Per il ministro rumeno degli affari esteri, Adrian Cioroianu, il problema dei
Rom riguarda anche l'Europa
D.S. Miéville - mercoledì 5 marzo 2008
Adrian Cioroianu, ministro rumeno, era martedì di passaggio a Ginevra. Ha
precisato in questa intervista a Le Temps la posizione del sue paese a proposito
della libera circolazione delle persone e del problema dei Rom.
Le Temps: La Svizzera ha la tendenza di aver paura dell'idraulico rumeno,
così come l'Europa ha avuto paura dell'idraulico polacco.
Adrian Cioroianu: Ho avuto l'occasione di parlarne con Madame Calmy-Rey e ho
compreso la posizione dei vostri cittadini. E' una forma d'ansietà normale da
parte di gente che ha paura di perdere il proprio impiego. Sono sicuro che tra
qualche anno, la stessa situazione esisterà in Romania ed in Bulgaria, perché i
nostri concittadini avranno paura della concorrenza dei lavoratori della
Moldavia o dell'Ucraina.
La Svizzera ha incontrato qualche problema con i Rom rumeni. Come vedete
la soluzione?
Dobbiamo ammettere che abbiamo un problema particolare, quello dei Rom. La
Svizzera non è uno dei loro principali paesi di destinazione. Abbiamo avuto
problemi più importanti in Italia e Spagna. Senza voler dare l'impressione di
sottrarci ad una responsabilità che ci appartiene, pensiamo che il problema dei
Rom sia un problema europeo, che deve trovare una soluzione europea. Sono
cittadini rumeni, ma nel contempo cittadini europei. Alla dogana, non si possono
fare distinzioni tra i cittadini europei secondo l'etnia o la religione. Devono
avere tutti i diritti dei cittadini rumeni, che ormai sono cittadini europei. La
loro integrazione necessita di programmi a scala europea, in complemento dei
programmi nazionali.
Il vostro paese ha veramente fatto tutto quello che era in suo potere per
integrare la minoranza rom?
Esistono diversi programmi nazionali, abbiamo una strategia nazionale. Il
problema, è che si tratta di una minoranza discriminata per decenni. Sotto il
comunismo, la minoranza rom non esisteva, non era riconosciuta nelle
statistiche. Lo stato rumeno ha confuso l'integrazione con la sedentarizzazione,
che non è la stessa cosa. Il dovere di tutti i governi è di offrire lavoro
"a casa". Noi siamo, in Romania, in una situazione un po' paradossale, perché
beneficiamo dei programmi e dei fondi europei e manchiamo di mano d'opera. Ma
bisogna essere coscienti che si tratta di una comunità che ha una cultura del
viaggio, del nomadismo, e non sempre apprezza la sedentarietà. E' anche una
questione d'educazione, e ogni programma deve contenere una importante
dimensione educativa.