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Da "Ecumenici posta"
Di Fabrizio (del 08/01/2006 @ 17:46:18, in Europa, visitato 1947 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:

Dichiarazione al New York Times sottoscritta da otto sopravissuti omosessuali ai campi di sterminio: sono passati 10 anni da allora ma il velo di silenzio permane nella maggior parte dei media borghesi.

50 anni fa venimmo liberati dalle truppe alleate, dai campi di concentramento e di prigionia nazionalsocialisti. Ma il mondo che avevamo sperato non si avverò. Dovemmo perciò nasconderci e ci esponemmo a nuove persecuzioni. Il paragrafo 175 del 1935, antiomosessuale, rimase valido fino al 1969; le retate non erano una rarità. Alcuni di noi – liberati dai campi – furono condannati di nuovo a lunghe pene detentive.

Sebbene alcuni sopravvissuti tentassero di sostenere fino alla Corte federale il nostro riconoscimento come perseguitati dal regime nazista, non fummo però riconosciuti come tali e venimmo esclusi dal risarcimento economico a favore delle vittime del nazionalsocialismo. E il sostegno nazionale e la solidarietà dell’opinione pubblica non esistevano per noi. Nessun nazista delle SS è mai stato ritenuto responsabile in tribunale per l’omocidio di un omosessuale. Ma i primi appartenenti alle SS ricevono oggi per il loro “lavoro” una pensione, mentre a noi non vengono riconosciuti gli anni dei campi e così non vengono calcolati  per la pensione.

Ora siamo troppi vecchi e stanchi per lottare per il riconoscimento del torto che ci è stato inflitto. Molti di noi non osano parlare di ciò. Molti di noi sono morti soltanto con ricordi pieni di tormento. Abbiamo inteso a lungo ma invano un chiaro gesto politico ed economico del governo tedesco e della Corte federale.

La nostra persecuzione è  appena oggi menzionata  nelle scuole e nelle università. Anche nei musei e nei luoghi di commemorazione qualche volta non veniamo neppure nominati come gruppo perseguitato.

Oggi, cinquant’anni dopo, ci rivolgiamo alla giovane generazione e a tutti coloro che non si vogliono fare guidare dall’odio e dai pregiudizi. Ci diano una mano a difenderci da una memoria della persecuzione degli omosessuali da parte dei nazisti ancor sempre incompleta e viziata da pregiudizi. Non fateci mai dimenticare, così come agli ebrei, zingari, testimoni di Geova, massoni, disabili, prigionieri di guerra russi e polacchi, omosessuali e a molti altri,  i torti subiti. Fate che noi si impari dalla Storia e la generazione più giovane di donne e uomini omosessuali sostenga così le ragazze e i ragazzi a condurre la loro vita, con dignità e rispetto, insieme ai loro partner, amici e famiglie. Senza memoria non c’è futuro

(tratto da “Le ragioni di un silenzio”, a cura del Circolo Pink, Ombre corte)

Ecumenici

Leonhard Ragaz

http://ecumenici.altervista.org/html/

Un giorno il Lagerfuehrer mi chiese: “Senti frocio d’un kapò, sei già stato castrato?”

No signor Lagerfuehrer”

E non vuoi provvedere?”

Signor Lagerfuehrer, voglio uscire di qui come come quando sono entrato”.

Tu e tutta questa marmaglia di froci non tornerete mai a casa”, disse con tono stizzito.

Di Heinz Heger “Gli uomini col triangolo rosa”, edizioni Sonda, Torino


Invito

VENERDI  13 GENNAIO 2006- ore 16-19

SALA DEL CARROCCIO

(Palazzo Senatorio- CAMPIDOGLIO)



L’Assessore all’Ambiente del Comune di Roma

 On. Dario ESPOSITO

PRESENTA

il libro  di Giorgio Giannini

IL GIORNO DELLA MEMORIA

Edizioni Associate-Roma 2005

 Intervengono :

-        Prof.  Antonello BIAGINI, Direttore del Dipartimento di Storia Contemporanea  della Facoltà di     LETTERE  dell’Università “La Sapienza” di Roma;

-        Massimo CONSOLI, giornalista e scrittore, autore del libro “Homocaust”,  Kaos Edizioni, Milano 1991;

