Tutti in Francia e in molte altre nazioni europee,
ricordano l'ondata di calore dell'estate 2003. Nonostante la Francia abbia
un sistema sanitario onnicomprensivo ed efficiente, l'ondata di calore si
concluse con la morte di diverse migliaia di persone in poche settimane,
soprattutto anziani soli che avevano perso i contatti con i loro familiari.
Questa tragedia ha mostrato il pericolo e la
fragilità della odierna società eccessivamente individualistica,
contrapposta al modo di vita delle comunità Rom, che si basano su valori
totalmente differenti.
Proprio per i forti legami nella comunità, non si sono
registrati morti tra di loro per il caldo. Su larga scala, i Rom europei
hanno preservato la loro forte relazioni di legame. Bambini, adolescenti,
genitori e nonni vivono assieme o comunque a stretto contatto. Il
significato della parola "famiglia" torna indietro a tutto il nucleo
familiare, estendendolo a livello comunitario (vitsa).
L'appartenenza a un gruppo, porta ad essere solidali, al
mutuo aiuto e alla condivisione delle responsabilità, un concetto riassunto
nella parola "phralipe" (fratellanza). Il loro modo di vita comunitario
porta protezione, sicurezza, controllo e direzione. Rende anche più facile
il passaggio delle tradizioni e dei valori culturali da una generazione
all'altra.
Al giorno d'oggi, la nostra società moderna ed
individualistica fornisce stanze piccole per la vita comunitaria. Ma è un
modo di vita che spesso porta a tensioni con la società maggioritaria. Molti
pregiudizi contro i Rom nascono da una visione negativa di questo tipo di
vita comunitario. Si dicono centinaia le carovane "zingare" in circolazione,
mentre invece sono molte di meno. I media europei scrivono di una migrazione
massiva di orde di Rom dall'Europa centrale ed orientale, ma nella pratica
il loro numero è insignificante. Il modo comunitario di vita Rom comporta
conseguenze per l'intera comunità: ad esempio, è inconcepibile che la
polizia svegli tutti i vicini per arrestare un individuo accusati di
crimine, Quando l'arresto riguarda i Rom, la polizia non ha alcuna
esitazione nel coinvolgere tutta la comunità, compresi vecchi e bambini, a
volte distruggendo le proprietà (caravans, case, ecc.) di chi non è
coinvolto in questa storia. Sembra che i Rom - a causa del loro stile di
vita - siano percepiti come un tutt'uno.
Il Consiglio d'Europa ed altri attori giocano una specie
di partita doppia: da un lato lavorano per desegregare i Rom a scuola e
toglierli dai loro insediamenti-ghetto, ma nel contempo devono farlo
rispettando la tradizione Rom, che li tiene assieme. Ci sono Rom che
preferiscono vivere in condizioni disagevoli, piuttosto che dividere il
gruppo parentale. Capita che rifiutino l'appartamento in case popolari, se
questo significasse vivere in blocchi differenti. Qualche anno fa a Skopje,
l'UNHCR ebbe grosse difficoltà nel convincere le famiglie Rom, che da cinque
anni vivevano in un campo, a trasferirsi in confortevoli case private,
perché questo avrebbe significato separarsi. E' importante comprendere le
ragioni di decisioni apparentemente senza senso, senza finire negli
stereotipi. Come tutti, i Rom non amano vivere nello sporco o nella povertà,
solo che difendono il loro tradizionale stile di vita comunitario.
Ignorare questi modelli di cultura Rom, porterebbe a
concludere che i Rom sono disperati e vogliono vivere nello squallore.
[...]
Michael Guet
Head of the Council of Europe Roma and Travellers
Division
Da: Roma_Francais