di Una Čilić,
Aida Halvadzija,
Erna Dželilović -
Fonte: International Justice
- ICTY
La discriminazione, la povertà e i problemi della comunità rendono difficile il
successo ai giovani rom.
Nehrudin Cikaric aiuta un bambino in matematica al centro diurno per bambini
in situazioni di vulnerabilità (Foto: Una Čilić)
Haris Husic, ora 23enne, ricorda con chiarezza come venne bocciato al suo
compito di matematica, all'età di dieci anni, nonostante fosse assente il giorno
in cui si svolse.
Quando chiese all'insegnante quando avrebbe potuto dare il compito, lei gli
rispose che gli aveva già dato l'insufficienza.
"Le chiesi come fosse possibile, visto che non ero nemmeno andato a scuola ma
lei mi disse 'non importa, la prossima volta prenderai un voto migliore'"
ricorda.
Storie
di transizione: Nehrudin - Video di Una Cilic, Aida Halvadzija ed
Erna Dzelilovic da Sarajevo.
Più avanti, Husic seppe che, quando gli mise l'insufficienza, la maestra
commentò "Quand'è che finiranno la scuola?"
"Loro" significa i rom, una minoranza impoverita in Bosnia ed Erzegovina (BiH),
trovatasi ai margini della società e oggetto di forti pregiudizi.
Husic, che vive nella piccola cittadina di Visoko, vicino alla capitale
bosniaca, sta ora studiando lingua e letteratura tedesca all'università di
Sarajevo.
Dice di essere spesso incappato nell'intolleranza, spesso basata sulla credenza
che i rom siano tutti ladri.
"Non mi vergogno delle mie origini" dice "Per me, tutte le persone sono uguali e
non le differenzio in nessun modo. Do sempre il meglio di me stesso per trattare
tutti bene, attitudine che mi ha aiutato a superare i miei problemi con la
discriminazione."
Non avendo entrate fisse in casa, Husic usufruisce di una borsa di studio
mensile di 100 marchi bosniaci (70 $) datagli dal Fondo per l'Educazione in
Bosnia ed Erzegovina per coprire le sue spese giornaliere ed alimentari.
"Non è facile ma non mi arrenderò mai. Darò il mio meglio per finire gli studi,
anche se dovessi camminare ogni giorno da Visoko a Sarajevo." dice.
Nonostante le attuali disposizioni del governo per aiutare i rom, il pregiudizio
diffuso e le tradizioni conservative della comunità stessa fanno si che vi siano
pochi progressi.
BASSI LIVELLI DI ISCRIZIONE ALLA SCUOLA SECONDARIA
L'educazione, soprattutto, è uno dei campi in cui i rom ancora non hanno
risultati.
Secondo i dati del Ministero per i Diritti Umani e i Rifugiati, vi sono 17.000
rom registrati in Bosnia-Erzegovina, anche se il numero reale è supposto essere
il doppio, visto che molti non hanno documenti di identità.
Secondo un report pubblicato dal Ministero vi sarebbero stati 3.000 bambini rom
frequentanti la scuola primaria nell'anno scolastico 2011/12, mentre solamente
243 avrebbero frequentato la scuola superiore quello stesso anno.
"Uno dei principali problemi dell'educazione dei bambini rom, oltre alla
povertà, è che l'istruzione non è molto valorizzata dalla società rom" dice
Dalibor Tanic, un giornalista rom che lavora per Start magazine "La media dei
genitori rom pensa che sia più importante per i loro figli aiutare nelle entrate
economiche della famiglia, piuttosto che perdere tempo a scuola."
"L'altro problema è che, per un bambino rom con genitori illetterati, risulta
molto difficile andare bene a scuola. Faticano a stare al passo con gli altri
bambini, che hanno frequentato l'asilo - cosa molto rara nella comunità rom - e
i cui genitori possono aiutarli nello svolgimento dei compiti per casa."
Alcuni giovani rom fuggono dalla loro comunità e dalle loro tradizioni per poter
partecipare in pieno alla società civile bosniaca.
"ROM ED ORGOGLIOSA DI ESSERLO"
Aldina Fafulovic, un'attivista di 24 anni, dice che molti rom evitano di
dichiarare le proprie origini per evitare discriminazioni.
"Sappiamo tutti che vi sono dei giovani universitari che si vergognano di dire
di essere rom e che decidono di nascondere le loro origini per evitare di essere
visti come diversi dai loro compagni di corso" dice.
Fafulovic, comunque, è determinata a non lasciare che questo stigma influisca
sulla sua vita.
"Sono rom ed orgogliosa di esserlo. Non mi vergogno di dirlo" dice.
