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Massimiliano)
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Daniela Mogavero
8 aprile 2014 su
Osservatorio balcani e caucaso
Il quadro delle politiche sociali romene in un'intervista al commissario per i
diritti umani del Consiglio d'Europa Nils Muižnieks: tutela dei minori,
integrazione delle minoranze e il profilo dell'estrema destra sull'orizzonte
delle prossime elezioni europee
La situazione dei minori, dei rom e dei disabili in Romania ha dei lati molto
oscuri. Passi avanti sono stati fatti, ma "c'è ancora molto lavoro da fare".
Parola di Nils Muižnieks, commissario per i Diritti umani del Consiglio
d'Europa, che la settimana scorsa, durante cinque giorni di visita in Romania,
ha esaminato i dossier con le autorità romene e ha visitato di persona alcune
delle strutture dedicate a orfani e disabili. A preoccupare il commissario sono
soprattutto l'esclusione sociale, le condizioni socio-sanitarie in cui versano
decine di migliaia di minori e i reati d'odio razziale. Ma ci sono anche segnali
positivi, soprattutto nel settore dell'inclusione sociale della comunità rom.
Secondo l'ultimo studio pubblicato dall'Unicef sulla situazione dei minori in
Romania, il paese detiene la terribile maglia nera per il primato di bambini
abbandonati: la principale causa è la povertà che porta con sé disoccupazione,
mancanza di cure adeguate e di un alloggio decente.
Nils Muižnieks
Quello che mi preoccupa di più è come sarà ridisegnato il Parlamento europeo con
l'ingresso massiccio di queste forze estremiste. Ad essere danneggiata potrebbe
essere la stessa Unione europea e il suo lavoro sulle politiche di immigrazione
"In Romania non c'è una sola categoria di minori in pericolo, esistono diversi
sottogruppi. Da un lato gli orfani, i minori disabili, i bambini di strada,
1.000 solo a Bucarest e altri 5.000 nel resto del paese, e poi ci sono i figli
di coloro che hanno dovuto lasciare la Romania per andare a lavorare all'estero
e anche circa 500 che si trovano nelle strutture di detenzione - ha spiegato in
un'intervista a Osservatorio Balcani Caucaso il commissario Muižnieks - tutti
questi sottogruppi sono altrettanto vulnerabili e meritevoli di attenzioni. Un
primo passo molto positivo che è avvenuto appena dieci giorni fa, poco prima
della mia visita, è stata la riapertura dell'Autorità nazionale per la
protezione del bambino, che era stata chiusa nel 2010 per mancanza di fondi. E'
il primo passo, ma c'è ancora molto lavoro da fare".
Nel corso della sua visita il commissario ha visitato anche un orfanotrofio a
Tancabesti, nei pressi di Bucarest. La struttura ospita 50 minori, tra bambini,
adolescenti e in alcuni casi disabili. "Isolare minori con disabilità negli
istituti porta al peggioramento delle condizioni sanitarie e alla loro
esclusione sociale - ha sottolineato Muižnieks - con la reclusione in queste
strutture si continua a stigmatizzarli e emarginarli, in violazione della
Convezione ONU dei diritti dei disabili, a cui la Romania si deve attenere.
Bisogna promuovere l'uscita dalle strutture sanitarie e nel contempo l'autonomia
di queste persone per superare pratiche incresciose".
Gli orfani dell'UE
E poi ci sono "gli orfani dell'UE", così il commissario definisce quei minori
lasciati nel Paese d'origine dai genitori che sono andati a lavorare all'estero,
una categoria non meno vulnerabile e che esce fuori dagli schemi dell'assistenza
dei minori: "Non è un fenomeno solo romeno, anche se nel paese sono 80mila i
minori che vivono senza genitori perché emigrati per lavoro. Hanno problemi
psicologici, un alto tasso di abbandono scolastico e non esistono misure
studiate per proteggerli. Per questo voglio sollecitare le autorità affinché
rafforzino il sostegno a questi bambini che sono fortemente colpiti dall'assenza
dei genitori".
