Siamo propensi a esagerare il problema degli zingari
Di Fabrizio (del 22/10/2013 @ 09:06:33, in Europa, visitato 2459 volte)
Foto: EPA
18.10.2013, 19:15
La voce della Russia - Jean-Pierre
Liégeois, il membro del Consiglio scientifico della Rete Europea degli studi
universitari degli zingari ed autore di diversi libri sulle comunità di zingari
nell'intervista a "La Voce della Russia" rompe gli stereotipi che ha il pubblico
europeo sui nomadi.
- Secondo le valutazioni dei mass media francesi, circa 20 mila rom sono giunti
in Francia dai Paesi dell'Europa Orientale. Siete d'accordo con questa cifra?
- Se credere alle organizzazioni che lavoravo con gli zingari, per esempio
"Medici del mondo", sono 15 mila. Dal punto di visto della statistica è un
quantità di poca importanza. Il numero dei rom, arrivati in Francia prima, per
esempio negli anni 60' o 70' dalle repubbliche dell'ex Jugoslavia, è molto più
alto.
- Quanti migranti della "nuova onda" si trovano in Francia legalmente? Quanti
sono illegali?
- La Francia non esegue statistiche su base etnica. Se gli zingari sono arrivati
in Francia dalla Romania, sono rumeni, se sono giunti dal Belgio, sono belgi. Se
sono cittadini dell'Unione Europea, il loro soggiorno è legale per tre mesi in
tutti i Paesi dell'UE. Se il periodo di soggiorno è oltre tre mesi, sono
obbligati a dimostrare redditi regolari.
In Francia sono state introdotte limitazioni nel settore lavorativo in cui
possono lavorare i cittadini di Romania e Bulgaria. Dopo il 31 dicembre 2013 le
limitazioni saranno annullate. Al momento queste norme rendono difficili il
collocamento al lavoro dei cittadini provenienti da questi Paesi, perché, per
assumerli, i datori di lavoro devono avviare formalità complicate e costose.
Tutto sommato queste misure rallentano anche il collocamento al lavoro degli
zingari, trasformandoli in migranti illegali dopo tre mesi di soggiorno.
- Cosa si può dire sul livello della criminalità tra la comunità degli zingari
in Francia?
- Le paure di molti anni nei confronti degli zingari hanno diffuso tra la gente
il mito "della criminalità etnica". C'è la tendenza ad esagerare la loro
presenza in Francia. Spesso vengono definiti zingari anche coloro che non lo
sono. Gli puntano il dito e dicono che sono zingari, ma a questo punto lo stesso
trattamento, per esempio, degli ebrei o degli armeni è considerato come
inammissibile. Il livello della criminalità tra gli zingari non supera il
livello della criminalità tra cittadini di qualsiasi altro Stato. La polizia e
gli organi giudiziari parlano di "piccola criminalità", di furti. Per quanto
riguarda la criminalità organizzata, occorre lottare contro di essa come
dappertutto. E gli stessi zingari ne rendono conto.
- Di che cosa vivono i rom in Francia, come guadagnano?
- I cittadini di Romania e Bulgaria hanno problemi con la collocazione al
lavoro, anche se hanno la qualificazione necessaria, tuttavia gli zingari dai
Paesi dell'ex Jugoslavia che da molto tempo abitano in Francia sono quasi
"invisibili": lavorano nel settore edile, fanno imbiancatura, intonaco.
Tradizionalmente molti zingari si occupano di lavori artigianali, lavorano con
il ferro, suonano la musica, si occupano di arte, allevano cavalli, fanno
commercio al mercato. Molti sono occupati nel settore agricolo, raccolgono
frutta e verdura. Il problema è che di norma sono poco istruiti perché da
piccoli non hanno avuto la possibilità di frequentare la scuola. Per questo la
maggior parte di loro si occupa di lavori manuali.
- Se la Romania e la Bulgaria aderiscono alla zona Shenghen nel 2014, si prevede
l'afflusso di zingari nei Paesi dell'Europa occidentale?
- Questo non cambierà nulla, perché rumeni e bulgari hanno già la possibilità di
spostarsi liberamente dentro l'UE. Gli europei hanno idee errate sulla mobilità
delle comunità di zingari. Tra 12 milioni di zingari in Europa solo una piccola
parte è mobile.
- Quali misure bisogna prendere per integrare gli zingari dell'Europa orientale
in Francia?
- In 100 anni di vagabondaggio nel mondo, gli zingari si sono stabiliti in
Australia, in Canada e in Sud America. Ogni volta sono stati costretti ad
adattarsi alle norme di vita dei diversi Paesi, sopravvivendo di esili,
deportazioni, schiavitù. Nel 21° secolo la via dell'integrazione passa
attraverso il rispetto della cultura degli altri popoli. Ruolo importante ha
l'istruzione che permette alla generazione dei giovani di integrarsi nella
struttura sociale, ottenere professionalità e la possibilità di essere collocati
al lavoro.
|