Fafulovic è attiva nella comunità rom dall'età di 13 anni, quando il suo
interesse venne acceso durante la partecipazione ad un seminario sui problemi
dei rom a Spalato, in Croazia, al quale partecipo assieme al padre.
"Quando ebbi 20 anni, ebbi l'opportunità di partecipare ad una conferenza
mondiale sull'HIV/AIDS in Austria, dove incontrai persone provenienti da tutto
il mondo, dall'Africa, dall'Asia, dall'Europa e dagli Stati Uniti" dice "Ebbi
l'onore di partecipare a quella conferenza e di dire 'sono rom e lotto per i
diritti della mia gente.'"
Fafulovic è stata la prima donna rom ad iscriversi al corso universitario per
educatori dell'università di Sarajevo e la prima rom ad andare a vivere nel
dormitorio universitario.
Č diventata specialista rom per la missione OSCE in Bosnia-Erzegovina ed è ora
membro e fondatore dell'associazione Mladi Romi (Giovani rom).
Il gruppo si dedica alla preservazione della cultura rom e, altresì,
all'educazione dei giovani rom a Vitez, città della Bosnia centrale, casa di
circa 125 famiglie rom per un numero totale di circa 500 persone.
Fafulovic è anche una degli assistenti rom del progetto Vrtic za Sve (Asilo per
tutti), mirato a supportare i bambini in condizioni di vulnerabilità.
"Molte persone, quando vedono un rom che chiede l'elemosina, pensano che tutti i
rom siano uguali" dice Fafulovic "Fortunatamente, non è così, perché solamente
nel nostro villaggio (Sofa) 85 bambini frequentano la scuola primaria, 12 la
scuola superiore e 2 di noi l'università"
Ma Fafulovic dichiara di aver dovuto affrontare l'opposizione della sua stessa
comunità, in cui molti leader rom vedono i giovani attivisti come un affronto
alla loro posizione.
"Nonostante ciò, sono riuscita ad ottenere qualcosa tramite il mio lavoro"
continua "L'anno scorso ho organizzato la donazione di 250 zaini contenenti
materiali scolastici utili per tutti i bambini a rischio della zona di Vitez."
Aldijana Dedic, 26 anni, dice che la discriminazione è sempre stata parte della
sua vita. Suo padre è rom e sua madre bosniaca musulmana.
"Le persone mi trattano diversamente quando scoprono che mio padre è rom" dice
"ogni volta che ho lavorato, anche se con successo, ho sempre sentito le persone
dirmi alle spalle 'sappiamo di chi è figlia, è la figlia di quello zingaro.'"
Dedic, che ha svolto il tirocinio come esperta rom all'OSCE e alla Commissione
Europea in Bosnia-Erzegovina, pensa che il pregiudizio contro i rom esisterà
sempre, non importa quale livello di educazione e quali professioni essi
otterranno.
"Viviamo in un ambiente nel quale la comunità internazionale ha ancora da
affermare che i rom debbano essere inclusi nella società" dice.
SUCCESSO LIMITATO DELLA POLITICA D'INCLUSIONE
Nel 2008, la Bosnia-Erzegovina ha aderito ad un'iniziativa internazionale volta
a migliorare le condizioni di vita dei rom.
Il Decennio per l'Inclusione dei Rom 2005-2015 ha riunito governi, organizzazioni
non-governative e la società civile rom nello sforzo di eliminare il gap tra la
comunità rom e il resto della società.
Venti Paesi hanno preso parte all'iniziativa, che si focalizza su istruzione,
lavoro, salute e abitazione e che impegna i governi del prendere misure nei
campi della povertà, della discriminazione e delle questioni di genere.
Sanela Besic, coordinatrice del Centro Informativo Rom di Sarajevo Kali Sara,
dice che il Decennio per l'Inclusione dei Rom ha portato a definire chiaramente i
documenti politici, redatti per la prima volta, col Consiglio dei Ministri e
allocanti 3 milioni di marchi bosniaci (2.1 milioni di dollari) per la sua
implementazione in questo anno.
Il successo più evidente è stato nel campo abitativo con 400 case ed
appartamenti costruiti per i rom per un costo di circa 12 milioni di marchi
bosniaci.
Comunque, solo 250 rom hanno finora trovato lavoro tramite del iniziative delil
Decennio, iniziata in Bosnia nel 2009.
"Molte famiglie rom non hanno ancora una casa, accesso alle cure mediche,
nemmeno un'alimentazione sufficiente" dice Besic, e aggiunge "Č questo che
bisognerebbe cambiare nelil Decennio. Le famiglie in condizioni di povertà estreme
dovrebbero ricevere un sostentamento base."