Di questi 80mila, circa 20mila hanno entrambi i genitori all'estero, secondo le
ultime stime del governo romeno e quindi vengono lasciati alle cure dei parenti
o in alcuni casi anche affidati a altre famiglie o a istituti. Alcuni scappano e
entrano a far parte di un altro dei sottogruppi individuati da Muižnieks, quello
dei bambini di strada "che vivono in condizioni di degrado a Bucarest e in altre
città. Per questo ritengo positivo il piano del ministero della Sanità per la
creazione di centri di assistenza medica. Ma per evitare che questi bambini
diventino preda della delinquenza o del traffico di esseri umani è necessario
che Bucarest migliori e velocizzi le pratiche per le adozioni". I minori che si
trovano negli orfanotrofi romeni sono in media 60mila.
La minoranza rom
Un altro dei fronti di interesse e impegno nell'ambito dei diritti umani è
quello legato alla comunità rom, che in Romania è una delle minoranze più
grandi, con circa due milioni di persone, ma anche una delle più discriminate e
emarginate socialmente. "Una parte della comunità rom è ben integrata, ma c'è
una grossa fetta che resta ai margini. Da parte delle autorità romene - ha
assicurato il commissario - c'è un grosso impegno a lavorare per l'integrazione.
Il progresso più marcato è stato realizzato nel settore dell'istruzione: molti
rom finiscono le scuole dell'obbligo e frequentano l'università. E anche se il
tasso di abbandono scolastico è ancora troppo alto, il 36%, e più del doppio
rispetto a quello dei minori non rom, è comunque significativamente diminuito".
Romano Dives
Oggi, 8 aprile, si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale "Romano
Dives" (Giornata di rom e sinti) riconosciuta nel 1979 dall'ONU grazie alle
attività e alle pressioni dell'Unione mondiale di rom e sinti fondata a Londra
nel 1971 (poi divenuto IRU -
International Roman Union). La
Commissione europea
ha avviato fin dal 2010 precise politiche dedicate all'integrazione dei rom e
sinti nei paesi membri, che hanno portato all'approvazione della Risoluzione
denominata 'Strategia europea sull'integrazione dei rom' poi adottata dal
Consiglio. In essa si stabilisce che a tutti i rom devono essere garantiti
standard minimi in materia di accesso a occupazione, educazione, alloggio e
assistenza sanitaria. Nell'Ue vivono circa 12 milioni di rom dei quali la
maggioranza in Romania e Bulgaria.
Inoltre nel 2013 le autorità romene hanno censito 5.000 bambini rom e 30.000
adulti: "Bisogna continuare sulla strada per garantire i diritti di accesso ai
servizi sanitari e d'istruzione, puntando sullo sviluppo dei mediatori
socio-culturali. Un fiore all'occhiello della Romania, ma con la crisi, le
misure di austerità e la decentralizzazione la metà dei mediatori non fa più
questo mestiere, con il rischio di perdere una grande risorsa per il paese".
Muižnieks non vuole tralasciare, però, un punto fondamentale del suo mandato: la
lotta contro i reati d'odio. "Pur apprezzando il lavoro del Consiglio nazionale
per la lotta alla discriminazione, sono molto preoccupato dal fatto che le
autorità romene sembrano sottostimare l'incidenza dei crimini legati all'odio
razziale nel paese e che hanno come vittime principali i rom - ha dichiarato il
commissario - nonostante i media e le organizzazioni non governative denuncino
questi episodi, nel 2013 nessun caso è finito in tribunale, questo non
rispecchia la realtà. Bisogna porre molta attenzione agli incitamenti al
razzismo e ai crimini d'odio e dare la necessaria formazione alle forze
dell'ordine affinché sappiano riconoscere e sanzionate questi reati legati al
razzismo".
Le elezioni europee
Un tema, quello del razzismo e della xenofobia che si lega in modo indissolubile
con le prossime elezioni europee, soprattutto dopo i risultati delle elezioni
amministrative francesi che hanno visto la crescita della destra estremista,
come dimostrano anche i sondaggi condotti in altri paesi UE.
"Più che dai sondaggi sono preoccupato da quello che potrebbe accadere alla
democrazia dopo le elezioni europee - ha sottolineato Muižnieks - con
l'approssimarsi del voto in molti paesi membri la destra estremista sta portando
avanti campagne contro l'immigrazione o i rom: ci sarà un dibattito pieno di
veleni su questo tema. Ma quello che mi preoccupa di più è come sarà ridisegnato
il Parlamento europeo con l'ingresso massiccio di queste forze estremiste e di
come verranno condotti i dibattiti. Ad essere danneggiata potrebbe essere la
stessa Unione europea e il suo lavoro sulle politiche di immigrazione".