il
progetto si focalizzerà sull'accesso e il rafforzamento dei rimedi legali per le
famiglie che sono state oggetto di discriminazione abitativa o di sgombero
forzato. Con la mancanza di aiuto e rappresentazione legale per la comunità Rom,
il progetto si focalizzerà nel fornire rappresentazione legale e assistenza alle
famiglie coinvolte, allo scopo di assicurare conformità agli standard
internazionali di non-discriminazione nella fornitura di alloggi da parte delle
municipalità, come pure nel promuovere la sicurezza del possesso per i gruppi
vulnerabili e i rimedi dovuti per l'accesso a quanti sono penalizzati da
trattamenti simili. Questa azione aiuterà a rafforzare i diritti dei Rom alla
casa e potenzialmente incoraggerà lo sviluppo di politiche pubbliche che
assicurino la conformità agli standard internazionali.
By Elizabeth Sarah Jones - currently on internship at DZENO