La mancanza di un supporto finanziario limita le prospettive future di molti
rom.
Armina Ahmetovic, 20 anni, è stata la prima ragazza rom a finire i tre anni di
scuola professionale a Jablanica, nella Bosnia meridionale. Voleva studiare per
diventare infermiera ma, la mancanza di fondi, le ha reso impossibile il
viaggiare fino a Mostar, a 50 kilometri di distanza, per continuare la sua
istruzione e, alla fine, si è arresa.
Ahmetovic ha ora la patente e spera di trovare un lavoro. Continua a credere che
"l'educazione è molto importante e tutti quelli che hanno possibilità economiche
dovrebbero continuare a frequentare la scuola."
Il giornalista rom Tanic, che monitora attivamente i progressi delil Decennio per
l'Inclusione dei Rom, crede che sarà necessario molto più tempo per vedere dei
risultati visibili.
"I problemi del popolo rom si sono accumulati per decenni e, nel caso della
discriminazione, per secoli" dice "Non credo a nessuno che dice che siano stati
fatti grossi passi avanti grazie alil Decennio, specialmente in
Bosnia-Erzegovina."
Lui accusa i leader rom e le ONG di perdersi in conflitti interni che rallentano
i progressi.
"Certamente, sono stati fatti dei tentativi positivi, sono stati fatti dei
progetti, durante il Decennio, ma non hanno concluso molto per migliorare gli
standard di vita dei rom." dice "Vi sono alcune ONG che hanno fatto molto negli
abitati rom ma non è comunque abbastanza. Vi sono 5 o 6 organizzazioni dominanti
che impediscono ad altre organizzazioni di contribuire."
IL NUMERO TITOLI DI STUDIO PRIMARI NON SALE
Tanic spiega che, nonostante il supporto extra dato dal Decennio per
l'Inclusione dei Rom, il bambini della comunità rom che completa la scuola
primaria rimane basso.
"Durante il progetto, i bambini rom hanno ricevuto libri di testo gratis ma
questi benefici non sono stati sufficienti per tenerli a scuola" dice "anche se
il Decennio ha aumentato il numero di bambini rom iscritti a scuola non vi è un
numero maggiore di conseguimento di titoli di studio."
Tanic crede che "dopo il 2015 lo sforzo maggiore dovrà essere direzionato a
trovare impiego per i rom, perché, se almeno uno dei genitori lavorasse,sarebbe
più facile per i loro figli andare a scuola e conseguire un titolo di studio."
Dalila Ahmetovic di Kakanj è una dei successi della comunità rom. Laureatasi
alla facoltà di comunicazione all'università di Sarajevo, sta ora studiando alla
magistrale.
Come Husic, è beneficiaria di una borsa di studio dal Fondo per l'Educazione in
Bosnia ed Erzegovina, che ha distribuito borse di studio in Bosnia-Erzegovina
negli ultimi 15 anni, tra cui 8.360 tra bambini e ragazzi rom.
"Vivo in un ambiente in cui i rom che terminano gli studi superiori sono rari e
in cui l'istruzione universitaria è considerata una mosca bianca" dice Dalila,
che beneficia di supporto finanziario ed emotivo da parte dei genitori.
Gli attivisti ricevono conforto dal fatto che l'interesse nell'assegnare borse
di studio a giovani rom è in aumento, con l'Associazione riportante che, nel
2005-06, 69 giovani hanno fatto richiesta di un finanziamento, numero salito a
187 nel 2012-13.
Dalila sottolinea l'importanza dell'educazione.
"La maggior parte dei bambini rom non può andare a scuola a causa delle
condizioni di vita e della povertà estrema che impedisce loro di acquistare
libri e altri materiali scolastici." dice "Nonostante queste difficoltà, tutti i
bambini rom dovrebbero ricevere l'opportunità di andare a scuola e di
migliorarsi perché, come ho già detto, questo è il fattore chiave per lo
sviluppo della società rom."
"Solo i giovani istruiti possono fare qualcosa per se stessi e per tutta la
società, per un futuro migliore."
Il video che accompagna queste storie presenta Nehrudin Cikaric, un giovane
attivista rom che è passato dal chiedere l'elemosina, da bambino, al frequentare
regolarmente la scuola e a giocare a calcio e praticare boxe ad alti livelli.
Inoltre, fa il volontario al centro per bambini in situazioni di vulnerabilità
insegnando matematica ai bambini piccoli. Nehrudin spera di entrare nella
polizia bosniaca o nell'esercito una volta terminata la scuola.