-        Dott. Massimo CONVERSO, Presidente dell’OPERA NOMADI

Sarà presente l’Editore


Recensione di Homocaust

IL RUOLO DELL'IGNORANZA NELLA TRAGEDIA GAY

DURANTE IL NAZISMO

di Teresio Zaninetti

"Homocaust" - che porta debitamente scritto, come sottotitolo, "il nazismo e la persecuzione degli omosessuali" - è il libro con cui l'autore, Massimo Consoli, attivista e fondatore del movimento gay in Italia, con un'indagine accurata e documenti di prim'ordine, quanto mai precisi anche nei minimi dettagli, mette finalmente a fuoco ciò che è stato per troppi anni volutamente ignorato, eclissato, o anche soltanto mantenuto a debita distanza (in modo, forse, da non alterare i già compromessi equilibri del dopo-tragedia) su quanto sia stato enorme il ruolo dell'ignoranza - ma soprattutto quanto abbia potuto influire e pesare il pregiudizio a favore dell'ipocrisia- in merito alle tendenze omosessuali di Hitler e di quasi tutta la più alta gerarchia nazista. Ignoranza, pregiudizio, ipocrisia - pilastri, appunto, che hanno permesso ai nazisti di ascendere in una parabola pressoché unica nella storia -, i quali hanno infatti reso possibile lo sterminio non soltanto nel popolo ebreo, nei campi di concentramento appositamente creati allo scopo di punire o "rieducare" il diverso, ma anche da una grande massa di gay, cioè di centinaia di migliaia di "triangoli rosa" perseguitati e spogliati d'ogni forza psicologica e fisica fino alla morte esiziale - quando non venivano prima castrati, in rispetto delle cosiddette "cure" rieducative himmleriane - nei vari lager che furono addirittura l'orgoglio della coatta quanto stupida ferocia nazista.

Consoli costruisce in effetti il suo libro passando, punto per punto, i momenti essenziali dell'ascesa del Terzo Reich con il dito puntato sugli eventi cruciali, i quali si susseguirono senza sosta in un drammatico incalzare degno d'un thrilling né totalmente classico, né totalmente kitsch.

I quindici capitoli del volume che è suddiviso in tre parti e contiene una notevole appendice fotografica (da pag. 225 a pag. 275, con le foto di von Schirach, Ernst Röhm, Karl Ernst, Hitler, Göring, Hedmund Heines, Albert Forster, Gerhard Rossbach, Erich Ludendoff, il poeta omosessuale Stefan George, Heinrich Müller, Werner von Fritsch, Rudolph Hess e quella, fra le altre, del monumento di Berlino alle vittime omosessuali del nazismo) si snodano secondo un itinerario che si avverte preordinato con puntigliosa e anche scrupolosa attenzione. I titoli dei capitoli sono emblematici e, in un certo senso, didascalici, di modo che nulla possa essere abbandonato al caso ma, anzi, venga costantemente sottolineato e collocato in una ideale quanto esatta posizione cronologica: "Dagli zar ai bolscevichi", "La "Sturm Abteilungen", "Uccelli Migratori", "La gaiezza hitleriana' "L'iniziale tolleranza", "L'acqua Santa e il Diavolo", per la prima parte; "L'Articolo 175", "Omosessualità come arma di lotta politica", "Il Macellaio di Hannover", "L'ondata repressiva", "Il caso von Fritsch ", "La 'Notte dei Cristalli", per la seconda parte. Sostanziosa e nutrita, in particolare, la parte bibliografica, anch'essa testimonianza evidente di una ricerca fondamentalmente precisa e rigorosa.

Cio' che tuttavia emerge con maggiore spessore, prendendo corpo man mano che si procede nella lettura e nella conoscenza dei fatti specifici, è proprio, come s'era accennato, il valore che il ruolo dell'ignoranza, dell'ipocrisia e del pregiudizio ha avuto nel formarsi e nel trascinarsi del destino tragico e brutale del Terzo Reich. Senza alcuna ombra di dubbio, c'è una parte del libro che dà l'impressione di riassumere in se tutte quante le caratteristiche dell'ideologia nazista e del suo costante delirio.

