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Le nostre Americhe
Di Fabrizio (del 03/11/2013 @ 09:05:22, in musica e parole, visitato 1966 volte)

Parlo di questo libro PROPRIO perché non c'è una sola parola su rom, sinti, travellers, gorani, askali ecc.

    Che poi, più che altro per ragioni di sintesi, è il motivo per cui Polansky continua ad adoperare la parola zingari, non volendo riscrivere ogni volta le Pagine Gialle. Ovvio che questa parola a molti non va giù e vedrò in seguito di capire perché a volte le parole sono un muro ed altre un ponte.

Leggo nell'introduzione:

    Dopo aver vissuto con gli zingari nei ghetti dell'Europa dell'est, nei campi dei rifugiati delle Nazioni Unite in Kosovo, in Macedonia, e sui marciapiedi in India, credevo di aver capito finalmente cosa significasse essere poveri, perché loro erano poveri.
    Ma quando sono tornato negli Stati Uniti dopo aver vissuto all'estero per 37 anni, non ero così sicuro di capire i poveri in America. Perché c'erano cosi tanti senzatetto nel paese più ricco del mondo? Perché centinaia di migliaia dormivano all'aperto o cercavano un letto nei rifugi dei senzatetto e nelle missioni?
    Sapevo che c'era un solo modo per scoprirlo: vivere con i senzatetto così come avevo fatto con gli zingari in Europa e in India. Alla fine non c'è stato bisogno di andare a New York, Chicago o San Francisco per trovarli. Ce n'erano anche nella mia città, dappertutto nel cuore dell'America.
    Per parecchi mesi durante l'inverno del 2000-2001 ho ammazzato il tempo con loro, ascoltando le loro storie. Come con gli zingari, non ho giudicato la loro scelta di vita. Ho solo raccolto le loro storie e usato le loro parole per scrivere queste poesie.

Da qua parto con una riflessione: perché ci sono persone che a vario titolo e dalle posizioni più diverse, scrivono di rom e sinti (per non parlare del resto)?

  1. C'è chi lo fa, perché attratto dalla cultura, dalle origini, dalla lingua di un popolo misterioso, anche se presente da secoli nel nostro continente.
  2. C'è chi invece è spinto a farlo dall'esposizione scandalosa della miseria che è legata a questo stesso popolo.

Sospetto che esista un collegamento tra i due punti, ma non mi è chiaro: da un lato questa miseria contribuisce a rendere più oscuro il fattore storico-linguistico-culturale, dall'altro l'isolamento indotto dalla miseria è un fattore di conservazione di questi tratti.

Non me ne voglia il primo gruppo, ma è il secondo aspetto quello che ci impatta (per razzismo o all'opposto per pietismo). Ci IMPATTANO non tanto i furti, i bambini malnutriti, lo schifo dei campi, ma il fatto che nella nostra società sopravvivano e siano SOVRAESPOSTE simili condizioni di vita medioevali, un affronto alla nostra ricchezza. Ricchezza, specifico, di ex poveri che hanno una paura fottuta della crisi e di ritornare con le pezze al culo.

Fosse una povertà, una miseria lontana, sarebbe tollerabile, ma con questa occorre fare i conti. Razzismo e pietismo sono la sintesi dell'impossibile tentativo di ignorare o esorcizzare questa esibita differenza.

Ecco che la prefazione citata sopra smaschera una parte del trucco: anche nei ricchi Stati Uniti, dove Rom e Kalé sono relativamente invisibili, c'è gente che vive come questi ultimi in Europa. Tra loro, molta gente bianca.

Credo che abbiamo una paura fottuta, nelle attuali incertezze, di finire come questa gente. Scrive Paul Polansky di aver "usato le loro parole" nelle sue poesie. Parole violente, rabbia, che ci sembrano estranee alla nostra tranquillità (che prima o poi sarà rotta da qualche scandalo), ma ancora non bastano a stabilire un confine con l'ALTRO. Leggo, a pagina 11:

    Per lo più si pensa
    che se vivi sulla strada
    sei solo un pezzo di merda
    che non vale niente.

    Sì, ci insultano,
    ci prendono a calci in culo.
    I porci ci sbattono in galera,
    o ci dicono di andar via.

    Alcuni senzatetto chiedono l'elemosina,
    altri mostrano un cartello.

    Ehi, abbiamo anche bisogno di aiuto.
    Sigarette, birra, cibo,
    benzina, droghe.

    Proprio come
    tutti gli altri.

Polansky non giudica, riferisce. E per farlo, per riportare quei pensieri così come nascono nudi e crudi, vive e convive. Quello che manca a gran parte del resto della cronaca. Potremmo chiamarla empatia, in ogni caso è la lezione che dovrebbe arrivare anche a chi SCRIVE-GIUDICA-DECIDE PER Rom, Sinti ecc.

Il secondo insegnamento che arriva da questa raccolta è, forse, culturale. C'è violenza, crudeltà, scandalo, nelle poesie, ma senza compiacimento. Quegli homeless rischiano un annichilimento culturale, se mai hanno avuto una cultura come noi la intendiamo, al pari dei loro sfigati cugini rom e sinti in Europa. Ma la perdita della propria cultura, non necessariamente significa il vuoto. Spesso significa adattare la propria cultura e le proprie tradizioni alla situazione contingente, poter creare prima o poi una cultura che sarà differente dalla tradizione e anche dal modello maggioritario. Se riusciremo a capire e rispettare, prima che la testa, l'ingombrante presenza fisica dei dropout.

Termino, con gli appuntamenti a Milano e dintorni:

  • Lunedì 4 novembre 2013 alle 21,00 - Incontro con la partecipazione di Enzo Giarmoleo poeta e traduttore del libro. L'incontro avrà luogo al CAM Ponte delle Gabelle, in via San Marco, 45 a Milano.
  • Martedì 5 novembre 2013 alle 20,30 - Incontro con la partecipazione di Valeria Ferrario che avrà luogo allo Spazio Cantiere "Simon Weil" in Via Giordano Bruno 9 a Piacenza;
  • Mercoledì 6 novembre 2013 alle 18,30 - Incontro con la partecipazione di Luca Chiarei e Gaetano Blaiotta con intrattenimento musicale a cura di Achille Giglio al contrabbasso. L'incontro avrà luogo al Twiggy Club via de Cristoforis n. 5, a Varese;
  • Mercoledì 12 novembre 2013 alle 21,00 - Incontro con la partecipazione di Tito Truglia ed Enzo Giarmoleo che avrà luogo all'Osteria Letteraria Sottovento in Via Siro Comi n. 8 a Pavia;
  • Giovedì 14 novembre 2013 alle 18,30 - Incontro con la partecipazione di Giorgio Mannacio e Beppe Provenzale che avrà luogo alla Libreria Linea d'Ombra in Via Calocero, 29 (MM2 Sant'Agostino) a Milano;
  • Venerdì 15 novembre 2013 alle 20,30 - Incontro con la partecipazione di Enzo Giarmoleo, vari studiosi e rappresentanti di alcune associazioni che si occupano dei senza dimora nella nostra città. L'incontro avrà luogo alla CGIL in Piazza Segesta con ingresso da Via Albertinelli 14 (discesa passo carraio ) a Milano;