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Venerdì, 16 Marzo 2007 - 00:05 -
di Elena Ferrara
E’ uscita dalla Yugoslavia ed è entrata a fare parte a pieno titolo nell'Unione
Europea nel maggio del 2004; è nella Nato nell’ambito di un allargamento
dell’alleanza atlantica che ha inglobato alcuni dei paesi un tempo considerati
nemici. Punta, quindi, ad essere una nazione “europea” a tutti gli effetti.
Ma ora si scopre che la Slovenia – collocata ai nostri confini – è anche un
paese xenofobo e razzista. E una denuncia in merito - forte ed appassionata –
giunge da Amnesty International che si rivolge direttamente all’Unione Europea
per evidenziare la situazione che si è andata creando in Slovenia attorno alla
minoranza Rom.
L’Unione – sottolinea Amnesty - ''non può continuare a ignorare la difficile
situazione in cui si trovano migliaia di cittadini'' che vivono in un ''limbo
giuridico o aspettano un indennizzo dalle autorità slovene'' perché private dei
propri ''diritti più fondamentali''.
Amnesty International rinnova così il suo appello a Bruxelles contro le
discriminazioni cui sono sottoposti i Rom ed altre minoranze. Esattamente 15
anni fa, solo qualche mese dopo la dichiarazione di indipendenza, ricorda
l'organizzazione umanitaria, le autorità slovene ''presero la decisione
straordinaria che da allora è stata condannata dalle più alte corti del Paese,
dall'Onu e dal Consiglio d'Europa: la rimozione di oltre 18.000 persone,
soprattutto di origine Rom, dal registro dei residenti permanenti''.
Esistono ''casi drammatici di persone alle quali è stata negata l'assistenza
medica anche se erano nel pieno di una cura - si legge nella nota – e di bambini
ai quali non è stato permesso di iscriversi a scuola per molti anni e di
famiglie ridotte alla povertà dopo aver perso il lavoro e la casa''. Dal 1992 a
oggi, le Corti slovene hanno ''corretto parzialmente'' la situazione, spiega la
nota, ma ''circa 5.000 persone continuano a vivere in un limbo giuridico, senza
diritti, e coloro che sono stati reinseriti (nel registro) non hanno ricevuto
alcun indennizzo''. Quindi, conclude Amnesty, ''c'è ancora molto da fare e l'Ue
non può permettersi di ignorare questo problema''.
Parlano i fatti che sono anche denunciati dalle organizzazioni umanitarie di
Lubiana. Si apprende così che le autorità centrali, ad esempio, hanno facilitato
lo sgombero forzato dell'insediamento Rom nel villaggio di Ambrus, dopo i
disordini che erano stati organizzati e scatenati da persone non-Rom. E’ vero
comunque che la polizia è intervenuta per proteggere i Rom, ma lo ha fatto con
grave ritardo. C’è stata una manovra “politica” per ritardare le azioni e
facilitare così gli scontri e le aggressioni. E successivamente altri Rom con i
loro bambini nel comune di Ivancna Gorica, sono stati evacuati nel centro di
rifugio di Postojna/Postumia. Un fatto è certo: con la tacita complicità del
governo ''l'insurrezione'' xenofoba anti-Rom dilaga in Slovenia. E la situazione
non accenna a migliorare. Presenti nel territorio sin dal XIV secolo i Rom e i
Sinti sloveni sono tra gli 8 e i 10 mila anche se il censimento del 2002 ne
registrò solo 3246. Ben diverse sono infatti le statistiche dei centri di
assistenza sociale.
Tra i Rom il tasso di disoccupazione è elevatissimo, le loro attività economiche
tradizionali sono state spazzate via dall'industrializzazione e dal mercato e in
assenza di programmi specifici, che in teoria potrebbero attingere anche da
fondi europei, il profilo economico-sociale di questa comunità ne pronostica un
futuro incerto. E la situazione non è migliorata pur se dal 1991, grazie ad uno
specifico articolo nella Costituzione, alla comunità Rom è riconosciuto lo
status di minoranza etnica i cui diritti particolari vanno definiti e realizzati
per legge. Intanto sono 22 le attuali associazioni Rom; i più organizzati e
socialmente integrati sono quelli del Prekmurje (è una delle otto provincie
storiche del Paese) in cui vive pure la comunità nazionale ungherese e dove la
convivenza interetnica è tradizionalmente di casa. Ma per i Rom la vita, anche
qui, è difficile. I problemi maggiori sono quelli del rapporto con le autorità
amministrative di Murska Sabota, Bendava, Dobrovnik, Turnisce, Beltinci e
Crensovci. E così risulta che a 14 anni dall'indipendenza e dal riconoscimento
costituzionale dei Rom, la loro comunità rimane, nonostante tutto, la più
umiliata.
La conflittualità generata dalla precarietà sociale dei Rom ed il razzismo
strisciante della maggioranza, specie nella Dolenjska, rimangono due pericolose
mine vaganti che l'attuale governo di Lubiana sembra affrontare con
disattenzione; attento sì a non apparire come potere xenofobo, ma sensibile
anche alle intolleranze della propria base elettorale. E in questo contesto non
va dimenticata l’estrema cautela che caratterizza i governanti di Lubiana
preoccupati delle reazioni dei circoli nazionalisti interni.