Basterebbe infatti dare, per questo, una sia pur rapida lettura al discorso "segreto" di Heinrich Himmler, che egli tenne il 17-18 febbraio 1937 ai generali delle SS circa i "pericoli razziali e biologici dell'omosessualità"

- "Cari generali.." è il titolo di una delle tre appendici ("Hess, l'omosessualità e il Terzo Reich", "Zoroastro, Vecchio e Nuovo Testamento" sono i titoli delle altre due) del volume di Consoli , pubblicata a pagina 191 e comprensiva di una nota che subito mette l'accento sulle incongruità del discorso stesso: "Com'era costume di Himmler - scrive l'autore del libro -, questo suo sermone era infarcito di bugie, errori, falsi storici, ignoranza e grettezza. Già all'inizio c'era la prima menzogna ("Nel 1933, quando abbiamo preso il potere, abbiamo scoperto l'esistenza delle associazioni omosessuali": così in effetti, ha inizio il testo himmleriano in questione, n.d.r.): il Partito Nazista conosceva talmente bene le associazioni omosessuali tedesche - prosegue Consoli  - che fin dalla sua nascita, attraverso il 'Völkischer Beobachter', seguiva costantemente Magnus Hirschfeld (direttore dell'Istituto per le Scienze Sessuali di Berlino interamente bruciato dai nazisti, e fondatore del Comitato Scientifico Umanitario, n.d.r.) per poterlo attaccare e additare al pubblico disprezzo" -. Basterebbe, si diceva, una solo, anche veloce lettura di questo suo testo per accorgersi immediatamente della falsa ingenuità e della pseudo-cultura con cui tutta quanta la stessa "cultura" nazista, se così vogliamo chiamarla, veniva via via infarcendosi ed impregnandosi. "Se ammetto - dichiarava Himmler ad un certo punto del suo discorso - che ci sono da uno a due milioni di omosessuali, vuol dire che il 7 oppure l'8 o addirittura il 10 per cento degli uomini sono omosessuali. E se la situazione non cambia, il nostro popolo sarà annientato da questa malattia contagiosa. A lungo termine nessun popolo potrebbe resistere a un tale sconvolgimento della propria vita e del proprio equilibrio sessuale". In primo luogo: se "addirittura" i1 10 per cento degli uomini "sono omosessuali" come è possibile parlare di una "malattia contagiosa"? In secondo luogo - si ha modo di vederlo con chiarezza, questo, nel capitolo quattordicesimo, che ha inizio a pagina 171 - le stesse cosiddette "cure" himmleriane per guarire gli omosessuali, effettuate da vari medici in vari campi di concentramento, oltre che rivelarsi del tutto inefficienti allo scopo, hanno avuto effetti disastrosi e quasi tutti mortali: segno che la strada era non solo sbagliata, ma addirittura assurda se non, più propriamente ridicola. Ma tant'è. Con ostinazione e pervicacia, Himmler proseguiva: "...non è solo la loro vita privata: il dominio sessuale può essere sinonimo di vita o di morte per un popolo, di egemonia mondiale o di riduzione della nostra importanza ai livelli della Svizzera". D'altra parte Hitler stesso non si preoccupava chi in misura irrilevante, e solo se necessario, di questo aspetto sociale, preso com'era dai suoi disegni di egemonia mondiale del nazismo. Himmler, imperterrito, conduce la propria battaglia senza tentennamenti, ben sicuro che una cosa può avvenire soltanto debellando l'altra, oppure portandosi appresso e la stessa cancrena e lo stesso problema irrisolto. E quindi ancora, e quindi ancora maggiormente esemplificativo della fermentante ipocrisia di cui egli si fa massimo interprete, accusa: "Il consigliere ministeriale "X" è omosessuale e cerca tra i suoi assessori un consigliere governativo. Però lui non segue il principio del rendimento. Non sceglierà il miglior giurista. Non dirà nemmeno: "L'assessore tal dei tali non è certamente il giurista migliore però ha buone votazioni, ha pratica e, quello che più conta, sembra essere di buona razza e avere una giusta concezione del mondo". No. Non sceglie un assessore qualificato, né di bella presenza. Sceglie quello che é anche omosessuale. Questa gente è capace di riconoscersi da un angolo all'altro della stanza. (...) Se voi trovate un uomo che ha questa inclinazione in qualunque posto e con un potere di decisione potete essere sicuri di trovare intorno a lui tre, quattro, otto, dieci persone o addirittura di più, tutte con la stessa inclinazione. (...) Quindi l'omosessualità fa fallire ogni rendimento, ogni .sistema basato sul rendimento; essa distrugge lo Stato nelle sue fondamenta". Parole sacrosante le sue, bisogna ammetterlo, poiché espresse senza dubbio con piena cognizione di causa.

