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TRANSITIONS ONLINE: Latvia: Walled Up by
Maija
Pukite 6 February 2006
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Cautela delle autorità lettoni nel finanziare le
organizzazioni romani.
“Ci fosse una Zingarolandia da qualche parte, molti di noi
probabilmente ci andrebbero. Ma non c'è,” racconta Vanda
Zamicka, l'unica avvocata rom della Lettonia.
Per 500 anni questa terra
è stata la madrepatria dei Rom lettoni. Qui la loro cultura ha
messo radici, lo stesso per la lingua e lo stile di vita, conservando
molte virtù che i Lettoni invece hanno perso. I Rom nella
Lettonia oggi libera, spesso si sentono messi ai margini della
società e tendono a rinchiudersi in se stessi. La maggior
parte della gente ha conoscenza di questo popolo, peraltro fiero,
solo tramite i rapporti della polizia o l'attenzione dei media sul
disadattamento dei Rom.
Durante l'intervista, Vanda Zamicka fornisce prova dei suoi studi
mentre il suo sguardo rimane fermo e penetrante. Ha 26 anni, si è
laureata in legge e attualmente frequenta un master internazionale.
Nel suo parlare, mischia parole russe, inglese e romanì. Parla
quattro lingue e sta imparandone altre due: norvegese e francese.
Demolisce gli stereotipi sui Rom nella società lettone, anche
quelli dei suo colleghi, che rimangono di sasso apprendendo la sua
origine.
E' riuscita a combattere la sua battaglia contro un cordone di
preconcetti.
I PREGIUDIZI PROMUOVONO IL CRIMINE
“Gli stereotipi
sono forti,” ammette Zamicka. “Quelli che vogliono
mostrare di loro un lato migliore, sovente vanno a sbattere contro un
muro.”
Non è passato molto tempo da quando una romnì
scolarizzata e di buona famiglia non superò il colloquio di
lavoro a causa della sua origine. Dopo essersi diplomata aveva anche
frequentato con successo un corso professionale di decorazione
floreale a Mosca. Come molte romnià, ha un senso artistico
particolare. L'impiegato si era mostrato soddisfatto della prima
intervista telefonica e del CV, ma quando la segretaria del
principale se l'è trovata di fronte, ha improvvisamente
addotto motivi per cui il suo capo non poteva incontrarla, neanche
per un saluto di cortesia. Non è stato un caso isolato. Alla
fine la giovane per dar da mangiare ai suoi figli, ha ripreso a
spacciare droga.
Gli stessi Rom stanno iniziando a prendere le distanze dalla
società. [Pensano] stiamo tra di noi, non abbiamo bisogno di
integrarci,” aggiunge Zamicka . Anche i Rom che sono andati a
scuola hanno difficoltà a superare i preconcetti, mentre
quanti sono illetterati si trovano in una situazione insormontabile.
“La società che sta correndo il rischio di
marginalizzare questa nazionalità, spingendo i Rom al
margine,” spiega Irina Vinnik, direttrice dell'ufficio
minoranze presso il Ministero per l'Integrazione Sociale. Eppure i
sondaggi mostrano che i Lettoni sono tra i più tolleranti
verso i Rom rispetto ai popoli dell'Europa [Centrale ed Orientale]:
solo il 27% eviterebbe di aver un Rom come vicinodi casa, confrontato
col 77% in Slovacchia, il 63% in Lituania e il 69% in Ungheria.
Però, anche in Lettonia la situazione può
peggiorare.
LA LOTTA CONTRO L'INTOLLERANZA
“E' compito dello
stato combattere l'intolleranza ed è priorità del
nostro dipartimento, ma d'altra parte, gli stessi Rom devono curare
la loro immagine.” dice Vinnik. Il suo ufficio sta elaqborando
un piano nazionale sulla tolleranza e sta collaborando con la
comunità romanì in questo difficile compito. “Vorremmo
promuovere la discussione nella società e mostrare che [i Rom
sono] una nazione incredibile e da ammirare.”
Sicuramente, la comunità romanì necessita di
riguadagnare la fiducia presso una società più vasta.
Cinque anni fa, Normunds Rudevics aveva la possibilità di
farlo. “Possedeva autorità, notorietà e denaro.
