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Roma_Francais
LE MONDE | 02.08.08 | GENÈVE CORRESPONDANCE
Quando la Russia ha iniziato, giovedì 31 luglio a Ginevra, i suoi esami per
passare davanti al Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziali
delle Nazioni Unite (CERD), due OnG, la Federazione internazionale delle leghe
per i diritti dell'uomo (FIDH) ed il centro Memoriale di San Pietroburgo,
pubblicano un rapporto dettagliato sulle gravi discriminazioni di cui sono
vittime i circa 500.000 Rom di Russia.
Lo studio - "Sgomberi forzati e diritto all'alloggio dei Rom di Russia" -
elabora una tabella scura sulla situazione, che riferisce molti casi di
espulsioni forzate di interi villaggi, distruzioni di case e di campagne di
stigmatizzazione. Il tutto in un contesto di grande miseria sociale, di impunità
e di diniego totale da parte delle autorità russe.
I diciotto esperti del CERD, riuniti nella 73^ sessione, dal 25 luglio al 15
agosto, per passare al setaccio gli inadempimenti dei dieci stati firmatari
della convenzione ONU sull'eliminazione della discriminazione razziale, tra cui
la Russia, avranno così numerose domande da indirizzare a Mosca, continuando
l'esame lunedì 4 agosto.
Se la recrudescenza delle aggressioni razziste contro i provenienti dall'Asia
centrale e dal Caucaso e contro gli studenti di colore - più 20% in media
all'anno - dove le derive della lotta antiterrorismo sono fatti conosciuti in
Russia, le gravi discriminazioni che soffrono i Rom, una popolazione
sedentarizzata a forza dal 1956, sono, queste, largamente passate sotto
silenzio.
Risultato di una missione sul campo che s'è svolta nel maggio 2007, il rapporto
della FIDH e del Memoriale, s'è particolarmente fermato sulla sorte dei Kelderari (30 % della
popolazione dei Rom) che hanno conservato un modo di vita tradizionale.
Ripartiti in un centinaio di villaggi in tutta la Russia, le loro terre sono
ormai l'obiettivo dei promotori immobiliari e di altri speculatori.
"A partire dal 1956, i Rom si sono visti rimettere le terre dalle autorità
locali e vi hanno costruito case spesso con semplici autorizzazioni verbali.
Spesso, non figurano nemmeno sul catasto o sui piani, spiega Olga Abramenko, del Memorial,
una specialista sui Rom arrivata a Ginevra per perorare la loro causa, a fianco
di altri sei difensori russi dei diritti dell'uomo. I villaggi, che contano dai
duecento ai mille abitanti, non hanno né numeri né nome delle strade. Risultato,
su decisione di un tribunale, si può ordinare la distruzione delle loro case e
la confisca delle loro terre senza alcun rimborso", indica la signora
Abramenko.
Così, tra febbraio e giugno 2006, gli abitanti del villaggio di
Dorozhnoe
(regione di Kaliningrad), che non erano riusciti ad ottenere dei titoli di
proprietà, sono stati espulsi. Quarantacinque case sono state distrutte dai
bulldozer, le sole due abitazioni risparmiate appartenevano a famiglie "russe".
Queste demolizioni sono state accompagnate da una campagna sulla stampa locale
che designava gli espulsi come trafficanti di droga.
Tra aprile e maggio 2007, nel villaggio di Chudovo (regione di Novgorod), gli
stessi abitanti hanno dovuto distruggere otto case. Sono previste altre
quattordici demolizioni. Nel contempo, a Kolyanovo (regione di Ivanovo) in
previsione della sistemazione dell'aeroporto, trentotto famiglie hanno accettato
le pressioni per cedere le loro abitazioni per somme irrisorie. Numerosi altri
villaggi vivono sotto minaccia di espulsione. "Vogliono cacciarci, ma dove
andremo? Occupiamo questa terra dal 1972, Abbiamo l'impressione che le autorità
vogliano che noi adottiamo nuovamente il nostro vecchio stile di vita nomade",
si lamenta Boris Mikhay - leader del quartiere di Mysovskaya, a Tioumen (Siberia),
dove sono installate 50 famiglie rom - interrogato da FIDH e dal Memoriale.
Olga Abramenko, che lavora con una dozzina di avvocati reclutati in Russia per
aiutare i Kelderari a registrare le loro abitazioni, si appoggia a un muro. Il
rapporto redatto dalla Russia in occasione del suo passaggio al CERD, non
comporta una linea sui Rom. Di solito le autorità locali negano ferocemente il
problema, avanzando argomenti "ultra-legalisti" o igienisti, per giustificare le
espulsioni.
Agathe Duparc