Tant'è vero che, nella nota relativa redatta da Consoli  , troviamo quest'altra significativa ed esauriente spiegazione: "La teoria himmleriana  relativa agli omosessuali che fanno carriera grazie alle loro inclinazioni, e non ai meriti acquisiti, ampiamente esposta in questo discorso e in numerose altre occasioni sia prima che dopo il febbraio 1937, sembra piuttosto riflettere una problematica personale dello stesso Himmler, il quale era fisicamente ripugnante. I tratti del suo volto erano l'antitesi della tanto decantata "bellezza ariana", il che induce a ipotizzare che non sia mai stato richiesto quale partner sessuale da alcuno dei capi omosessuali delle SA o del NSDAP. Himmler era nazi apertamente detestato da personaggi quali Röhm, Heines e Ernst i quali - almeno secondo lo stesso Himmler - erano circondati da giovani dei quali favorivano la carriera grazie alle loro prestazioni erotiche. Himmler si considerava uno dei pochi, se non il solo tra i gerarchi nazisti, che doveva la sua posizione esclusivamente ai propri meriti e alle proprie capacità".

La "problematica" himmleriana e, d'altra parte, sicuramente "personale" in quanto nient'affatto in sintonia neppure con le più manifeste dichiarazioni hitleriane.

Ma questi, almeno privatamente, sapeva di potersi servire degli omosessuali in maniera quasi del tutto sicura; consapevole della loro arguzia e intelligenza, egli sapeva volgere a proprio favore qualsiasi circostanza - anche dietro opportuno suggerimento altrui - e sfruttare il momento opportuno per asservire un gay, o qualcuno con essi compromesso, oppure per liberarsi di lui - dopo averne sfruttato i servizi - senza alcuna remora o tanto meno scrupolo.

Gli stessi avvenimenti, che nel libro di Consoli   sono assai più che eloquenti, rivelano pienamente questo aspetto strategico della personalità di Hitler il quale, molto presto, aveva d'altro canto imparato a conoscere la realtà omosessuale - il dottor Edward Bloch, medico di famiglia, rivelerà il "peccato sessuale" del dodicenne Adolf e l'amico d'infanzia August Kubizek pubblicherà, molto più in là con gli anni, un libro sui suoi rapporti omosessuali con il futuro Führer- fino a farla divenire una costante nel suo muoversi all'interno del Potere. L'ignoranza di Himmler, che è similare a quella stessa della gerarchia nazista, viene fuori tutta intera proprio da questo suo esemplare discorso, anche là dove, per fare un paio di esempi, il suo riferimento all'"Urningo" risulta storicamente inesatto e là dove all'omosessuale contrappone il "puro" animale - sappiamo ormai che persino il moscerino ha rapporti omosessuali e che tutta la specie animale ne ha. Né appare pedagogicamente, né psicologicamente adeguato ciò che egli viene quindi affermando a proposito dei metodi di "cura" dell'omosessualità. "Non ci dobbiamo illudere - egli afferma - Trascinare gli omosessuali davanti a un tribunale e farli internare, non risolve il problema. Quando esce dal carcere, l'omosessuale è tanto omosessuale quanto lo era prima. Quindi il problema rimane invariato. E' risolto, invece, nella misura in cui questo vizio viene stigmatizzato, mentre prima non lo era. Prima, durante e dopo la guerra, c'erano delle leggi su questo fatto, ma non succedeva niente".