Cosa si voleva di più? Ma ha perso tutto.” dice Irina
Vinnik. [nota di TOL: Normunds Rudevics (*)
era il più noto attivista tra i Rom di Lettonia. Nel
Parlamento dal 1998 al 2002, eletto nel partito di centro Via
Lettone. Non venne ricandidato e fu espulso dal partito con le
elezioni del 2002, accusato di abuso di privilegi parlamentari e di
malversazione personale di fondi destinati all'organizzazione che
dirigeva, la Società Socio-Culturale Rom.]
Sino a poco tempo fa, grazie ad una ritrovata unità,
sembrava che i Rom lettoni potessero raggiungere un certo livello di
autorappresentazione e di governance. Rudevics era il numero 8 della
lista elettorale di Via Lettone. Lui stesso ricorda: “Davanti a
me avevo solo l'ex primo ministro e i membri del governo”.
Eletto con 20.000 voti – cifra di tutto rispetto in un paese
con meno di 3 milioni d'abitanti – allora era pieno di
speranze, e pensava che persino i Rom potevano vivere felicemente.
Le stesse autorità avevano preso coscienza del numero di
problemi affrontati dai Rom e preso la decisione di destinare somme
ingenti per affrontare la questione, dedicando l'intera
responsabilità a Normunds Rudevics. Buone le idee e le
premesse, ma Rudevics tuttora non ha dato conto dei 95000 lats ($.
160.000) stanziati in cinque anni.
Irina Vinnik afferma di non conoscere ancora come Rudevics ha
impiegato i fondi destinati alla comunità romanì,
perché a differenza dei rappresentanti di altre minoranze
nazionali, non è arrivato alcun conto ufficiale sulle spese.
Rudevics insiste nel dire che ha inviato un resoconto alla ragioneria
di stato, ma Vinnik replica che se si fosse dimostrati che quei fondi
fossero stati spesi, l'organizzazione avrebbe potuto richiedere nuovi
finanziamenti.
DIVISIONE DELLA LEADERSHIP
“Sì, Rudevics ha amplificato l'immagine della
Lettonia quando fu eletto in parlamento. Eravamo fieri di avere un
deputato romanì ... ma è arduo rintracciare cosa ha
speso,” ancora Vinnik.
Da quando Ravenics è caduto in disgrazia, non è
emerso nessun altro leader nella comunità, anche se [...]
esistono diversi leader potenziali nelle organizzazioni.
Anatolijs Berezovskis, a capo della locale associazione romanì
di Tukums, infaticabile attivista che ha costruito collegamenti
tangibili tra i Rom e diverse autorità municipali. Sotto la
sua leadership, tutti i bambini rom di Tukums ora frequentano la
scuola. Onesto, rispettato nella comunità. Da alcuni viene
descritto come naif, ma è ritenuto una persona che sui diritti
umani potrebbe fare molto.
Savina Kolomenska, insegnante alle superiori di Bene, l'unica
accademica di storia in Lettonia di origine romanì, rispettata
ed intelligente. Eccezionali qualità di leadership, ma non
disposta a farsi carico del peso di diventare una leader
comunitaria.
Vanda Zamicka [Zamicka-Bergendale], presidente di
Ame Roma: giovane e talentuosa avvocato, con esperienza in diversi
progetti educativi, culturali e sociali. Ritiene che i Rom non
abbiano bisogno di un singolo leader, piuttosto debbano consolidare
una leadership più amplia attraverso la partecipazione ai
gruppi organizzati della società civile.
Leons Gindra, presidente di Gloss Romani: avrebbe l'ambizione del
leader, ma si mormora che non sia affidabile sui temi economici. Si
dice anche che non abbia la fiducia di molti Rom, per non aver
protetto la sua famiglua dal disonore di essere associata al traffico
di droga.
La parola allo stato, per bocca di Irina Vinnik: “Appoggeremo
i progetti di differenti organizzazioni romani se saranno fattibili e
se i conti [della Società
Socio-Culturale Rom] saranno disponibili”.
This
article originally appeared in the Riga weekly Kas Notiek, no.
17, 2005. The magazine has since ceased publication.
Translated
by Aris Jansons.