 Egli viene perciò elaborando, e mettendo e facendo mettere in pratica un modo alquanto perverso e degenere, in grado, anziché di debellarlo, di far pervertire e degenerare, attraverso la fobia e la persecuzione - un metodo che ricorda, fra l'altro, il celebre caso Schreber -, ciò che è in realtà un istinto innato e perciò naturale. Al punto che lui stesso, nelle circonvoluzioni del suo pensiero, arriva, e diremmo inevitabilmente, a dichiarare: "Noi mascolinizziamo le donne in tal modo che, a lungo andare, la differenza sessuale, le polarità, spariscono. Da questo momento in poi, non è molto lontana la via che conduce all'omosessualità. (...) noi mascolinizziamo troppo tutta la nostra vita. E mascolinizziamo troppo anche la nostra gioventù (...). E' catastrofico per un Paese che i ragazzi si vergognino delle loro madri o delle loro sorelle, oppure che siano costretti ad avere vergogna delle donne".

L'arguzia himmleriana - che peraltro è pari alla sua intrinseca perversione e degenerazione - è tuttavia, qui, innegabile; sebbene appaia lastricata di paradossali e grottesche contraddizioni che, come abbiamo fatto notare più sopra, sono peraltro inevitabili trattandosi, appunto, di dover discutere contemporaneamente su vari livelli che sono, di per se stessi, sì intraprendenti ma anche, spesso, inconciliabili con l'ottica ufficiale e ufficializzata del Potere nazista. Paradossale appare anche quest'altra successiva affermazione: "Conosco molto bene la storia del Cristianesimo a Roma, e ciò mi permette di giustificare la mia opinione. Sono convinto che gli imperatori romani, che hanno sterminato i primi cristiani, hanno agito esattamente come noi con i comunisti. A quell'epoca - egli prosegue - i cristiani erano la peggior feccia delle grandi città, i peggiori ebrei, i peggiori bolscevichi che vi possiate immaginare".

Appare del tutto scontato che, di questo passo e di conseguenza, la donna e il matrimonio non fossero, per essi, nient'altro che un "mezzo per sfuggire alla fornicazione", mentre i bambini non erano altro che un "male necessario". Una concezione davvero assai... aperta, cioè, nei riguardi della problematica sessuale, della mascolinizzazione o della femminilizzazione di cui lui stesso si lamenta e, infine, a proposito dell'etica riguardante gli aspetti più esistenziali del vivere. Le teorie di Himmler rimangono comunque, nella propria logica perversa, un caposaldo con la propria assurda, quanto stupida "concezione del mondo".

Si è ritenuto opportuno indugiare sul discorso di Himmler proprio perché in esso ci sembra sia contenuto il meglio della concezione nazista sul mondo e sul modo di governare e dirigere un popolo. In Himmler - che è, in effetti, una figura-prototipo del potere nazista- convergono e si assommano insieme tutte le degenerazioni, le incongruenze, le falsità, le ipocrisie e le ferocie che, con l'ignoranza, ne costituiscono l'ossatura portante. Il libro di Consoli   - "Homocaust" - ci mette al corrente di questi piccoli-grandi fatti, che erano per cosi dire all'ordine del giorno, attraverso capitoli esaustivi ed inoppugnabili, tanto vengono a rivelarsi densi di documentazioni e di oculatezza critica anche nel porgere i fatti che sembrerebbero di minor rilievo.

La disamina di Massimo Consoli  si basa, sostanzialmente, proprio sulla vastissima mole di documenti che egli si ritrova, disponibili fra le mani - Consoli , non si dimentichi, oltre ad essere giornalista e scrittore, ha organizzato il, più "esteso e prestigioso archivio di storia dell'omosessualità". La premessa, l'introduzione, la parte propriamente cronologica che permette di assimilare i singoli fatti con l'evolversi del potere nazista - "Adolf Hitler e il Terzo Reich" è, appunto, un ulteriore introduzione che precede la prima parte di "Homocaust" -, il concatenato succedersi dei successivi capitoli dimostrano la coordinazione di una struttura saggistica di tutto rispetto. Tesa a far parlare i fatti anche attraverso le cifre e le tabelle e, più in particolare, attraverso gli stessi personaggi che li costellano in qualità di protagonisti, maggiori o minori che siano, in una delle pagine più roventi della storia di tutti i tempi.

Massimo Consoli: "Homocaust", Ed. Kaos, Milano 1991, pp. 280

Per gentile segnalazione di Massimo Consoli (tratto da Jeronimus, Fuori del Sole Nero - Logos, N° 7, Maggio-Agosto 1996)